Crescono i ricavi delle 15 principali aziende di arredo e cucine italiane. sale il segmento alto di gamma ma anche l’offerta accessibile, segno che, con una strategia coerente e con una distribuzione capillare, il made in italy risulta vincente.
L’arredo made in Italy gode – tutto sommato – di buona salute. E quando punta sul segmento più alto di gamma o, al contrario, quando riesce a mettere a frutto una strategia coerente e capillare anche nel segmento medio di gamma è in grado di raccogliere risultati brillanti, segno che la qualità italiana nella produzione e nella progettazione resta il quid che continua a fare la differenza rispetto al panorama dei competitor internazionali. Lo stato dell’arte del settore dell’arredamento e del comparto della cucina made in Italy è stato fotografato nell’ultimo studio condotto da Pambianco Strategie di Impresa che ha analizzato i fatturati 2017 (si tratta di ricavi consolidati e, in alcuni casi, di stime di chiusura d’anno) delle 15 principali aziende italiane di design per valore e delle cinque maggiori realtà di cucine per volumi di fatturato. All’interno dell’analisi non sono presenti alcune aziende che non hanno voluto diramare alcun dato economico. Dall’analisi emerge come il comparto dell’arredo, che prende in considerazione le aziende di mobili e quelle delle cucine, ha registrato, a livello complessivo, un aumento del fatturato del 7 per cento. Pochi i segni negativi, peraltro di entità limitata e che rappresentano un consolidamento del business a seguito ai risultati più che positivi dell’esercizio 2015. È il caso della vicentina Estel che nel 2015 ha vinto la maxi commessa di Apple, contribuendo così a far lievitare in un solo anno il fatturato da 50 a 109 milioni di euro nel 2016, chiudendo il 2017 a 106 milioni. A livello complessivo il panel di riferimento ha registrato risultati in progresso e per cinque aziende in crescita a doppia cifra. Tra le best performer c’è Poltronesofà che conferma anche nell’ultimo esercizio di aver centrato la giusta strategia tra prodotto accessibile, identità italiana e distribuzione ramificata lungo il territorio italiano (vedere intervista a pagina 37). Il risultato è un incremento del 22% che fa seguito a una analoga performance nell’esercizio precedente. Tra le big del mobile di fascia alta spiccano anche il Gruppo B&B Italia, controllato da Investindustrial e Minotti. La prima, a fine 2016 ha esteso il perimetro del suo business entrando anche nel segmento delle cucine con l’acquisizione della maggioranza di Arclinea, operazione che, peraltro, potrebbe rappresentare solo una parte del programma di M&A del Gruppo (vedere intervista a Giorgio Busnelli a pagina 102). Nel 2017 il turnover è salito del 16% a 212 milioni di euro. La seconda, che celebra i 70 anni di storia, a conferma del trend di crescita (+15%) ha annunciato anche l’ampliamento dello stabilimento produttivo di Meda con 5mila metri quadrati in più. Il mix tra libertà compositiva, l’ampiezza di gamma (che consente di venire incontro alle esigenze di una clientela variegata, dando modo di poter scegliere anche tra materiali di lusso), una produzione verticale e un servizio di assistenza curato sono gli elementi che hanno permesso anche ai big delle cucine di archiviare il 2017 con il segno positivo. Scavolini e Lube hanno consolidato nell’ultimo esercizio i risultati positivi del 2016 (entrambe sono cresciute nel 2017 del 3%). Prosegue invece la corsa di Veneta Cucine e Stosa che, reduci da un 2016 frizzante, hanno incrementato anche nel bilancio 2017 il loro progresso con incrementi rispettivamente dell’11 e del 16% (vedere intervista a pagina 36 e 37). E puntano a rafforzare la cucina made in Italy anche all’estero.
di Milena Bello