“Credo nel bisogno di formare artigiani, per garantire un futuro ai giovani e alle aziende stesse. Noi abbiamo creato un istituto di formazione, ma ciò che deve cambiare è la mentalità delle nuove generazioni”. La proposta arriva da Giovanni Anzani, CEO di Poliform, che individua nel ritorno all’artigianalità un punto chiave necessario per garantire il prosieguo delle eccellenze industriali italiane.
Qual è stato il momento di svolta nella storia di successo della sua azienda?
E’ stato quando, negli anni 90, ci siamo aperti alla ricerca di nuovi mercati e all’ampliamento di gamma. Partiti con la zona notte, infatti, ci siamo poi estesi al mondo degli imbottiti.
Da allora Poliform è cresciuta.
Sì, siamo arrivati a contare 600 dipendenti in Italia più cento all’estero. Senza contare l’indotto.
Lei è un sostenitore della ‘proprietà manuale’. E’ difficile da difendere?
Per noi italiani è un atteggiamento naturale, non sappiamo fare cose brutte. La nostra azienda continuerà a puntare su un target di alto livello, in ambito internazionale, in linea con la nostra tradizione di alta qualità. Per continuare questa tradizione, sul territorio, il centro di formazione imprenditoriale ha diplomato i primi 21 giovani. Ma l’arredamento italiano ha carenza di nuove leve che vogliano imparare. Per questo è nato il Polo del legno, per formare falegnami e manager dell’export.
Qual è il cambiamento da strutturare?
Dobbiamo strutturare le aziende in modo differente al fine di andare incontro a un mercato che cambia e che vede nascere nuovi target, come nel caso dei millennials. L’ideale al quale aspirare è riuscire ad offrire una sorta di ‘falegnameria personalizzata’, tramite vendite e-commerce che permettano all’utente/cliente di selezionare i prodotti scegliendole le caratteristiche al momento. E procedendo con l’ordine del pezzo ad hoc. Due saranno i fattori chiave del futuro dell’industria italiana: la tecnologia, con la relativa innovazione di prodotto, e le vendite online.
C’è un aspetto in particolare che fatichiamo a migliorare?
Dobbiamo impegnarci maggiormente sul fronte della comunicazione, per far conoscere il nostro brand, i nostri prodotti a livello internazionale trasmettendo allo stesso tempo i valori attraverso un racconto. Lo dico sempre, noi sappiamo ‘fare’, i francesi ‘si sanno vendere’.