Un settore in salute che vuole continuare a ‘planare’: è quello italiano dello yachting che guarda alle sfide ambientali come sprone – anche economico grazie al Pnrr – per restare sulla cresta dell’onda.
La frontiera per un avvenire migliore, per molti settori economici strategici in Italia, è quella della transizione ecologica. Anche perché è proprio agendo in senso green per il proprio futuro imprenditoriale che si potrà beneficiare di quello che negli anni a venire è visto come il principale volano per l’economia del nostro Paese. Si tratta ovviamente del Pnrr: nella versione originaria del quale una quota del 37% delle risorse concesse – pari in totale a 194 miliardi di euro – era destinata proprio a finanziare misure per la transizione verde. A seguito poi della revisione del Piano del 2023, è stato introdotto il nuovo capitolo REPowerEU creato per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare quella transizione. Nel complesso, le risorse programmate per il futuro green dell’Italia risultano addirittura aumentate. Non stupisce quindi, quello che racconta la più recente indagine periodica di Intesa Sanpaolo sul sentiment delle imprese italiane; ovvero che per il 58,6% delle aziende, gli incentivi come quelli del Pnrr, ma non solo, avranno un effetto di accelerazione nei confronti degli investimenti nel 2024. Tornando al piano europeo, la sua ultima versione specifica che le risorse ubicate verso la transizione ambientale più sostenibile dovranno essere usate in particolare per “semplificare le procedure di autorizzazione delle energie rinnovabili, incrementandone la presenza nel Paese, includendo l’avvio di soluzioni basate sull’idrogeno per la ricerca, la produzione e l’utilizzo in industria e trasporti”.
Ecco che entra in gioco allora anche il mondo della nautica, un comparto industriale che oggi è in salute ma che guardando al prossimo futuro non disdegnerebbe di ottenere qualche investimento in più. Al momento infatti – secondo il Monitor 2023-2024 ‘La nautica in cifre’ realizzato periodicamente da Confindustria Nautica – in un “contesto di rallentamento nel 2023 dell’economia italiana in generale, e dell’export in particolare, il settore della nautica rappresenta un’eccezione positiva, apparendo immune da tutti i fattori di criticità che hanno pesato sull’economia del Paese”. Spiega il report che, l’anno scorso, la nautica da diporto italiana ha infatti avuto il suo anno migliore in assoluto, raggiungendo la cifra record di 4 miliardi di euro di export, in crescita del 15,9% rispetto al già eccellente 2022. E a livello mondiale conservando ampiamente il primato per ordini di maxi-yacht con 600 yacht commissionati o in costruzione per oltre 22mila metri complessivi, seguita a grande distanza dalla Turchia (con 132 yacht per 6mila metri complessivi) e dai Paesi Bassi (80 yacht e 5mila metri). Considerando, inoltre, i prodotti manifatturieri che nel 2023 hanno esportato per almeno 3 miliardi di euro, il comparto della cantieristica nautica si colloca nella top ten in Italia per incremento dell’export rispetto all’anno precedente. La cattiva notizia riguarda invece l’anno appena iniziato: le previsioni di Confindustria Nautica infatti parlano di dodici mesi in salita. Ecco perché si guarda anche agli investimenti legati al Pnrr per controbilanciare gli elementi di debolezza della domanda interna e internazionale, consentendo al comparto di mantenere la leadership nel tasso di crescita. Nel 2021 e 2022 l’intero mondo produttivo italiano aveva sorpreso tutti e nel 2023 la sua dinamica non è stata così negativa: il Pnrr, se messo finalmente a regime, potrà spostare risorse aggiuntive in chiave soprattutto green e aiutare anche la nautica a proseguire la tendenza positiva.
