Quanto tempo è necessario per fabbricare un oggetto? E quanto per osservarlo prima di lasciagli vivere la propria vita? Quesiti ai quali, in un momento in cui tutto è accessibile e fruibile ormai istantaneamente, Foscarini sceglie di rispondere sottolineando il carattere esclusivo e il know-how dei propri prodotti e a Milano, in occasione dell’edizione 2017 del Brera Design Days, presenta un’installazione di “Maestrie”, l’ampio progetto che, coinvolgendo diversi artisti e professionisti, mette in luce il sapere artigiano alla base della realizzazione di alcune delle icone dell’azienda.
“Ho provato a dipanare e stratificare materiali, immagini, luci, proiezioni, prodotti e rumori coreografando in maniera poco ortodossa migliaia di stimoli” spiega Peter Bottazzi, scenografo e progettista poliedrico, già collaboratore di registi come Peter Greenaway, Moni Ovaia e Robert Wilson e curatore di allestimenti per le mostre di Steve Mc Curry. E quello che l’artista ha creato è un allestimento di grande suggestione, una struttura lunga 12 metri che, parafrasando una catena di montaggio, invade lo spazio di Foscarini Spazio Brera per condividere emozioni e “frammenti di verità” attraverso le immagini dei volti e delle mani degli artigiani che danno forma, con il loro lavoro, a idee e progetti.
“Per fare ciò ho attinto alle opere di Gianluca Vassallo” continua Bottazzi, “che si è fatto nostro portavoce e veicolo, addentrandosi all’interno di fucine e androni ricolmi di vita e calore, tra mani e materiali, barattoli e fatiche, per restituirci quanto terreno e pesante sia il percorso che porta a tradurre e concretizzare un’idea”.
Le fotografie, scattate in piccole aziende artigiane dove nascono lampade come la “Mite” e la “Twiggi” di Marc Sadler, l’”Aplomb” di Lucidi e Pevere, la “Rituale” e la “Tartan” di Ludovica e Roberto Palomba, la “Lumiere” di Rodolfo Dordoni, diventano un racconto che è al tempo stesso messa in scena e processo rituale per celebrare la sensibilità e la sapienza delle mani.
“Maestrie” è il racconto di una dimensione finora nascosta”, commenta Carlo Urbinati, presidente di Foscarini “che mette in luce il sapere artigiano da cui nascono tanti oggetti straordinari del design italiano e alcune delle nostre lampade più amate. Per tanti anni ci siamo focalizzati sul prodotto finale, sull’impatto estetico ed emotivo che poteva suscitare trascurando però il come si otteneva questo risultato. Volevo trovare il modo di raccontare l’emozione che provo ogni volta quando vado a visitare chi realizza le nostre lampade.
Rimango sempre affascinato dalle cose straordinarie che si possono fare e dal fatto che spesso ci si dimentica di quanto siano importanti”.