Il rapporto tra designer e imprese è sempre più orientato a partnership di lunga durata, create per valorizzare al meglio le conoscenze acquisite e le nuove tecnologie nel nome di una visione più condivisa dell’abitare.
Rivestimenti ceramici e design: un’attrazione fatale che parte da lontano. Già nel 1962 Gio Ponti aveva firmato il total look dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, disegnando anche pavimenti e rivestimenti. Nell’ultimo decennio, però, le nuove linee produttive, le ricerche sulle formule dei materiali e l’affermarsi di spessori sempre più sottili hanno cambiato il rapporto tra designer e aziende, trasformandolo in uno scambio reciproco di know how nell’ottica di un processo globale che va ben oltre la semplice decorazione. Oggi i produttori cercano, più che una firma famosa da apporre alle collezioni, un rapporto basato su affinità di vedute e su strategie di lunga durata con l’obiettivo di creare prodotti sempre più rispondenti ai nuovi codici dell’abitare e performanti da un punto di vista tecnologico.
Mutina: l’importanza di essere nati e cresciuti come editori
Creare ceramica d’autore è l’obiettivo di Mutina fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 2005 a Fiorano Modenese. “Da subito abbiamo scelto di essere editori per garantirci la massima flessibilità”, spiega Massimo Orsini, CEO dell’azienda che ha chiuso il 2022 con un fatturato di 29 milioni (+16% rispetto al 2021) e prevede di superare i 31 milioni a fine 2023. “L’idea era quella di stabilire un rapporto continuativo con un gruppo di designer di alto livello e di diverse nazionalità: ero sicuro che sarebbe stato un grande arricchimento anche se nessuno di loro aveva mai lavorato con la ceramica. È stata un’avventura pionieristica ed entusiasmante”. La squadra creativa oggi è composta da 12 studi, tra i quali figurano Patricia Urquiola, entrata a far parte del gruppo nel 2008, Tokujin Yoshioka, che collabora con Mutina dal 2010, ed Edward Barber & Jay Osgerby che festeggiano quest’anno i 10 anni di partnership con l’azienda presentando in occasione del Cersaie la nuova collezione Time accanto alla rivisitazione di alcune serie storiche. “Siamo cresciuti insieme al nostro team, ponendo pochissimi limiti alla creatività: il maggiore forse è la palette di colori, densi e neutri, che è sempre stata il nostro codice di riconoscimento”, continua Orsini. Un rapporto di fiducia decennale lega Mutina anche alle sette aziende che collaborano dall’esterno per la produzione, ognuna specializzata in alcune tipologie di rivestimento, ma il percorso di promozione della ceramica d’autore non si ferma alle collezioni: da un lato il progetto Mutina for Art, curato da Sara Cosulich, direttrice della Pinacoteca Agnelli, valorizza gli artisti legati a questo materiale con il riconoscimento “This is not a prize” e una serie di mostre organizzate nello spazio espositivo della sede di Fiorano e nella Casa Mutina inaugurata a Milano nel 2021; dall’altro, proprio le due Case Mutina di Modena e di Milano (disegnata da Patricia Urquiola) si presentano come spazi pensati per creare un rapporto con gli architetti, principali clienti del brand, che qui possono progettare insieme all’azienda. “È un percorso in appoggio alla distribuzione che ci sta dando grandi soddisfazioni e su cui stiamo investendo molto”, sottolinea Orsini, “tanto che abbiamo in programma l’inaugurazione di due nuove Case entro il 2025, una a Parigi, nel Marais, e l’altra a New York. Sarà un ulteriore impulso all’espansione dei due mercati esteri più importanti per Mutina”.
Casalgrande Padana: il gres protagonista dell’architettura
“La City Collection, disegnata dallo studio Kohn Pedersen Fox Associates (KPF), è nata con l’obiettivo di unire la serie d’autore con un gusto universale per andare incontro alla produzione di massa”. Così Mauro Manfredini, direttore commerciale e marketing di Casalgrande Padana, che nel 2022 ha dichiarato un fatturato consolidato di 306 milioni di euro, sintetizza la collezione di rivestimenti in gres porcellanato con formato 120×60 presentata nel 2022 al Cersaie. Gli architetti newyorkesi l’hanno creata ispirandosi agli skyline di New York, Londra, Hong Kong e Shangai, poi tradotti in quattro texture materiche che ricordano le finiture naturali in pietra o cemento. City Collection ha avuto un ottimo riscontro nelle fiere, ma “per un’azienda come la nostra, che vende 24 milioni di metri quadrati di piastelle ogni anno, il rapporto con i progettisti esterni è una questione delicata: le collezioni ‘firmate’ sono una strategia limitata che scegliamo quando ne vale davvero la pena”, avverte Manfredini. “La collaborazione con importanti studi su progetti architettonici specifici, invece, è da sempre il nostro lavoro”. Il rapporto con l’atelier di Alfonso Femia è uno degli esempi più fruttuosi: è cominciato nel 2010, quando l’architetto si è rivolto a Casalgrande Padana per i rivestimenti esterni di Life – nuovo quartiere Regolo a Brescia, ideato insieme a Gianluca Peluffo. La richiesta era una piastrella di piccolo formato, che creasse movimenti di luce sulla facciata. “Insieme abbiamo creato Dimante BOA R20, un rettangolo 10×20 reso tridimensionale dalla forma a diamante: una sfida ai grandi formati che abbiamo vinto sfruttando alcuni macchinari aziendali per i rivestimenti delle piscine”, racconta Manfredini. Utilizzata in diversi altri progetti da Femia, Dimante BOA R20 è poi diventata una collezione disponibile in due formati e tre versioni. La storia di Fractile, una serie di lastre tridimensionali in gres, è invece legata a Daniel Libeskind, che l’ha messa a punto con Casalgrande Padana per rivestire il padiglione Vanke all’Expo di Milano nel 2015, creando uno spettacolare effetto ‘pelle di drago’ a scaglie rosse e lucide: una dimostrazione di quanto il rapporto tra tecnologia avanzata e progetto possa trasformare la ceramica in protagonista dell’architettura.
