Dopo una trasformazione iniziata vent’anni fa, il bagno oggi è diventato uno spazio dalla forte identità grazie al lavoro del designer: una figura di riferimento per azienda e cliente finale, pronta a evolversi ancora.
Negli anni il mondo del bagno ha mostrato una lenta, graduale e costante rivoluzione. Il lavoro di architetti e product designer che hanno affiancato le aziende, gli apparecchi, la rubinetteria e il posizionamento dei diversi complementi ha cambiato radicalmente il percepito di questa stanza nel settore e nella progettazione. Tra i lavori più consistenti fatti, la reinvenzione stessa dei ruoli all’interno del bagno, che ha modificato delle gerarchie rimaste solide e immutabili per molto tempo. Oggi si assiste a uno spostamento della centralità dell’installatore grazie alla disponibilità di prodotti e brand che hanno saputo destrutturare una certa filosofia legata all’arredo bagno. L’architetto è diventato cruciale nella progettazione non canonica di questo spazio, seguendo dinamiche e regole già consolidate nel resto della dimensione domestica.
LA CENTRALITÀ DELL’ARCHITETTO
Una rivoluzione che è nata ormai tempo addietro, tra la fine degli anni Novanta e i Duemila, grazie al lavoro costante e continuo che Roberto e Ludovica Palomba hanno fatto con le aziende del settore. “Abbiamo iniziato un graduale lavoro di destrutturazione e ristrutturazione di quest’area della casa avvicinandoci allo spazio bagno non solo come product designer, ma soprattutto come architetti – racconta Roberto Palomba – cercando di scardinare un’abitudine legata ad un ambiente composto da prodotti scelti, acquistati e installati in serie e in modo canonico; nella palude degli standard abbiamo destrutturato queste linee, creando oggetti che parlassero linguaggi compatibili e portando al centro della stanza da bagno il ruolo dell’architetto, come nel resto della casa: in questo modo ci siamo riappropriati della progettazione di questo spazio, trasformando il bagno in un’area benessere con la sua identità, coerente con il resto dell’ambiente domestico”. Un luogo sempre più identitario dunque, con una nuova bellezza acquisita, dove il lavandino gioca un ruolo importante mentre wc e bidet diventano oggetti neutri, capaci di mescolarsi con serie differenti tra loro “costruendo un puzzle di progetto che ha una sua autonomia, a prescindere dalla proposta del mercato. Le aziende con cui abbiamo lavorato negli anni – continua – hanno saputo sfruttare la nostra professionalità e hanno creduto nella nostra visione per proporre dei cataloghi nuovi, con una nuova filosofia legata agli arredi bagno”. Da questi cambiamenti è stato generato un input importante che coinvolge la progettazione, ed è cambiato radicalmente il modo di operare. “Si è creata la possibilità di giocare sulle finiture. Prima le uniche forme possibili erano squadrate e standardizzate, oggi la geometria si è sviluppata insieme a una nuova gamma di colori, texture, soluzioni freestanding o ad appoggio. Anche la doccia, da cabina angusta e chiusa, oggi grazie alla base filo-pavimento ha acquisito una sua identità forte, che parla di benessere e nuovi volumi”. Le aziende italiane che hanno dato il via al cambiamento del settore, lavorando e affidandosi alla sensibilità di Roberto Palomba, sono state “certamente Flaminia, con il progetto di Acquagrande del 1997, primo lavabo squadrato e minimale realizzato in collaborazione con Giulio Cappellini, e i rivoluzionari sanitari della serie Link. Da quei progetti ne sono scaturiti altri, come la sinergia tra Kartell e Laufen che ha creato una collezione ancora oggi tra i pilastri di fatturato per l’azienda svizzera. E ancora Zucchetti, con cui abbiamo lavorato sul sistema lavabo freestanding con portasciugamano integrato, coniugando forma e funzione in modo equilibrato”. Tra le ultime operazioni di successo quella con Ideal Standard, azienda che grazie al lavoro dello studio Palomba+Serafini continua un percorso cominciato ancora con Gio Ponti, primo art director dell’azienda, e continuato con progetti firmati da Achille Castiglioni ed Enzo Mari. “Avere l’incarico di Art Direction dopo nomi di questo calibro è un grande riconoscimento da parte dell’azienda, e anche una grande responsabilità. Non solo ereditiamo una storia importante, ma dobbiamo impegnarci affinché vengano poste oggi le basi per la storia del brand nel futuro. In tre anni possiamo dire di aver scardinato molti punti fermi. Abbiamo creato Atelier, il ramo della collezione a catalogo dedicato al prodotto con alto valore nel disegno e nella realizzazione finale, nato con la volontà di ricucire il rapporto virtuoso con i maestri del passato evitando il citazionismo inutile ma considerando il grande valore del brand, che vuole parlare ad un consumatore nuovo, digitalizzato e che fa dell’area bagno un utilizzo diverso rispetto al passato”. Dopo questo primo step, dall’anno prossimo vedrà l’avvio un nuovo vero ciclo con il progetto Solos, presentato all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano, in cui l’attenzione si sposta sulla tecnologia necessaria per poggiare la rubinetteria alla ceramica senza dover ricorrere a nuovi materiali, ma semplicemente lavorando e intervenendo con un elemento tecnologico invisibile. “Presenteremo un progetto a cui stiamo lavorando da due anni alla prossima edizione di ISH – svela Palomba – oltre a molte altre novità legate al mercato più mainstream, che è forse il progetto più sfidante perché vogliamo garantire un prodotto gradevole, bello, intelligente, che guarda però ad un target che ha meno capacità di spesa”.
