Tra le molteplici eredità che la crisi Coronavirus si lascerà alle spalle, ci sono anche aspetti che potrebbero tradursi in un rafforzamento della filiera del made in Italy. Già la prima parte dell’epidemia, confinata nelle remote regioni cinesi, aveva evidenziato la necessità di una catena di fornitura capace di adeguarsi con rapidità di fronte a eventi estremi, quindi localizzata a distanze gestibili o, comunque, pluri-localizzata, ovvero con elevata intercambiabilità tra i fornitori (o tra le aree di fornitura).
La fase successiva dell’epidemia, che ha bloccato l’intera filiera nazionale, ha attivato un allarme ancor più acuto sulla catena del prodotto di arredamento. Spostando la riflessione dalle tematiche logistico-geografiche, alla questione dell’integrazione tra i diversi soggetti all’interno della supply chain. In primo luogo, per una ragione di sopravvivenza. La crisi economico-finanziaria che si prospetta nei prossimi mesi si rifletterà in notevoli difficoltà di bilancio che, per le pmi del design made in Italy potrebbero rivelarsi fatali. Da qui la tesi, espressa anche dal presidente di Assarredo Claudio Feltrin all’interno di questo numero, che le imprese del settore attivino forme di collaborazione con i fornitori, attraverso un confronto e un aiuto in termini di gestione, controllo dei costi, finanza e assetto economico, per innalzare la solidità di tutte le parti in gioco.
Ma l’integrazione non è solo una questione di sopravvivenza nel breve termine. Bensì un aspetto strutturale di lungo periodo. Già la filiera della moda ha evidenziato l’importanza, per i brand, di avere un controllo sempre maggiore, spesso tradottosi in acquisizioni, sui fornitori chiave, per garantirsi il livello qualitativo, una certezza di quantità e tempistiche, una continuità di strategie e standard tecnici. Soprattutto, e anche per il design, l’integrazione di filiera assume rilievo nella prospettiva di un mondo 4.0, in cui si accorceranno le distanze tra il monte e il valle del prodotto, accumunando tutte le fasi dell’industria nella comunicazione verso il cliente finale.
È forse ancora presto per aspettarsi una fase di acquisizioni di aziende conto-terziste. Ma, certo, il livello di integrazione con questi fornitori avrà un peso crescente sulla capacità di creare valore da parte dei brand oggi sul mercato. Insomma, riprendendo le parole di Feltrin, per la filiera del design made in Italy, “il tempo del disinteresse è finito”.