ABK: insieme a Paola Navone per valorizzare il sapore dell’artigianalità
Abk presenta al Cersaie il quinto capitolo di Poetry House, un progetto studiato insieme a Paola Navone – Studio Otto che comprende già quattro collezioni distinte combinabili tra loro. “Abbiamo scelto Paola Navone perché condividiamo la stessa visione della poetica dell’abitare su due punti: il valore della superficie vissuta e imperfetta, che caratterizza molti dei bestseller del nostro brand, e la decorazione con il sapore dell’artigianalità, punto di forza sia per Studio Otto che per i nostri prodotti”, afferma Cristian Nizzoli, responsabile marketing di Abk, marchio di Abk Group, gruppo che ha chiuso il 2022 con un fatturato di 233 milioni (erano 213 nel 2021) e ha da poco ufficializzato l’acquisizione di Target Group. Heritage e handmade sono le cifre stilistiche delle quattro collezioni Poetry House che spaziano da Poetry Wood e Poetry Stone, riproduzioni di legni e pietre naturali segnati dal tempo, a Poetry Decor e Poetry Colors, che aggiungono piccoli formati decorati con segni grafici e colori in un’ottica di mix & match. “L’intero progetto unisce il plus dell’artigianalità alle tecnologie più avanzate della ceramica. Siamo infatti in grado di riprodurre i pattern su tutti i formati, a partire dal 20×20, quello che ricorda le vecchie cementine, passando per i listoni, fino al 120×120, oggi molto richiesto per i pavimenti, e alle grandi lastre 120×280, realizzate on demand”. Poetry House si affianca a Wide&Style, un progetto decorativo nato nel 2017, quando Abk Group ha installato la prima linea continua per produrre lastre di grande formato: “Era un periodo in cui stava esplodendo il fenomeno della carta da parati e l’intuizione del nostro brand è stata interpretare la lastra ceramica come un wallpaper che potesse diventare il focus dell’ambiente”, spiega Nizzoli. Il catalogo comprende diverse decine di motivi decorativi, in parte ideate dall’ufficio stile dell’azienda e in parte da giovani grafici, illustratori e designer, e sono tutti prodotti made to order con avanzate tecnologie digitali: “Un progetto fortemente decorativo che puntiamo ad arricchire con nuove capsule collection entro il 2024”, conclude Nizzoli.
Lea Ceramiche: la sfida della lastra ultrasottile
“Lavorare con le lastre ultrasottili di gres laminato è una sfida per i designer che ci spingono a pensare soluzioni inedite. Insieme a Ferruccio Laviani, per esempio, siamo riusciti a trasferire la matericità del colore su uno spessore di appena 3,5 mm”. Così Andrea Anghinetti, brand manager di Lea Ceramiche, il marchio design oriented di Panaria Group – realtà che nel 2022 ha fatturato oltre 450 milioni di euro con un +12% rispetto al 2021 – racconta il progetto firmato dall’architetto di origini cremonesi nel 2021 e insignito del prestigioso IF Design Award 2023. Il brand, che fin dal 2003 ha cominciato a collaborare con progettisti di fama internazionale come Diego Grandi, Patrick Nourget e Philippe Nigro, punta tutto sulla lastra ultrasottile Slimtech 3Plus, “perché è il materiale più sostenibile sul mercato, dall’estrazione in cava allo smaltimento. Inoltre abbiamo reso l’intero ciclo di produzione 100% carbon neutral”, spiega Anghinetti. Una tecnologia all’avanguardia e amica dell’ambiente che ha trovato la sua massima espressività in Pigmenti: “Per ottenere la texture materica e l’effetto handmade, voluto da Laviani ispirandosi alle ricerche di artisti contemporanei come Sol Lewitt, un microfilm colorato è stato steso e poi pressato in modo che penetrasse nella lastra. Il procedimento è stato studiato appositamente per questo progetto”. La ricerca, comunque, non si ferma: al Cersaie Lea Ceramiche presenta Segni su Pigmenti, una capsule che declina in senso decorativo la collezione Pigmenti, sovrapponendo linee imperfette e gocce per rendere la superficie dinamica. “Le decorazioni sembrano realizzate a pennello, ma di fatto sono applicate con il procedimento della stampa a freddo, che consente di mantenere il rilievo del segno pittorico”, precisa Anghinetti. “È un ulteriore step tecnologico che conferma l’importanza dello scambio di know how tra progettisti e aziende”.
di Chiara Sessa