Ibrido, elettrico, a idrogeno: è il motore del futuro
Quello dello yachting è un settore strettamente legato alle vicende della sostenibilità ambientale, e non solo per quello che riguarda – come molti osservatori possono essere portati a pensare – i sistemi di propulsione. Intanto perché per tutto quello che riguarda i motori green e meno inquinanti la strada è già decisa ed elaborata da altri mondi, più grossi e impattanti rispetto a quello nautico. Primo fra tutti quello delle auto. La cui via maestra indicata in vista del 2035 – anno nel quale non potranno più essere vendute auto nuove con motori endotermici (‘a scoppio’) – è quella che porta all’elettrificazione. Una barca non è però un mezzo di trasporto al cento per cento comparabile con un’automobile: innanzitutto perché bisognerebbe considerare l’oggetto barca all’interno del suo ciclo vitale, fatto di concezione e progettazione, costruzione, uso e, infine, smaltimento e riciclo. Una barca infatti non è un semplice oggetto, ma anche un ‘luogo da vivere’, come sostiene lo yacht designer Giovanni Zucco. E proprio per questo è un’entità molto più complessa rispetto a una vettura nella quale entrano in gioco più variabili anche parlando di sostenibilità. Vale la pena allora, parlando di transizione green per la nautica, di scindere la questione tra alcuni dei diversi ambiti di impatto che una maggiore ricerca di sostenibilità a bordo può portare. Partendo proprio da quello legato alla propulsione. Attualmente il mercato nautico propone in maggioranza un sistema diesel più elettrico, nel quale il primo motore endotermico ha la funzione di gruppo elettrogeno che fornisce l’energia per far funzionare il motore elettrico che fa girare l’elica. Sui grandi superyacht a motore, poi, sono messe in azione anche delle vere ‘centrali’ elettriche che riforniscono tutte le esigenze di ‘hospitality’ necessarie per le persone a bordo. Lo stesso tipo di sistema è anche quello che opera in un propulsore ibrido. Il motore endotermico ha così sempre la funzione di gruppo elettrogeno e produce corrente che può essere direttamente utilizzata dai motori oppure allocata in speciali accumulatori di energia. Esempio innovativo di questa categoria è il nuovo catamarano ibrido-elettrico Rossinavi M/Y Seawolf X: monta a bordo infatti anche un sistema di intelligenza artificiale – Rossinavi AI – per massimizzare il potenziale green dello yacht. L’intelligenza artificiale analizza costantemente il funzionamento dei sistemi, impara dall’osservazione e prevede le esigenze degli ospiti a bordo in ottica di sostenibilità facendo risparmiare risorse ed energia. Step ancora più green sono i motori full electric: eliminano del tutto l’uso dei combustibili fossili e grazie a loro l’energia è immagazzinata a bordo solo attraverso accumulatori di energia elettrica, le batterie. È sicuramente la strada oggi più percorsa nel mondo della progettazione nautica essendo, in linea teorica, anche la più sostenibile e con emissioni zero durante l’uso. È però anche quella che comporta due grandi problemi di base: la rete infrastrutturale per la ricarica dell’energia e l’autonomia in crociera. Caratteristiche simili, in positivo come in negativo, hanno anche i propulsori a idrogeno: questo combustibile davvero particolare viene convogliato nel motore da uno o più serbatoi, dove si combina con l’ossigeno che arriva dall’aria circostante. Questa reazione genera esclusivamente energia elettrica, calore e acqua, che fuoriescono dal terminale di scarico sotto forma di vapore acqueo, completamente senza emissioni. Una soluzione che può essere usata anche per i più grandi superyacht a motore, come dimostra il recentissimo varo del Project 821 di Feadship, modello lungo bene 119 metri e che abbina cinque ponti sopra alla linea di galleggiamento e due sotto il livello del mare.
Da acciaio e alluminio a Pet e legno FSC
Non è però solo sulla propulsione e sui consumi energetici che si gioca la sfida green della nautica. Anche perché – come spiega un recente report dell’International Council of Marine industry Associations – le imbarcazioni da diporto rappresentano meno dello 0,1% delle emissioni di gas serra, in particolare lo 0,7% delle emissioni di anidride carbonica (Co2) dei trasporti negli Stati Uniti e lo 0,4% delle emissioni di Co2 dei trasporti in Europa. Basti pensare che negli ultimi due decenni, il solo settore della nautica da diporto statunitense ha ridotto le emissioni dei motori marini di oltre il 90% e aumentato l’efficienza del carburante del 40%. Ecco allora che per il futuro un’altra interessante sfida verde è quella che si gioca sui materiali di costruzione esterni e degli scafi. Tra questi – proprio grazie alle loro caratteristiche di maggiore facilità nel riciclo e di durabilità nel tempo senza bisogno di manutenzioni – si stanno tornando a imporre, anche nel comparto dei superyacht, acciaio e alluminio. Lo dimostra ad esempio il successo della linea di imbarcazioni a motore B.Now di Benetti Yachts e in generale l’aumento di richieste di yacht in acciaio di grandi dimensioni. “Queste nuove tipologie di imbarcazioni non solo sono più sostenibili – spiega Massimiliano Casoni, general manager di Benetti – ma sono anche il perfetto esempio dell’alto livello di personalizzazione che è possibile garantire agli armatori senza venire meno alle loro richieste anche in tema di transizione green”.
Poi ci sono i materiali ‘interni’: su un altro progetto di Benetti, il Fb285nk, l’afflato green è simboleggiato dall’uso di legno teak marchiato Fsc (certificazione che garantisce che il teak impiegato proviene da foreste gestite responsabilmente, in cui avviene un ciclo programmato di taglio e ripiantumazione ecosostenibile) che è stato largamente utilizzato per i ponti, le porte, i pilastri, i mobili. Va un passo oltre invece il progetto che sta alla base della gamma di yacht Seadeck di Azimut: anche a bordo di queste imbarcazioni che si propongono di ridurre le emissioni del 40% in meno rispetto ai modelli a motore tradizionale, la partita non si gioca solo a livello di motorizzazione ma anche, e soprattutto, quanto a materiali. Ecco allora che al posto del già ecologico legno di teak, per la coperta è stato impiegato il sughero, elemento naturale che si rigenera spontaneamente; e ancora è il Pet riciclato a sostituire il Pvc come anima per la costruzione dello scafo in vetroresina, mentre per gli arredi interni sono stati scelti solo tessuti ricavati da materale riciclato, come reti da pesca dismesse.