L’ufficio è il luogo dove la gente trascorre la maggior parte del suo tempo. Occorre pertanto farla star bene, anche per aumentarne la produttività. La visione di un progettista: Philippe Paré, design director dello studio Gensler
“Dobbiamo disegnare spazi che abbraccino quelle caratteristiche appartenenti, oggi più che mai, alla sfera dell’ospitalità.” Philippe Paré, design director di Gensler, leader globale nella progettazione architettonica e urbanistica, è particolarmente apprezzato per la sua capacità di realizzare aree di lavoro stimolanti, che favoriscano l’interazione e la creatività. Il suo approccio al design è guidato dall’idea e dall’attenzione ai cambiamenti sociali, che si traducono negli spazi architettonici. Visionario per alcuni, estremamente pratico e risolutivo per altri, Paré ha le idee molto chiare: il trend, secondo l’architetto, punta verso la salute e il benessere dei lavoratori, spostando completamente il baricentro della progettazione su di loro e non più sull’estetica dell’ambiente-ufficio, in passato rigida e statica.
UFFICIO FLESSIBILE
“Oggi – ha dichiarato Paré a Pambianco Design – c’è molta più considerazione su come la gente percepisce lo spazio, su come interagisce e su come può lavorare dando il meglio di sé. Non che prima questi aspetti non fossero curati, ma ora più che mai c’è bisogno di creare empatia nei luoghi di lavoro ed è importante cominciare a pensare che siano proprio quei luoghi dove si trascorre la maggior parte della giornata.” Parola d’ordine? Flessibilità, per meglio adattarsi alle esigenze dei singoli e per fare in modo che l’ufficio non sia più asettico, bensì il posto in cui il lavoratore può sentirsi come se fosse a casa, può scegliere e intervenire nello spazio a seconda delle attività da svolgere o del suo stato d’animo. Un esempio su tutti è Hyundai Capital, realizzato dallo studio Gensler a Reigate, nel Surrey (Gran Bretagna). “In questo caso, abbiamo assecondato la natura di un’azienda decisamente evolutiva, scegliendo un ambiente aperto ma reso estremamente adattabile grazie ai sistemi Hack di Vitra, configurabili come tavoli da lavoro o piccole zone lounge, pareti pieghevoli, cavi di alimentazione abbassati fissati al soffitto a maglie aperte e pareti scrivibili nelle sale riunioni e uffici”. Ai progettisti spetta quindi il ruolo di regia o, come racconta Paré, il compito “di offrire una tela bianca ed essere sicuri che questa possa ospitare gli interventi di tutti nel modo corretto.” Il contributo degli studi di progettazione è cambiato negli anni così com’è cambiato l’atteggiamento di alcune grandi compagnie che riconoscono i propri uffici non più soltanto come una manifestazione estetica degli intenti, ma anche come un’opportunità rivolta ai dipendenti perché il loro benessere aumenti e di conseguenza si moltiplichi la loro produttività. Secondo il parere dell’architetto, diverse aziende d’arredo hanno accolto il cambiamento di mentalità in corso, abbracciando la flessibilità come nuovo tratto distintivo. “Credo si possa dire – aggiunge Paré – che l’architettura sia stata rimpiazzata dall’arredo, perché oggi le stanze e le pareti si smaterializzano sempre di più, e credo che le aziende abbiano risposto in termini propositivi. Muuto e Hay, per esempio, stanno presentando prodotti notevoli con un buon intuito. Fantoni, con il sistema Hub, per noi è estremamente interessante perché è in grado di creare la sensazione di spazio privato e delimitato all’interno di uno spazio più ampio.” Ed è proprio con Fantoni che lo studio d’architettura sta collaborando per disegnare una soluzione d’arredo customizzata per un nuovo ufficio londinese che aprirà a marzo 2019.
L’ESEMPIO MICROSOFT
Lo scenario lavorativo sta quindi cambiando ed è sempre più rivolto verso atmosfere residenziali, accoglienti e diversificate, pur soddisfacendo le rigorose richieste proprie dello spazio-ufficio. “In una nostra recente ricerca – ha insistito Paré – abbiamo rilevato che, a prescindere dal settore, gli uffici dove i lavoratori possono scegliere dove e come operare sono quelli che spingono al massimo la loro produttività. Il fattore umano è al centro della nostra progettazione a partire dall’illuminazione, che deve seguire il più possibile quella naturale e variare a seconda dell’attività in corso, per arrivare all’acustica, determinante soprattutto negli spazi aperti”. Il progetto per Microsoft, recentemente realizzato a Dublino, è forse quello che meglio di tutti racchiude questi concetti. Si tratta di uno spazio di circa 30mila metri quadrati nel quale operano duemila dipendenti di 72 differenti nazionalità con diversi stili di lavoro e modus operandi, risultato della loro origine e della loro cultura, ed è stato pensato per rafforzare le relazioni, creare connessioni e alimentare l’innovazione dell’azienda, utilizzando la differenza come fonte per la creazione di valore aggiunto. “In questo caso abbiamo puntato proprio sulla diversità, creando la Microsoft Island, allontanandoci completamente dall’idea precostituita dell’ufficio. Lo abbiamo ottenuto attraverso una narrazione architettonica costruita su un unico sentiero-corridoio, forse l’unico lato tradizionale del progetto che collega tutti i dipartimenti e attraversa ambienti molto diversi tra loro, dalle praterie per la condivisione alle montagne per i momenti di apprendimento e scoperta, alle grotte per attività di concentrazione fino al lago per quelli di riflessione.” Si tratta di visione e praticità messe insieme, all’insegna di progetti che guardano al futuro ma soddisfano il presente.
di Costanza Rinaldi