Materiale protagonista del bagno, che negli anni ha visto mutare il suo percepito da parte di architetti e installatori, grazie alla tecnologia ora può diventare un’alleata per progetti performanti e di grande impatto estetico.
La ceramica intesa come materiale di rivestimento che ha conquistato un ruolo sempre più da protagonista con forte identità e versatilità, ma anche elemento caratterizzante dei sanitari dell’ambiente bagno. Quali i cambiamenti in atto? Quali i piccoli o grandi mutamenti che l’hanno interessata nel tempo? Dalle testimonianze di progettisti coinvolti nel settore risulta un’evoluzione interessante. Si parte dall’evoluzione del comparto retail, che ha visto il magazzino per installatori tramutarsi in showroom dedicato, fino al tema del grande formato delle lastre ceramiche, possibile grazie alle nuove tecnologie e all’innovazione, passando per scelte estetiche che parlano di un ingresso sempre più visibile del colore nella stanza da bagno attraverso ceramiche opache e il ritorno delle vernici lucide.
CERAMICA RISCOPERTA COME MATERIALE ASSOLUTO
Il suo è un ruolo bivalente: da un lato architetto e interior designer, utilizzatore di un prodotto per i suoi progetti residenziali e contract, dall’altro progettista di lastre ceramiche per aziende leader nel settore. Matteo Nunziati analizza la situazione partendo dall’aspetto pratico, di mero utilizzo del materiale in questione: “Nel settore c’è stata un’evoluzione senza precedenti nell’ultimo periodo – commenta – anche se il momento cruciale a cui abbiamo assistito è avvenuto una decina di anni fa, quando sono state introdotte sul mercato le grandi lastre. Un formato che oggi è arrivato ai 2,70 metri per 1,5 metri: grazie alla tecnologia, questi pannelli di grandi dimensioni riescono ad essere prodotti e installati. Inoltre, ciò che distingue la ceramica italiana e la rende unica a livello internazionale, è la qualità della stampa che siamo in grado di garantire. Posso affermare con certezza che la differenza si nota, perché sono spesso su cantieri internazionali, e il prodotto italiano rispetto ad un competitor turco, cinese o indiano fa la differenza in termini di qualità di stampaggio”. Caratteristica non di poco conto, considerando che una qualità di stampa ottima, su una lastra ceramica di grande formato, può determinare la scelta della ceramica da parte di un architetto piuttosto che di un altro materiale, come la pietra o il marmo. “Trovo che la ceramica sia più interessante rispetto al marmo, che ha dei vincoli molto precisi – spiega Nunziati – legati alle sue dimensioni e il suo peso. Questo comporta delle problematiche conseguenti non irrilevanti, legate all’installazione. Se immaginiamo una lastra di quasi tre metri interamente realizzata in marmo, è quasi impossibile da trovare in natura e dunque, di conseguenza, difficilmente realizzabile. In questo caso entra in gioco anche l’attenzione verso le risorse ambientali: scegliendo il marmo l’effetto è indubbiamente scenico, ma ritengo che l’utilizzo di lastre in ceramica possa essere più virtuoso, meno impattante, pur garantendo un aspetto estetico interessante”. Il grande cambiamento degli ultimi anni è la maggior considerazione e l’elevazione a materiale di qualità della ceramica stampata, che non viene più vista come sostituta del legno o simulazione della pietra, ma è diventata un materiale apprezzabile in quanto tale. “Un esempio concreto è la collezione Tesori realizzata per Cedit, linea di superfici in grès porcellanato al servizio della progettazione che rende il rivestimento ceramico una superficie materiale capace di evocare immaginari esotici, orientali. Attraverso un lavoro di selezione di motivi geometrici e test sulla loro applicabilità alla lastra ceramica, ne è risultato un nuovo materiale che nobilita anche la sua dimensione tattile attraverso motivi a scavo e a rilievo. Operazione che ha reso possibile dimostrare come la ceramica possa essere un materiale assoluto, dove struttura e finitura si uniscono per garantire applicazioni potenzialmente infinite”. La lastra non è più, quindi, intesa come copia di un altro materiale, ma caratterizza in modo identitario lo spazio rendendolo unico. “Parlando con i grandi gruppi – conferma – ho rilevato un grande interesse verso la personalizzazione. Il suo sviluppo futuro è legato a soluzioni che permettano al progettista di intervenire sulla decorazione superficiale della ceramica stessa. Credo sia importante veicolare un messaggio chiaro, da trasmettere poi al cliente finale: – conclude – è un materiale delle potenzialità molto alte; occorre restituirle l’unicità che si merita, per fare in modo che smetta di essere intesa solo come copia o come strumento per la simulazione”.