DALLA CACCIA ALLA NOVITÀ ALLA VERA NECESSITÀ
I cambiamenti hanno coinvolto anche il modo di lavorare dei progettisti, soprattutto negli ultimi due anni. Complice il rallentamento dovuto alla pandemia, le aziende hanno spostato i budget destinati ad eventi e manifestazioni fieristiche su progetti di inbound marketing e sull’implementazione dei servizi online. “Le aziende con cui collaboriamo – raccontano i fondatori dello studio Meneghello Paolelli Associati, Sandro Meneghello e Marco Paolelli – hanno puntato l’attenzione sull’evoluzione dei loro portali digitali, sulla vendita, piuttosto che sulla progettazione di nuovi prodotti. Tutto quello a cui stiamo lavorando vedrà la luce nel 2023, perché per la prima volta non abbiamo dovuto rispettare delle tempistiche stringenti. Lavorare con il giusto tempo per riflettere, senza correre, arrivando ad una buona progettazione ha portato alla realizzazione di prodotti con una gestazione sana e corretta. Solitamente la lavorazione era di circa 8 mesi, e si doveva stare nei tempi da una edizione di una fiera a quella dell’anno successivo, ma in questi ultimi mesi abbiamo potuto prenderci più tempo per ragionare sulle cose”. La sensazione dei designer è che certamente il periodo non è stabile, e tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro nonostante sia un periodo florido per il comparto, caratterizzato da una forte crescita. “Quello che abbiamo percepito in questi ultimi due anni – continuano – è stata la caccia alla necessità, e non alla novità. L’azienda si è fermata, e ragionando si è chiesta ‘Cosa manca a catalogo?’. Non sentendo la necessità di sviluppare un prodotto nuovo in tutta fretta, ha spostato l’attenzione su altro, lasciando più tempo a noi per fare un lavoro più ragionato, con progetti che guardano all’anno prossimo o al 2024”. Tra i cambiamenti registrati, una forte evoluzione nella progettazione: “È in atto un grande lavoro sulla produzione industriale e sull’efficientamento del sistema prodotto. Le aziende si stanno sempre più concentrando sulla proposta di sistemi, prodotti ben congeniati per fare in modo che la loro produzione sia efficientata e si riversi quindi in maniera positiva anche sulla decorazione. Il prodotto non è più singolo, ma diviene parte di un insieme che crea una collezione coerente dove il prodotto ha una certa consapevolezza e consistenza data anche dal dettaglio, dall’aggiunta e dalla combinazione di diversi elementi”. Le aziende con cui lavorano, da The.ArtCeram a Nobili Rubinetterie, da Arbi a Cesana, hanno tra loro un filo conduttore dettato dal lavoro preciso che i designer stanno facendo sui materiali e sulle finiture. “Il focus – spiegano – è diretto all’integrazione di elementi e prodotti pensati per poter intervenire su di essi con la decorazione. Il progetto parte dal presupposto che ogni elemento possa essere customizzato in modo differente. Noi progettiamo la decorazione, il prodotto di scompone: in questo modo la decorazione tridimensionale viene applicata ed è parte integrante del progetto. Questa è la grande differenza dell’approccio di un product designer rispetto ad un interior designer: quest’ultimo la decorazione la utilizza, noi invece la progettiamo, creando composizioni e avvalendoci di materiali differenti”.
