Il filo conduttore resta sempre lo stesso, come anche l’esplorazione estetica e il ritmo costante della trama e dell’ordito che si intrecciano dal 1889, ma qualcosa è cambiato nel Gruppo Rubelli, che ha appena inaugurato il suo nuovo percorso. Un cambio di spirito, un atteggiamento nuovo che vuole riportare il tessuto al centro del progetto e per farlo ha affidato a Formafantasma la direzione artistica del gruppo che agiranno con una precisa strategia. Un progetto che rivoluziona il mondo della famosa manifattura e che sposta fin da subito l’attenzione verso il tessuto cuore della produzione. “C’è un detto reso popolare da Gustav Mahler: tradizione non è culto delle ceneri, ma cura del fuoco”, spiega il Ceo del Gruppo Nicolò Favaretto Rubelli, “Noi abbiamo bisogno di nuova energia, e Formafantasma è la scelta giusta”.
Il primo passo intrapreso dai nuovi direttori creativi è stato il rilancio del marchio Kieffer. La nuova collezione, che si concentra sull’esperienza tattile e la sperimentazione tessile e che mette in primo piano i tessuti stessi, è già un manifesto che parla di futuro. Fedeli a un pensiero progettuale olistico, che attribuisce priorità al processo anziché all’oggetto, i due fondatori, Andrea Trimarchi e Simone Farresin, hanno infatti cominciato in punta di piedi il loro nuovo incarico. Non vogliono riempire i cataloghi e gli archivi con nuovi prodotti, per altro già molto ricchi dell’azienda, ma studiare i processi, conoscere da vicino la tessitura perché prima di ogni nuovo disegno è necessario conoscere la storia e toccare con mano la produzione. Bisogna ascoltare la musica di ogni stoffa tra i telai di Como, come raccontano, e scoprire la ricchezza della Fondazione Rubelli, all’interno del palazzo Ca’ Pisani Rubelli a Venezia un vero scrigno di tesori. L’obiettivo della direzione creativa è portare nuove idee in una delle realtà più iconiche del made in Italy dandogli un’identità forte adatta e diversa dalla storia più recente. E per farlo bisogna puntare sull’essenza stessa del brand: dare la parola ai tessuti che devono di nuovo tornare ad essere i protagonisti assoluti della scena. Un ritorno alle origini, un viaggio nel passato per plasmare il futuro. Ma non è un atto di nostalgia, è un ambizioso passo avanti, che Rubelli con il suo nuovo duo di creativi ha scelto di fare per differenziarsi da un mercato sempre più affollato di aziende che, con la voglia di ampliare i propri cataloghi con elementi estranei al loro core business, stanno in parte perdendo il loro spirito. Il processo appena iniziato prevede anche un lavoro progettuale per attribuire una vera e propria identità ai negozi, in modo da trasmettere in modo inequivocabile al pubblico che Rubelli è quello che fa tessuti e che ha tanta stoffa per farli al meglio. Il primo store a cambiare sarà quello parigino, ma poi la nuova identità tutta tessile del brand vestirà anche Milano.
Un percorso che non ha fretta e che ha come fine ultimo mantenere vivo il patrimonio del Gruppo Rubelli e rivedere anche la produzione di arredi che da anni affianca il mondo tessile. Anche in questo caso il nuovo approccio ribalta i paradigmi e la collezione Rubelli Casa non sarà più quella che conosciamo. Niente più total look per l’abitazione, questa politica ormai viene lasciata ad altri, ma sono qualche ‘pezzo strategico’ da vestire, perché deve essere l’abito a contare. Anche la sostenibilità resta stata prioritaria e la collezione “Untitled” esplora nuove frontiere materiche. Perché anche questo marchio, deve diventare sempre più un laboratorio di innovazione nel mondo del tessile, deve avere una sua identità. La scelta di canapa, lana e carta – tre fibre insolite per il Gruppo Rubelli, famoso per le sete cangianti e i tessuti decorativi – rivela quello che sarà il ruolo di Kieffer sotto la direzione creativa di Formafantasma: un laboratorio di sperimentazione, con il compito di esplorare nuove possibilità materiche e concettuali per Rubelli. “Con Kieffer la sfida è capire cosa si può arrivare a fare con un telaio, dal punto di vista tecnico, come si può strutturare un tessuto. Abbiamo quindi lavorato sulla tattilità, sull’esplorazione sensoriale dentro gli ambienti domestici”, spiegano Simone Farresin e Andrea Trimarchi di Formafantasma, secondo cui Kieffer è fatta per essere percepita dai sensi e non per essere letta o contemplata. Non a caso il nome della collezione – Untitled, un titolo concettuale ispirato al mondo dell’arte – lascia che a parlare siano i tessuti.