La “firma” del nuovo D’O è di Piero Lissoni, ma lo chef Davide Oldani ha voluto curare in prima persona il design di alcune parti del suo ristorante affacciato sulla piazza della vecchia chiesa di San Pietro all’Olmo, a pochi metri dalla sede che lo ha reso celebre. E non si tratta soltanto della cucina, dov’è normale che uno chef voglia intervenire per gestire al meglio la preparazione dei piatti e l’organizzazione del lavoro di squadra, ma anche della sala: Oldani ha infatti disegnato i tavoli e le sedie, la cui produzione è stata affidata a Riva 1920.
“Mi sono permesso di realizzare ciò che non era presente nel mercato – spiega a Pambianco Design l’inventore della cucina pop – per aumentare il grado di convivialità e comodità per i miei ospiti”. Un particolare accento è stato posto sulla forma ergonomica degli arredi, nata dall’osservazione quotidiana della clientela. “Una digestione corretta inizia quando ci si siede a tavola, non quando ci si alza” sottolinea Oldani, che peraltro non è nuovo a esperimenti di design, avendo all’attivo la collaborazione con Kartell per il progetto I.D.Ish by D’O Davide Oldani. Per quanto riguarda la cucina, lo chef ha progettato gli spazi a quattro mani con Marrone, azienda scelta per la realizzazione, puntando da un lato a inserire il massimo in termini di tecnologia per la cottura dei cibi e dall’altro a ottenere praticità nell’utilizzo e in fase di pulizia, con un sistema idrico automatizzato che permette di eliminare il ricorso a stracci e strofinacci, alzando l’asticella sul livello di igiene. “Tutto dev’essere al tempo stesso bello e funzionale. Se una cosa è bella ma non funzionale non ha senso, e viceversa” afferma Oldani.
Dal punto di vista architettonico, l’idea di Piero Lissoni è fondata sull’ospitalità e sull’apertura all’esterno, concetti perfettamente inseriti nella filosofia di Oldani. La vetrata, incorniciata da un profilo di metallo traforato e coperta da una pensilina che si affaccia sulla piazza, comunica idealmente con la piazza di San Pietro, situata sull’antico percorso da Torino a Milano frequentato dai pellegrini che bussavano alla chiesa per consumare un pasto caldo e che oggi, in via del tutto contemporanea, potranno rivolgersi a un ristorante divenuto format internazionale di alta cucina a prezzi accessibili. “Ho tagliato gli spazi e regolamentato gli ingredienti architettonici come fa un cuoco – afferma Lissoni – e tra gli ingredienti annovero la trasparenza verso la piazza, la luce, la connessione tra il luogo dedicato alla ricerca e il ristorante, la cucina vera e propria e le differenti stanze, che si rincorrono una nell’altra”. “L’idea di bellezza del mio amico Piero – replica Oldani – si è perfettamente combinata alla mia idea di praticità, realizzando il mio desiderio di un’estetica che non rinunciasse alla comodità”.
Pur essendo più grande della location precedente, il nuovo D’O ha mantenuto lo stesso numero di coperti, guadagnando però in termini funzionali e organizzativi. Il piano interrato, infine, è stato riservato alla ricerca e sviluppo, con una cucina a isola dedicata alla sperimentazione dei nuovi piatti e una cantina a temperatura controllata aperta alle degustazioni.
In termini di arredamento, il nuovo D’O raccoglie pezzi e composizioni forniti dai brand più importanti del made in Italy. Ai già citati Riva 1920 e Marrone vanno aggiunti Agnona/Zegna, Driade e Valcucine, Flos che ha curato l’illuminazione, Kartell, Lualdi e altri ancora.