Le regole europee per le emissioni di anidride carbonica dell’industria diventano più severe per allinearsi con il Green Deal e con il New Generation delineato la scorsa settimana dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Conseguenza: dal 1° gennaio non potranno essere aiutati alcuni settori ad alta domanda di energia esposti alla concorrenza di Paesi meno esigenti in materia ambientale, come l’Asia.
Fra i settori che perderebbero il sussidio anti-concorrenza anche la ceramica, tra i punti di forza del made in Italy. Secondo il presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani queste regole furono pensate prima della pandemia e sarebbe necessario attendere ancora un anno prima di applicarle, anche perché “i più efficienti verrebbero puniti doppiamente perché hanno investito per ridurre le emissioni e oggi devono subire questa sorta di tassa”.
L’industria ceramica italiana ha investito negli ultimi cinque anni fino al 10% del giro d’affari annuo in tecnologie 4.0 e processi green (oltre 2,5 miliardi di euro nel distretto delle piastrelle) che si contava di ammortizzare nel giro di pochi anni. Invece le 135 aziende dopo un 2019 difficile hanno dovuto affrontare l’emergenza Covid che le ha portate a perdere 350 milioni di euro di giro d’affari e ora la possibile ulteriore tassazione.
Il settore dà lavoro a 20mila persone dirette solo nell’industria delle piastrelle, senza considerare l’indotto, e genera ogni anno oltre 5,3 miliardi di euro di fatturato, di cui l’85% è export.
Le emissioni di CO2 (produzione di anidride carbonica) in eccesso sono una conseguenza dell’attività industriale tipica dei paesi sviluppati: per produrre energia le industrie ricorrono alla combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio). Ne conseguono danni ambientali, in primis il surriscaldamento globale.