Forte rimbalzo dell’industria del mobile in Italia nel 2021 che sovraperforma rispetto al manifatturiero in generale, con un fatturato in aumento del +15,7% sul 2019 (+9,1% la manifattura italiana). E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Lo scenario per il settore del mobile: sfide e opportunità di crescita’ condotta da Stefania Trenti, responsabile Industry Research Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Tra i principali competitor in Europa, solo Polonia (+22,3%) e Danimarca (+16,3%) mettono a segno dei risultati migliori. Seguono Romania Francia, Spagna, Austria, Svezia, Olanda e Germania. Stati Uniti, Francia e Germania trainano l’export, ma un buon contributo arriva anche dall’Asia. Nel 2021 il balzo è dell’8,3% rispetto ai livelli 2019, raggiungendo i 10,8 miliardi di euro.
Nel 2021 la crescita dei distretti del legno-arredo è stata generalizzata. Secondo il Focus diffuso dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, solo tre distretti non sono riusciti a recuperare quanto perso nel corso del 2020: si tratta del Mobilio abruzzese, dell’Imbottito di Quarrata e delle Sedie e dei tavoli di Manzano. Tutti gli altri distretti sono abbondantemente sopra i livelli del 2019. Per intensità della crescita spiccano l’Imbottito di Forlì (+64,2% rispetto al 2019), il Legno-arredo di Pordenone (+32,9%) e l’Imbottito della Murgia (+23,1%); per aumento in valore dell’export si sono messi in evidenza il Legno-arredo di Pordenone (+288,4 milioni di euro), il Legno-arredo della Brianza (+170,7 milioni) e l’Imbottito di Forlì (+144 milioni). Sei distretti su tredici nel 2021 hanno toccato livelli record di export: si tratta del Legno-arredo della Brianza, del Legno-arredo di Pordenone, del Legno-arredo di Treviso, del Mobile del bassanese, del Mobile dell’Alta valle del Tevere e dell’Imbottito di Forlì.
Ottima la performance del settore anche nel primo trimestre del 2022, che vede una crescita del +13,9% sul 2021. Segno positivo anche per l’export in crescita del +20,7%, spinto ancora da Stati Uniti, Germania e Francia. In recupero le vendite verso il Regno Unito (+2,7%). Allargando lo sguardo sul fine anno, lo scenario è quello di una crescita generale del Pil più modesto. Questo anche a causa dello scoppio del conflitto provocato dall’invasione della Russia in Ucraina che ha obbligato a rivedere le stime. Per il 2022, in particolare, nell’Area Euro si passa da una previsione di +3,9% a +2,8%; +2,3% per il 2023 rispetto a +2,6%. A tutto questo si aggiunge il rincaro delle commodities che penalizzano le imprese e i consumi, in particolate per i beni durevoli. Digitale, R&S, capitale umano e green rappresentano le leve strategiche per la crescita del settore.