Se il tema di questa edizione del Fuorisalone è ‘Progettare il futuro’, c’è chi questa rivoluzione l’ha interpretata non solo nel fine, ma anche nei mezzi, utilizzando già il linguaggio del futuro: realtà interattive-percettive, intelligenza artificiale, esperienze immersive. Quello legato all’hi-tech è un design contemporaneo ‘parallelo’, non certo minore, soprattutto se si ha l’abilità di metterlo in dialogo con quegli oggetti-icone o edifici storici che sono un simbolo dell’architettura, come la Torre Velasca. Il grattacielo post-razionalista, in attesa della finalizzazione del progetto di restauro supportato da Hines, porta il Fuorisalone nel mondo virtuale con un’installazione totalmente digitale nella visione e nel metodo, offrendo un viaggio attraverso ‘la percezione della realtà’. L’installazione, progettata dalla designer Elena Salmistraro è accessibile a tutti tramite QR Code stampati in sticker posizionati in 80 punti della città. Attraverso la sua opera, Salmistraro propone una reinterpretazione iperrealista della Torre Velasca, avvolgendola con una trama colorata di filati che dalla base si estende fino alla cima. I filati sono la metafora del tessuto urbano e sociale in cui si inserisce la Torre, (il progetto di rigenerazione in corso è sviluppato da Hines insieme allo studio Asti Architetti) e l’installazione si pone l’obiettivo di ricucire i rapporti tra Milano e la sua Torre, restituendo spazi fruibili ai cittadini.
E di trame parla anche ‘Stark‘ all’Acquario Civico che sperimenta un’opera partecipativa. All’interno dell’installazione, le mani guidano le azioni nello spazio, ma allo stesso tempo gesti di altre persone possono intervenire e variare a loro volta la realtà. L’opera racconta quindi, in maniera virtuale, la dinamicadelle relazioni e propone una riflessione su come le nostre azioni si intrecciano necessariamente con quelle provenienti da altre vite. Uno scenario in continua trasformazione realizzato con la collaborazione delle architette Alice Buroni e Gloria Lisi insieme ad Alex Buroni.
Nel distretto di Porta Venezia il centro delle culture digitali in via Vittorio Veneto propone ‘Everything‘ dello studio turco Nohlab. ‘Everything’ è un’esperienza di 12 minuti che mette in discussione la capacità di compresione dell’esistenza umana. “Ci sono moltissime cose che non riusciamo a percepire, né a prendere in considerazione con le nostre limitate competenze umane, proprio accettare quanta conoscenza ci sfugga – secondo lo studio di creativi – può portare a uno stato di costante aperture al mondo in trasformazione, così come a una visione libera nei confronti delle tecnologie e delle macchine che abbiamo creato”.
‘Isola Set‘, in via Pola, all’Isola, pone l’intelligenza artificiale come punto di inizio per riscrivere il mondo della creatività, offrendo ai designer nuovi mezzi per amplificare il modo di lavorare. La mostra, organizzata da D.O.S. (Design Open Spaces) con il coinvolgimento della Amsterdam University of Applied Sciences, propone uno sguardo acritico sul ruolo di questo nuovo attore all’interno del dialogo tra natura, essere umano e oggetti. In particolare ‘AI e Oggetto’, si concentra sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per ripensare celebri icone del design in base a nuovi parametri come la sostenibilità, l’evoluzione tecnologica e l’ergonomia. Le opere che sono state rielaborate dall’AI sono: le lampade Arco e Taccia di Pier Giacomo Castiglioni, le sedute Up di Gaetano Pesce, i portaoggetti componibili di Anna Castelli Ferrieri e la poltrona LC2 di Le Corbusier.