PULIZIA, EFFICIENZA, RISPARMIO E UN FUTURO BAGNO IBRIDO
La stanza da bagno non è cambiata se consideriamo la sua funzione principale, ma dal punto di vista di Daniele Angeletti, dello studio Angeletti Ruzza, “è cambiato il modo in cui il cliente finale vive il suo bagno, è cambiata la percezione da parte dell’utente”. Per questo motivo, le aziende hanno fatto un lavoro nel corso degli anni che ha coinvolto cambiamenti sul percepito di un luogo che si vive in solitudine, “è il luogo dello stare da soli, in cui ci si spoglia fisicamente e mentalmente. E’ uno spazio rigenerativo”. Certamente sono mutati i materiali, ma anche la tattilità dei materiali stessi, e ci sono stati passi in avanti in ambito di risparmio idrico: “Le aziende hanno via via apportato delle migliorie sulla qualità della superficie del prodotto (dalle ceramiche dei sanitari alla percezione della rubinetteria e degli accessori fino all’arredo) oltre che sulla resa anche in termini di sostenibilità e risparmio idrico, portando gli scarichi da 9 litri a 2,7 o 3 litri. Poi le superfici si sono adeguate ad una richiesta del mercato legata alla salubrità e alla pulizia, proponendo sanitari senza Brida. Il mondo delle ceramiche è molto particolare – continua Angeletti – perché questo materiale è naturale, ha i suoi tempi di cottura, è un materiale duttile e ricco di vincoli. Ecco perché è difficile l’evoluzione nel bagno, serve il giusto tempo, ma noi progettisti e art director negli anni ci siamo resi conto che i mutamenti più necessari erano legati ad un ambito tecnico del prodotto, che si può sintetizzare con tre parole: pulizia, efficienza e risparmio. A questa prima necessità, si aggiunge poi il tema del benessere e del comfort, che ha portato allo sviluppo di decoro e superfici gradevoli: l’ingresso nel bagno del matt e della ceramica opaca, c’è più attenzione verso il colore e le finiture dei materiali”. Se si guarda alle aziende, e come queste siano cambiate nel tempo, Angeletti ha riscontrato un mutamento che vira verso una sempre più attenta precisione, “sono diventate più tecniche, hanno una risposta più veloce alle richieste dei clienti finali. Quando abbiamo iniziato, ormai vent’anni fa, i negozianti avevano un magazzino di prodotti pronti all’uso, e non c’era una grande conoscenza delle aziende da parte del consumatore. Si conoscevano forse le due o tre più importanti, le riviste aiutavano a comunicarle e grazie alle campagne pubblicitarie si poteva sentire qualche cliente chiedere un sanitario specifico, sponsorizzato su magazine o pubblicità in tv. Spesso però, quel prodotto aveva tempi di consegna molto lunghi e quindi la classica reazione del venditore era quella di proporre qualcosa di simile, immediatamente disponibile a magazzino. Oggi le cose sono molto cambiate, l’attenzione delle aziende si focalizza molto sul percepito e sulla comunicazione attraverso i magazine di settore e i social media: gli ambienti bagno vengono raccontati come nuovi spazi dell’abitare contemporaneo che hanno assunto una valenza reale nell’arredo della casa. Di conseguenza, il ruolo del designer è cambiato in questo senso e si trova a soddisfare richieste che vengono anche da un pubblico internazionale”. Un ambiente aperto all’ibridazione, dove i materiali si combinano, si crea uno spazio diverso per la doccia, e in parallelo l’estetica della rubinetteria si modifica, seguendo l’evoluzione delle finiture della ceramica di sanitari e mattonelle che restituiscono un’identità precisa al bagno. “Il cliente finale – prosegue Angeletti – non si accontenta più solamente di un wc, un bidet e un rubinetto standard. Anche nel bagno più semplice e con la possibilità di spesa più contenuta, la ricerca estetica è molto curata. Negli ultimi anni ho assistito ad una sorta di ‘tam-tam’ silenzioso tra le aziende, in cui ho notato una sorta di tacito coordinamento tra chi produce la piletta da abbinare al lavandino, che a sua volta si avvicina alle finiture delle mattonelle o ai materiali scelti per il pavimento o la parete. La ricerca è costante, continua, punta ad una visione dell’insieme che permette al bagno di diventare una stanza importante tanto quanto la cucina o il soggiorno. E’ da 15, 20 anni che si lavora in questo senso, e oggi possiamo dire che il processo è davvero effettivo”. Provando a immaginare l’evoluzione possibile per il futuro, Angeletti ipotizza un bagno “globalizzato”, in cui desideri e usanze di culture e popoli diversi si integrano tra loro. “Saremo sempre più in movimento – ipotizza – e abiteremo luoghi e culture diverse, mescolando saperi, modi di vivere, abitudini. Mi immagino quindi un ambiente dove, perché no, potrà fare ingresso la turca, o si potrà prendere ispirazione dalle tinozze cinesi per ridurre lo spreco di acqua. Ibridazione sarà, credo, la parola chiave del futuro del bagno”.