Il mondo delle macchine per la lavorazione del legno (e non solo) si è dato appuntamento alla fiera xylexpo. protagonista per fatturato, mercati presidiati e dimensione degli stand è stato il gruppo SCM.
Una storia famigliare, iniziata 65 anni fa dall’incontro tra gli Aureli e i Gemmani, che con la prima macchina da legno iniziarono la produzione rivolta all’industria del mobile che oggi vanta 17mila macchine vendute all’anno in tutto il mondo. Dove andrà il settore? Un’idea chiara ce l’ha Luigi De Vito, direttore machinery division di Scm Group.
Come è strutturato il vostro gruppo a livello internazionale sul fronte della produzione?
Controlliamo l’intero processo produttivo, gestito su tre principali poli in Italia, attraverso una strategia di integrazione dei fornitori dei componenti delle nostre macchine, dalla materia prima al prodotto finito, secondo i principi della lean production. Il controllo della filiera produttiva garantisce un totale controllo della qualità, nonché dei tempi e dei costi di produzione, che comprende la realizzazione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, processi di carpenteria metallica, verniciatura e lavorazioni meccaniche, e la realizzazione di elettromandrini e componenti ad alta innovazione.
E all’estero?
L’azienda ha il quartier generale in Italia ma un’organizzazione internazionale. Siamo una realtà globale, l’export infatti rappresenta il 90% del fatturato. Abbiamo 20 filiali nel mondo, le più recenti inaugurate nel 2015 in California, che si aggiunge a quella di Atlanta per coprire meglio anche la West Coast, a Kuala Lumpur, importante punto di riferimento economico-finanziario per tutto il sud est asiatico e a Dubai, che ci permette di seguire da vicino tutto il Medio Oriente. Infatti vogliamo essere globali rafforzando però la presenza sul territorio per agire come player locali. Oltre alle filiali abbiamo una grande rete di distributori, oltre 350, la più vasta del settore. Crediamo nella ‘selling through’, non nella ‘selling to’: essere presenti sul mercato significa ascoltare le esigenze dei clienti e proporre soluzioni adeguate, sia sotto l’aspetto tecnologico che economico.
Non siete quotati ma vi comportate come se lo foste.
E’ vero, seguiamo un piano triennale che prevede il consolidamento della profittabilità, la crescita in volume che a partire dal 2015 ha visto un aumento del 10% e la crescita degli ordinati, lo scorso anno saliti del 23% nella sola divisione macchine. Questa strategia si è rivelata vincente, nel 2015 abbiamo superato i 500 milioni di euro di fatturato e nei primi mesi del 2016 fatturato e ordinati hanno segnato un incremento del 15%.
In cosa si distingue la vostra offerta di prodotto rispetto ai competitor?
Sicuramente per l’ampiezza e la completezza di gamma che parte da macchine di valore medio unitario di 6mila euro fino a macchine e impianti completi da milioni di euro. Questo richiede una notevole specializzazione a tutti i livelli aziendali. Gestiamo 22 tecnologie per la lavorazione di vari materiali, legno, metallo, plastica, marmo, vetro e materiali compositi. Fra queste, 18 tecnologie coprono l’intero processo per la seconda lavorazione del legno, dai centri di lavoro a controllo numerico a macchine specifiche come le squadra-bordatrici e le foratrici fino alla levigatura e verniciatura del pannello per la produzione completa di mobili, porte, finestre e strutture edili.
Il futuro del settore?
Sarà il concetto di produzione flessibile la vera innovazione che si affermerà sempre più nel nostro settore, e che noi stiamo già affrontando. E’ una customizzazione massiva che soddisfa le esigenze del cliente, garantendo alle aziende che il nuovo sistema produttivo sia Easy & Responsive, vale a dire agile, integrato, facile da gestire e controllare, con un basso “cost of ownership” e in grado di adattarsi ai rapidi cambiamenti dei trend di mercato.
Siete aperti ad acquisizioni?
Abbiamo margine di manovra, ci sono delle aree geografiche che potremmo coprire meglio in futuro o ampliare la già vasta offerta, ma le aziende che potrebbero interessarci devono essere vicine al nostro dna, fare alta tecnologia flessibile e non posizionarsi in rigide nicchie di mercato.
di Paola Cassola