Se la materia prima scarseggia, serve ricorrere a fonti rinnovabili. Per facilitare l’individuazione di materia prima seconda, ovvero plastica riciclata proveniente da filiere tracciabili, servono sistemi in grado di garantirne l’origine.
Osannata nei primi anni di sperimentazione in ambito design e produzione di casalinghi, demonizzata a partire dagli anni Settanta, quando ci si è resi conto della sovrapproduzione e della questione legata allo smaltimento. La plastica. Oggi potrebbe forse ‘tornare in auge’, proprio grazie all’innovazione e alle pratiche sostenibili legate alla sua produzione e all’economia circolare messa in atto dalle aziende.
TRACCIABILITA’ DELLA MATERIA PRIMA E BOOM DEGLI EX RIFIUTI
Tra le scelte più virtuose, in ogni passaggio della filiera produttiva, c’è la lavorazione della materia prima derivata da scarti e processi di riciclo. Per farlo però, servono strumenti per poter garantire prestazioni, qualità e gestione efficace delle lavorazioni. Gli acquisti di MPS (Materia prima seconda) negli ultimi mesi stanno accelerando vertiginosamente, ma spesso è difficile individuare e contattare i singoli soggetti disponibili alla vendita, anche perché la normativa è rigorosa e prevede che ciascun lotto sia corredato da una scheda tecnica e da un certificato di analisi conforme a quanto previsto dalla UNI10667 (la norma nazionale sul riciclo e il recupero dei rifiuti in plastica). Esistono poi obblighi relativi alla marcatura e alla tracciabilità. In più, per quanto riguarda il certificato di analisi, ogni singolo polimero ha una sua norma specifica. Diventa quindi determinante la presenza di un marketplace digitale che, oltre a mettere in connessione sistematica domanda e offerta, accerti che il materiale proposto rispetti le normative in vigore. Grazie alle soluzioni fornite dalla Blockchain, è stato messo a punto un servizio che garantisce la piena tracciabilità di ogni lotto. Si chiama CRP, Certified Recycled Plastic®, ed è stato ideato da PlasticFinder, marketplace italiano per la compravendita di materie plastiche, certificato come distributore di materie prime plastiche riciclate da CSI Cert, che fa parte del gruppo IMQ. “Siamo pronti a offrire la garanzia di piena tracciabilità di ogni lotto acquistato all’interno del suo marketplace”, dichiara Riccardo Parrini, CEO PlasticFinder. “Il servizio CRP consente infatti – spiega – l’accesso al sistema di trascrizione di Amazon Quantum Ledger Database (QLDB) per registrare in modo univoco, immutabile e verificabile le transazioni lungo l’intera filiera del riciclo, dal ‘rifiuto’ al prodotto finale. Un’innovazione importante per il mondo della plastica”. Il primo passo è l’acquisto, da effettuarsi sul portale dove si ottiene contestualmente anche un certificato su cui verrà apposto un codice QR attraverso il quale, in modo facile e rapido (e grazie alla Blockchain), sarà possibile accedere alla storia del singolo lotto acquistato. “È proprio questa – rimarca Stefano Chiaramondia, presidente di PlasticFinder – la grande novità: tutti coloro che oggi assicurano di vendere prodotti con determinati requisiti di riciclabilità, si limitano a esibire certificazioni legate eventualmente agli impianti di produzione. Ma anziché pensare a fornire garanzie a monte del percorso, trascurando quello che succede nella realtà produttiva quotidiana, oggi c’è la possibilità di tracciare in modo chiaro ogni singolo lotto di plastica acquistato: sapere dunque di quale materiale è composto esattamente, la data delle varie transazioni, da dove proviene, quante volte è stato trasformato, il suo impatto ambientale. Si tratta di uno strumento che in alcuni casi, pensiamo a temi come la plastic tax e i crediti d’imposta, diventerà ancora più decisivo consentendo di distinguere in modo netto tra riciclatori reali, meritevoli di sgravi e agevolazioni, e ‘furbetti del riciclo’. A dare un’idea di come il mercato abbia deciso ormai da tempo di puntare su questi ‘ex rifiuti’ sono alcuni dati registrati dal marketplace: “Nel 2019 i volumi scambiati sulla nostra piattaforma, per quanto riguarda le MPS – continua – erano pari a poche decine di tonnellate; superati significativamente l’anno successivo, quando si poteva già parlare di centinaia. Il salto straordinario è stato però compiuto nel 2021, con gli scambi arrivati a quota 2.500 tonnellate; oltre il 600% in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Una progressione davvero inaspettata”. Un trend in continua crescita: “Se consideriamo i dati relativi al primo trimestre di quest’anno – prosegue il presidente di PlasticFinder –, constatiamo che le transazioni hanno già portato a raggiungere scambi pari al doppio rispetto ai mesi di gennaio, febbraio e marzo dello scorso anno”.
