Flessibilità ed efficienza sono le caratteristiche offerte dalla supply chain dell’arredo. I brand si appoggiano ai terzisti per gestire le operazioni “non core” o quelle fasi che non conviene internalizzare. Una filiera consolidata e solida.
I brand del mobile si affidano a un gruppo consolidato e solido di terzisti e fornitori, con i quali è stato instaurato un rapporto di partnership a lungo termine. Questa relazione commerciale stabile offre certezze di servizio e di continuità dei rapporti, ma richiede anche un sostegno “da valle a monte”, che i marchi hanno fornito senza indugi per evitare interruzioni legate alla particolare situazione vissuta dai supplier a seguito del lockdown.
CREDITO DI FILIERA
Meridiani nasce come azienda specializzata nella produzione di imbottiti, per poi evolversi in un brand che opera a tutto tondo nello sviluppo di collezioni per il living e per gli altri ambienti domestici. Oggi la parte legata a divani e poltrone rappresenta all’incirca la metà del suo giro d’affari, con manifattura completamente interna a partire dal taglio dei materiali per continuare con l’assemblaggio e arrivando fino al prodotto imballato, mentre l’altra metà è quasi esclusivamente affidata ai terzisti, che consegnano alla casa madre i prodotti finiti e pronti per l’assemblaggio finale. Escludendo le reti per i letti, che vengono gestite da aziende venete, tutto il resto è stato affidato a partner della Brianza, che operano nell’arco di 10-15 km dalla sede di Meridiani. Lo stato di salute della filiera brianzola, racconta il CEO Giorgio Gobbi, è rassicurante. “I fornitori che lavorano prevalentemente per noi – precisa Gobbi – stanno molto bene, con loro c’è quasi un rapporto da fabbrica interna. Abbiamo una conoscenza meno approfondita degli altri, che dipendono solo in parte dalle nostre commesse, ma la sensazione è che siano ripartiti senza particolari difficoltà. Il passaggio più complesso, con la riapertura, è stato dover riprogrammare la produzione in base alle nuove esigenze di consegna legate ai lockdown dei singoli Paesi di destinazione. In sostanza, abbiamo dovuto anticipare il lavoro per l’Asia, che nel frattempo era già in piena attività, rinviando quello già programmato per gli Stati Uniti, ancora alle prese con le conseguenze dell’emergenza. I fornitori ci hanno seguito”. Nel frattempo, l’azienda appartenente al gruppo Idb ha esteso alla filiera le garanzie ottenute dalle banche, con un programma di sostegno finanziario che avrebbe consentito all’intero universo Idb di sostenere “mesi e mesi di stop produttivo, per fortuna non verificatosi”, precisa Gobbi. E se un paio di partner produttivi ha preso in considerazione la possibilità di accedere al credito di filiera tramite il meccanismo del reverse factoring, tutte le altre non ne hanno avuto bisogno, dimostrando ai vertici di Idb che la supply chain è in ottima salute. Inoltre, pur operando in smart working, le aree del marketing e del commerciale hanno mantenuto assidue relazioni con la clientela per la presentazione delle novità e per la raccolta degli ordini. Uno sforzo premiato con l’arrivo di tante nuove commesse, in particolare dal cuore dell’Europa. “La Germania – precisa Gobbi – non si è mai fermata e i nostri clienti tedeschi hanno ordinato quasi ogni giorno. Ma è stata davvero sorprendente la risposta della clientela di altre nazioni europee che vivevano una situazione ben più difficile, penso ad esempio alla Spagna, e che hanno continuato a inviare ordini. L’Italia invece è ripartita abbastanza lentamente e operando perlopiù sulla base di progetti avviati”. Meridiani ha 75 dipendenti diretti e muove un indotto composto da un centinaio di addetti solo per le aziende contoterzi che dipendono perlopiù dalle sue commesse. Una delle strategie messe in cantiere dall’azienda riguarda la ridefinizione delle gerarchie dei fornitori. “Stiamo creando dei ‘capi commessa’, affidando questo ruolo alla ditta terzista a cui spetta la parte prevalente della fornitura, così sarà il terzista stesso a interagire con chi gestisce le altre parti, tenendo alto il controllo di qualità sul manufatto prima della nostra ultima approvazione”, conclude Gobbi, sottolineando come l’indipendenza del fornitore dalla casa madre rappresenti una garanzia di flessibilità. “La scelta di acquisirli ci darebbe più svantaggi che vantaggi”.
IL GIUSTO EQUILIBRIO
Lapalma nasce come eredità di una precedente esperienza nel mondo della meccanica e fin dall’inizio si è specializzata nella lavorazione del metallo per l’arredo. La produzione interna è quindi nel dna dell’azienda di Cadoneghe (Padova), che oggi dispone di quattro reparti produttivi tra parti di metallo, falegnameria, tappezzeria e assemblaggio, tutti impostati con alto grado di automazione e con l’inserimento di macchinari di ultima generazione. La parte affidata all’esterno riguarda fasi come verniciatura, laccatura, cromatura, lavorazione del cuoio e curvature in legno. In tutto, Lapalma occupa 70 addetti interni e altrettanti nell’indotto. “Sono aziende che lavorano almeno per il 40% con noi e le abbiamo sempre ‘coccolate’, collaborando nella ricerca e nella sperimentazione di nuove soluzioni, ma anche sostenendole in termini finanziari”, ci spiega Romano Marcato, designer e fondatore della società con il fratello Dario. Il monitoraggio sullo stato di salute dei supplier è in pieno corso, perché Marcato è consapevole che un eventuale default di un fornitore, causato da mancati incassi per forniture legate ad altri committenti, potrebbero determinare conseguenze gravi per la sua stessa azienda. “Se uno stampatore andasse in crisi e un giudice dovesse bloccare gli stampi a titolo di garanzia, io stesso sarei bloccato”, precisa. La situazione a monte della filiera attualmente non lo preoccupa. “Se qualcuno dovesse avere dei problemi che ne mettono a rischio la continuità, potrei anche valutare di acquisirlo. Ma in questo momento non ne vedo la necessità. Inoltre, avere quattro reparti interni è già impegnativo, in un mondo dove operano molti editori puri, e il nostro sistema organizzativo mi pare ben equilibrato, perché ci garantisce efficienza e flessibilità”. Lapalma aveva chiuso il 2019 con 23,5 milioni di ricavi, in aumento del 6%, e stima un calo del 20% a fine anno, ma si sta attrezzando per ridurre la flessione ed è pronta a lavorare per tutto agosto, esclusa la settimana centrale. “Vogliamo recuperare il tempo perso. Gli ordini acquisiti ci permettono di operare a pieno regime fino alla fine di agosto e ora stiamo facendo molta attività a distanza per spingere in tutte le maniere i nuovi ordini”, precisa. L’azienda, che esporta il 93% della produzione, nota inoltre un certo fermento nei suoi mercati esteri di riferimento, a partire dalla Germania e soprattutto dalla Svizzera (“dove sembra che il Covid non ci sia mai stato”, aggiunge Marcato). Tra gli ambienti specifici a cui sono destinati i suoi prodotti, osserva una tenuta della casa e dell’outdoor, con qualche difficoltà in più per la ristorazione e per i mobili da ufficio. “In prospettiva – conclude Marcato – dovremo essere pronti ad affrontare altre emergenze simili, perché potrebbero capitare, potenziando i mezzi a cui abbiamo fatto ricorso all’improvviso per non farci più prendere in contropiede”.
di Andrea Guolo