L’IMPORTANZA DEL PERCEPITO
Secondo Francesco Lucchese, designer che ha iniziato a lavorare all’interno di Inda oltre trent’anni fa e che ha assistito a molti mutamenti delle aziende del comparto, il vero cambiamento per la ceramica nella produzione di sanitari e complementi per il bagno è avvenuto grazie al retail. Si parla della metà degli anni Novanta, periodo in cui non esistevano gli showroom a cui siamo abituati oggi: “a quei tempi c’erano i magazzini a cui avevano accesso gli idraulici e le imprese di costruzione, mentre venivano poco considerati e poco frequentati dagli architetti – racconta – Negli anni, questi magazzini si sono ingranditi diventando dei poli di riferimento per il territorio, fagocitando così le realtà più piccole. L’evoluzione è avvenuta quando la stanza da bagno ha iniziato ad acquisire una sua identità, con la zona lavabo o l’area di wc e bidet ben definite, così come l’area destinata alla vasca o alla doccia. L’evoluzione del materiale ceramico e delle diverse forme utilizzate hanno dato spazio, all’interno dello showroom, ad una precisa contestualizzazione del prodotto sempre in evoluzione”. Dunque, secondo l’esperienza e il punto di vista di Lucchese, i grandi cambiamenti sono dovuti a un’evoluzione da magazzino a showroom, che diviene quindi luogo frequentato dall’architetto. “È stato possibile così fare un’ulteriore grande distinzione tra il cantiere, luogo in cui il progettista sceglie la piastrella e il sanitario, ma dove ogni elemento viene gestito concretamente dall’installatore, e il luogo di progettazione, dove l’architetto mette mano al disegno, alla forma, ma dove è imprescindibile l’attenzione dedicata alla funzione. Quando approccio un progetto nuovo mi chiedo sempre in che modo il prodotto arriverà in cantiere, e in che modo verrà montato”. Il disegno in studio, secondo Lucchese, deve considerare certamente la parte formale, senza però dimenticare il momento in cui quel prodotto viene visto dall’architetto nel punto vendita, così come va considerato il percepito dell’idraulico, che dovrà vederlo come un prodotto di facile comprensione e installazione. “Per certi versi – continua – lo spazio retail è ancora il medesimo, si è solo evoluto. Sul retro c’è ancora il magazzino, luogo tecnico, e davanti viene reso visibile al pubblico lo showroom, dove si deve lavorare sulla percezione del prodotto. Ancora oggi credo che molte aziende non considerino l’aspetto semantico e comunicativo dei loro prodotti a catalogo: al di là dell’aspetto estetico, opinabile e sempre personale, deve essere comprensibile. Se non tieni conto dei professionisti coinvolti che lavorano sul cantiere, allora il tuo progetto non può funzionare. Se vuoi invece un prodotto che funziona, serve considerare anche questo aspetto”. Un altro importante cambiamento nel retail si avverte osservando come sono mutati gli showroom dei grandi gruppi d’acquisto. “Di recente il passaggio importante si è spostato sull’aspetto emozionale legato alle collezioni. L’area bagno diventa luogo in cui tutto quello che viene installato deve essere speciale, restituendo un’identità precisa al progetto finale. Un atteggiamento che viene dal mondo della moda – ragiona Lucchese – che però a mio avviso non dovrebbe mai sfociare in una decorazione leziosa. La forza della ceramica deve restare legata ad una performance elevata combinata a facilità di utilizzo, trasversalità di accostamento e resistenza nel tempo”.
INFLUENZE DAL MONDO DEL FASHION
Ha esplorato il mondo del bagno e dell’acqua fin dalla fondazione dello studio, cercando sempre di inserire all’interno dei prodotti realizzati un’idea di movimento e fluidità, caratteristiche tipiche dell’elemento liquido. “Credo sia fondamentale – dichiara Diego Grandi, fondatore dello studio DGO – restituire questa sensazione quando si progetta per un’azienda del settore. Ho iniziato a farlo con Lea Ceramiche, cercando di restituire un’estrema flessibilità e adattabilità del prodotto per l’architetto che lo sceglie per il suo progetto. Ciò che ho rilevato poi – continua – è un trend ormai consolidato come l’ingresso del colore nella ceramica, dove le palette cromatiche vengono richieste sia con finitura opaca che definite da smalti lucidi. I toni pastello e le finiture matt sono comparsi sei, sette anni fa, e continuano ad essere richiesti; da un paio di anni però alcune aziende hanno iniziato ad introdurre a catalogo lo smalto lucido. Questa ampia scelta è segnaletica di una tendenza: il colore ha fatto il suo ingresso anche nel bagno in modo importante, e grazie alle personalizzazioni i sanitari possono essere coordinati, per esempio, al piatto doccia”. Anche Grandi, come Lucchese, paragona questo atteggiamento alle dinamiche presenti nel mondo della moda, che forse suggerisce la trasformazione di “un ambiente non più così privato, ma un luogo da esibire, dove però è fondamentale stare bene e percepire benessere”.