Consumatori più acculturati e aperti al mobile di design. retail ancora trainante e prospettive contract. La situazione cinese vista da due partner degli italiani: Domus Tiandi e For-D.
È il momento della Cina. Dopo anni di semina, per i marchi italiani dell’arredo è giunta l’ora di raccogliere i risultati sull’onda di un effettivo cambiamento dei gusti e della cultura del consumatore asiatico. Ad affermarlo sono gli stessi dealer cinesi, partner delle aziende italiane del mobile di fascia alta, che legano questa rivoluzione dello stile, con il passaggio dall’arredo tradizionale al design, al ricambio generazionale dei loro clienti (con l’ingresso delle nuove leve acculturate e abituate a viaggiare), unito all’accettazione delle tendenze occidentali, diventate elemento distintivo e di stacco rispetto al passato. “Quando ho iniziato la mia attività – racconta a Pambianco Design Tony, titolare di For-D, distributore con base a Shanghai di alcuni brand made in Italy tra cui Molteni – i clienti finali non avevano il gusto e in alcuni casi neppure il budget sufficiente per avvicinarsi ai brand internazionali e perciò si orientavano su quelli locali. Da allora tutto è cambiato, molti preferiscono i brand di importazione e lo stile contemporaneo a quello classico.
Oggi il mobile prodotto in Cina pesa per il 30% sul mio fatturato contro il 100% di un tempo”. Questa tendenza viene rafforzata dall’apertura del canale contract, naturale alleato del mobile occidentale, per quanto in Cina sia ancora la clientela retail a generare la maggior parte dei ricavi dei dealer. “Noi ci siamo attrezzati con due team di designer per realizzare quanto ci richiedono le aziende del real estate – continua Tony – ma ancor oggi il 70% del nostro business dipende dalla clientela privata. I cinesi benestanti vogliono la casa dei sogni e non badano a spese, hanno importanti budget a disposizione”. Un altro business rilevante è quello degli show flat, appartamenti modello indispensabili per illustrare ai clienti la realizzazione finale dell’ambiente arredato. Oltre a Molteni&C, tra i brand più venduti da For-D compaiono Fendi Casa, Poltrona Frau e Giorgetti. “Il design italiano appare estremamente contemporaneo e al tempo stesso, avendo un’eredità storica derivante dalla tradizione e dal saper fare, richiama i valori dell’antica Cina e del suo alto artigianato. Visti oggi, alcuni aspetti della produzione dell’era Ming appaiono particolarmente attuali”, afferma Sammy, titolare di Domus Tiandi, partner scelto da Minotti per l’apertura dello showroom di Shanghai. Dopo aver iniziato la sua carriera come collezionista di pezzi storici delle grandi dinastie del passato, il dealer ha sposato la causa della funzionalità scoprendo che, in fatto di mobili, la produzione classica cinese non era più in grado di soddisfare le esigenze della contemporaneità mentre quella italiana, oltre a riuscirci, era anche poco diffusa nel Paese e quindi aveva ottime prospettive di affermazione commerciale.
L’accelerazione del business è tuttavia recente, connessa al cambiamento del gusto dei consumatori e alla loro ricerca spinta per la qualità. “Oggi in Cina – sottolinea – sta avvenendo quanto è accaduto in passato in Corea, a Dubai o a Singapore. In tutti quei Paesi, chi si è avvicinato al mobile italiano ha iniziato dalle soluzioni classiche e barocche, per poi orientarsi su quelle più contemporanee”. Una parte dei clienti di Domus Tiandi ha già maturato una conoscenza tale da apprezzare e acquistare le collezioni in stile Cassina, B&B Italia e Minotti. Un’altra parte mostra particolare attenzione per il valore dei brand più legati alla moda e predilige uno stile come quello di Armani Casa. “Oggi il business cresce in modo esponenziale. Il mio obiettivo attuale non è più essere un distributore vecchia maniera, ma quello di vendere efficacemente un concetto di lifestyle. Siamo già avviati verso un percorso d’offerta che unisce i mobili ai pezzi d’arte, fino agli oggetti da collezione. Vogliamo diventare una piattaforma in grado di offrire ai cinesi un concept di design”. Cosa si aspetta uno come Sammy dai suoi fornitori italiani? “Dal punto di vista della flessibilità non ci sono problemi – replica – perché gli italiani si adattano alle necessità di mercato più di quanto siano disposti a fare i loro competitor. Mi dispiace invece rilevare che ai miei sforzi, agli investimenti che da anni porto avanti per far conoscere il design italiano in Cina, non corrisponda altrettanta convinzione da parte di aziende che ne traggono beneficio economico. Spero pertanto che ora, in una situazione di boom per il business dell’arredo, sia possibile ottenere un supporto più professionale nella comunicazione di questi contenuti ai clienti finali, esattamente come spero che ci sia trasparenza e fedeltà verso il dealer evitando di saltarlo per entrare a diretto contatto con gli architetti e i progettisti in funzione contract”.
di Andrea Guolo