Back to the future, ritorno al futuro: un invito o, forse, addirittura un imperativo più che mai urgente, in un mondo dove il presente e il passato continuano a cannibalizzare le energie della creatività e del progetto. È questo il tema portante della Biennale svizzera del territorio, che si svolgerà dal 4 al 5 ottobre fra Lugano e Mendrisio: città dove, nelle giornate del 3 e 4 ottobre, avrà luogo anche il quarto congresso annuale della Fondazione Cultura della costruzione svizzera, con una parte del programma – quello di venerdì mattina – realizzato in collaborazione con l’Istituto internazionale di architettura di Lugano, e vari momenti di riflessione sugli sviluppi dell’architettura e dell’urbanistica, dove numerosi professionisti del settore si confronteranno sulle nuove sfide per il territorio.
Giunta quest’anno alla sua quinta edizione, la Biennale elvetica lancia un appello a immaginare insieme il mondo che verrà, allungando lo sguardo nel futuro e ponendo al centro del dibattito soluzioni singole ma anche e soprattutto concept allargati, di comunità. Perché se è vero che il climate change, la crisi energetica mondiale e i venti di guerra stanno modificando gli stili di vita e gli interessi collettivi a livello globale, non si può comunque dimenticare che progettare (e rigenerare) in maniera strategica il territorio e i luoghi in cui si vive, si studia, si lavora, si tessono relazioni, si viaggia, è la “via” privilegiata per poter padroneggiare al meglio il profondo processo di mutazione di cui tutti già oggi siamo protagonisti. Nessuno escluso.
Ecco perché la Biennale ha voluto riservare un’attenzione particolare ai giovani, riproponendo la Call for Actions di progetti sperimentata con successo nel 2022, e che quest’anno ha avuto (ovviamente) come inout il tema Back to the future: i lavori dei progettisti junior saranno svelati nel pomeriggio del 3 ottobre presso il Consolato Generale d’Italia a Lugano, mentre il pomeriggio di sabato 4 sarà animato dalle Call for Pecha Kucha, un format di presentazione basato su 20 immagini proiettate per 20 secondi: le diapositive cambiano automaticamente e chi presenta deve saper sincronizzare il suo discorso con le foto, in uno speech che unisce rapidità, creatività e capacità d’improvvisazione.
Nel calendario della manifestazione, che alterna tavole rotonde, conferenze e seminari per addetti ai lavori a momenti aperti al pubblico, come passeggiate lungo il fiume (in collaborazione con la Sezione dello sviluppo territoriale DT e studio De Molfetta Strode), incontri conviviali e performativi, laboratori e DJ set nel Parco di Villa Saroli a Lugano, che è il centro strategico della Biennale, si parlerà del futuro del patrimonio urbano e di accoglienza, di pianificazione e di ciclicità delle azioni materiali e spaziali, di mobilità sostenibile e di superamento dei confini. Con un’attenzione specifica, sotto il profilo della gestione del territorio, ai rapporti sempre più stretti fra il Canton Ticino, il Piemonte e la Lombardia, che già oggi rappresentano di fatto una macro regione dove la popolazione e il bisogno di costruzioni sono in costante aumento, in parallelo con la necessità di migliorare la rete delle infrastrutture e dei trasporti.