I vantaggi dell’utilizzo di container come moduli prefabbricati per costruire abitazioni, alberghi e negozi? Tempi ridotti di produzione e consegna, costi contenuti, qualità garantita dalla produzione industriale, efficienza energetica grazie a materiali isolanti riciclabili al 100%, ottimizzazione dello spazio e possibilità d’uso temporaneo attraverso la mobilità dei singoli moduli. Sono queste alcune delle buone ragioni indicate dalla start up tedesca Containerwerk a favore della container architecture.
A consacrare una pratica costruttiva ormai consolidata è arrivata anche la riedizione di un volume pubblicato dieci anni fa da Gestalten e co-curato da Han Slawik, ‘Container Atlas – a Practical Guide to Container Architecture’, che raccoglie gli esempi più fortunati e visionari degli ultimi anni. A partire dal ‘Joshua Tree Residence’ (in copertina) disegnato dall’architetto inglese James Whitaker in California, un’abitazione costruita con 19 container per un totale di 200 mq che verrà eretta entro la fine del 2020 nel deserto del Mojave. Lo studio MB Architecture ha, invece, utilizzato container impilati per realizzare una casa vacanze a Long Island, mentre Allford Hall Monaghan Morris in Oklahoma ha creato un complesso residenziale di quattro case assemblando 16 container, aperti alle estremità per offrire delle ampie finestre con vista. Panorama mozzafiato anche per l’hotel ‘Flying Nest’ ad Avoriaz (Chamonix), progettato dal designer francese Ora-ïto: 15 container convertiti in comode stanze d’hotel danno vita a una proposta alberghiera insolita, pensata per essere montata e rismontata. L’idea ha interessato persino Starbucks, che nel 2018 ha aperto a Taiwan, nel centro di Hualien Bay, una caffetteria fatta di 29 container sovrapposti secondo un progetto dell’architetto giapponese Kengo Kuma.
Antesignano della disciplina è poi lo studio italiano Lot-Ek con sede a New York e Napoli. Ada Tolla e Giuseppe Lignano, infatti, dal 1993 trasformano le casse metalliche in abitazioni, scuole, negozi, gallerie d’arte e impianti sportivi. Dal pop-up store itinerante ‘Puma City’ al condominio ‘Drivelines Studios’, eretto tre anni fa nel centro di Johannesburg in Sudafrica, recuperando 140 elementi riciclati. Anche in Italia non mancano le sperimentazioni, come quella per una casa monofamiliare realizzata dall’imprenditore Alberto Bebi in provincia di Pordenone e disegnata da Gianluca Cristante, in cui 8 container sono disposti in una pianta a croce e un nono volume, dipinto di rosso, ospita il garage. Inoltre, nel nostro Paese a riportare sotto i riflettori il binomio container-architettura è stato il progetto open-source ‘Cura’ (Connected Units for Respiratory Ailments), ideato durante il lockdown da una task force guidata da Carlo Ratti e Italo Rota che, a partire da container dismessi, ha prototipizzato delle unità compatte di terapia intensiva per pazienti con malattie respiratorie.