A due giorni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, l’economia italiana riflette sulle negative conseguenze che la colpiranno a seguito delle sanzioni, ancora in fase di definizione, che l’Europa applicherà al paese guidato da Putin. Secondo la banca d’investimento Intermonte, tra i danni collaterali ci saranno una minor propensione al rischio per il settore finanziario, costi più alti per gli industriali e il rallentamento dei consumi locali per i marchi del lusso.
Nello specifico, il settore dell’arredamento è destinato a subire un forte contraccolpo, essendo tra i principali esportatori di mobili in Russia e negli stati della Csi (Comunità degli Stati Indipendenti). Verso la Russia, nel periodo gennaio-novembre 2021, infatti, l’Italia, secondo i dati Ice, ha esportato prodotti per oltre 296 milioni di euro, in crescita del 14,9% rispetto ai quasi 258 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Nell’intero esercizio 2020, l’export aveva toccato quota 297,7 milioni, in calo del 14,5% sul 2019, a causa della pandemia, quando aveva superato i 348 milioni. “Stimiamo una chiusura 2021 con export intorno ai 370 milioni di euro – afferma a Pambianco Design, Maria Porro, di FederlegnoArredo Eventi, nonché presidente del Salone del Mobile.Milano -, che porta quindi la Russia a posizionarsi al nono posto come mercato di sbocco per il marco-sistema dell’arredamento, comprendendo quindi arredo, illuminazione, bagno e uffici”.
Verso l’Ucraina il periodo gennaio-novembre 2021 ha registrato, sempre secondo l’Ice, esportazioni per quasi 62 milioni di euro, in incremento del 38,7% sui 44,7 milioni dello stesso periodo del 2020. Nell’intero 2020, l’export aveva raggiunto quota 56 milioni, in calo del 7,3% sul 2019 che si era chiuso a 60,4 milioni.
“La situazione attuale desta preoccupazione in quanto, quello russo, è un mercato importante che in passato, soprattutto per il prodotto di stile classico, è sempre stato vivace e in crescita, con alcune aziende italiane per le quali ancora oggi rappresenta dal 20 al 40% del fatturato totale -, prosegue Maria Porro -. Dopo aver subìto una battuta d’arresto, l’export verso quei paesi ha ripreso il suo trend di crescita negli ultimi anni, anche grazie alla virata del gusto dei consumatori russi verso uno stile più contemporaneo”.
La preoccupazione di FederlegnoArredo, però, è duplice in quanto riguarda anche l’aumento dei costi delle materie prime legate a produzioni che si appoggiano al gas naturale, che l’Italia importa proprio dalla Russia.
Negli ultimi anni, l’industria del mobile nei Paesi Csi ha attraversato un continuo miglioramento soprattutto per l’alta gamma, più agguerrita invece la concorrenza sulla fascia medio-bassa da parte delle aziende locali. Un incremento della domanda stimolato dall’aumento della costruzione di alloggi. “La Russia ha sempre avuto nei confronti del mobile italiano grandissima attenzione – spiega Porro -, basta considerare la forte presenza di visitatori russi alle edizioni del Salone del Mobile di Milano”.
“Anche l’Ucraina dimostra attenzione verso il Made in Italy ma in misura minore, in quanto si orienta prevalentemente verso i prodotti locali”, conclude Porro. In Ucraina, dove operano più di 8 mila produttori nei segmenti di mercato medio-bassi, infatti, le importazioni, rappresentano circa il 15%, e riguardano arredi non presenti nella produzione domestica. In particolare, riporta il sito exportiamo.it, si importano categorie merceologiche quali gli scaffali, i tavolini in metallo, i tavoli in vetro, i tavoli scorrevoli in Mdf e le sedie in plastica di design. La quota del Made in Italy in alcune categorie di mobili, ad esempio le cucine, è molto superiore alla media del settore. I prodotti italiani raggiungono fino al 50% dei mobili europei venduti nel mercato ucraino, seguiti dal 15-20% polacco, dal 10-15% tedesco e dalla rimanente parte fabbricati in Belgio, Francia, Spagna e Repubblica Ceca.