RELOAD IDENTIFICA POLIMERI AD ALTA PERCENTUALE DI MATERIALE RICICLATO POST-CONSUMO
Presentato in anteprima all’inizio di maggio, Reload è il nuovo marchio di Aliplast, società del gruppo Hera attiva nel riciclo di materie plastiche, specializzata in materia prima seconda estremamente affidabile come film in LDPE e lastre in rPET, in grado di offrire performance in linea con la plastica vergine in termini di shelf life e protezione del prodotto, minimizzando l’impatto sull’ambiente. Il marchio identifica polimeri riciclati come granuli o scaglie, film rigidi e flessibili contenenti una elevata percentuale di materiale riciclato post-consumo pari ad almeno il 90%. L’azienda trevigiana precisa che i prodotti non sacrificano nulla in termini di qualità e prestazioni, ma anzi mantengono inalterate le caratteristiche e le performance come l’elevata resistenza meccanica e la flessibilità di utilizzo, contribuendo grazie al ciclo virtuoso alla riduzione di carbon footprint. I prodotti Reload, oltre al settore del packaging alimentare, saranno destinati a settori come l’automotive, l’arredamento, la cosmetica, l’industria chimica e la ceramica. “Il nostro contributo all’economia circolare – afferma Carlo Andriolo, amministratore delegato di Aliplast – è totale. La quasi totalità di ciò che rigeneriamo deriva da plastiche post-consumo, dunque rifiuti veri e propri e non semplici sfridi di produzione. Sono materiali che necessitano di lavorazioni più complesse, per ritornare a un livello di qualità eccellente, ma in questo modo operiamo in piena coerenza con gli obiettivi del riciclo indicati dall’Unione Europea, che richiedono di riciclare sempre di più proprio questi ‘rifiuti difficili’ per riportare a nuova vita materiali oggi lasciati tra i rifiuti indifferenziati e quindi inceneriti o mandati a discarica”. Il brand di recente fondazione rappresenta il coronamento della politica che l’azienda persegue da anni: fin dalla fondazione infatti, Aliplast ha puntato alla riduzione e al risparmio in termini di consumi energetici e materiali, sposando il tema della sostenibilità investendo su modernizzazione degli impianti e sulle tecnologie ‘green’.
KARTELL CONFERMA IL TREND
Priorità dell’azienda, che fin dagli esordi ha fatto della plastica il suo materiale prescelto per la produzione di prodotti, è da sempre l’innovazione nei processi e nei manufatti. “Dalla plastica nobilitata siamo già passati ad utilizzare un materiale plastico riciclato nobilitato che proviene da scarti industriali puri e non contaminati derivanti anche da settori non necessariamente affini al design – commenta Lorenza Luti, direttore Marketing e Retail di Kartell – generando un processo di economia circolare virtuoso. Lavoriamo comunque per realizzare prodotti con tanti materiali sostenibili siano essi legno riciclato, bio o policarbonato 2.0 che prioritariamente devono essere belli, ben fatti, disegnati dai migliori designer del mondo e realizzati con le più innovative tecniche industriali”. Tutte le innovazioni legate all’utilizzo di nuovi materiali rappresentano per Kartell una naturale evoluzione che prosegue nel percorso fatto di innovazione e prodotti industriali, con l’impegno a rendere il design sempre più green. “Il materiale riciclato che oggi utilizziamo è derivante da materiale di accantonamento puro e non contaminato da altri materiali provenienti da diversi settori come ad esempio l’arredamento, l’automotive, l’elettrodomestico e il packaging. Oggi la tecnologia ci consente quindi di usare uno scarto di materiale che garantisca la qualità estetica e i requisiti strutturali del prodotto riducendo le emissioni necessarie per la sua produzione. La consideriamo pertanto una risorsa importante di approvvigionamento”. Naturale oggi lavorare con materiale riciclato, diventato parte integrante della sua produzione industriale. L’utilizzo del riciclato sia su prodotti già a catalogo, sia su quelli inediti di prossima realizzazione consente di rinnovare l’impegno verso la sostenibilità ambientale tale per cui, attraverso l’utilizzo di questo materiale, viene attivato un sistema virtuoso in cui l’ambiente viene ripulito dagli scarti che tornano a essere materia prima creando così un processo di economia circolare. “Il nostro impegno per la sostenibilità e un minor impatto ambientale è nato per rispondere alle linee guida dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E’ un impegno a tutto tondo, che abbraccia un’idea, una visione che si concretizza nelle azioni quotidiane e diventa parte del piano di sviluppo industriale dell’azienda. Questa evoluzione è ormai integrata e radicata nel nostro dna”.