Dopo essersi imposta sull’italiana Homi (ex Macef) la manifestazione parigina punta a scalfire il primato del Salone del Mobile milanese. Ma l’impresa appare tutt’altro che semplice.
Parigi, a settembre, vede convergere il design internazionale per la seconda edizione (la prima è a gennaio) della fiera dell’arredo d’Oltralpe Maison&Objet. Evolutasi negli ultimi anni, la rassegna si è imposta sull’italiana Macef (oggi Homi) nei segmenti complemento d’arredo, décor, tessile casa, accessorio, art de la table, fragranze. E non solo a livello di business. Numerose sono infatti le aziende che hanno abbandonato la manifestazione milanese (come Guzzini, ndr) in favore di quella francese. I plus che offre il palco parigino sono una più ampia offerta di gamma e di tipologie di prodotto, nonché una scenografia più elegante e padiglioni meglio organizzati. Spazio anche alla cultura, con seminari tenuti da architetti e designer aperti a un pubblico di professionisti. “M&O ha un livello più basso dei Saloni di Milano, ma più alto di Macef-Homi – riassume efficacemente l’export manager di Somma, Michele Cosentino -. Soprattutto qui viene dato più valore al tessile”.
UNA FIERA EUROPEA
L’edizione settembrina della manifestazione, a detta degli operatori incontrati dentro e fuori fiera, è più contenuta rispetto a quella invernale. Se a gennaio la maggior parte delle aziende propone nuove collezioni, a settembre chi non propone due collezioni all’anno lancia solo nuove finiture di prodotti già a catalogo. Dato il periodo, alcuni brand allestiscono i loro stand con proposte natalizie.
I buyer che non rinunciano all’appuntamento autunnale provengono essenzialmente dall’Europa, in primis dalla Francia stessa, e programmano ordini per il breve periodo. C’è una presenza anche di buyer asiatici e mediorientali, ma in scala ridotta. E’ a gennaio che si effettuano gli ordinativi più corposi, in vista dell’intero anno. Ed è il momento in cui partecipano in forze anche i compratori americani.
Bisogna considerare le date e le altre fiere. “I buyer internazionali – fa notare, infatti, Matteo Alessi Anghini, International Sales and Development Director Europe di Alessi – in questo periodo prediligono la manifestazione Tendence a Messe Frankfurt, dedicata sempre a complementi e interior design, ma più business oriented.”
Numerosi gli espositori e, conseguentemente, stand piuttosto piccoli nei primi 6 padiglioni, ma aperti sui lati e ben organizzati. I padiglioni 7 e 8 dedicati al design e alle archistar (quest’edizione: Tom Dixon e Simone Micheli, tra gli altri) sono strutturati diversamente, e sono di più ampio respiro. Interessante lo spazio /Projets/, dedicato alle proposte progettuali, ossia a prodotti non standardizzati, ma adattabili a diversi progetti e realizzati ad hoc. “Nel 7, soprattutto a gennaio – intervengono Rana e Ramine Sahrai, dell’omonimo brand di tappeti di altissima gamma – c’è una maggiore presenza di ‘mobile’ mentre a settembre è l’‘accessorio’ ad essere protagonista.”
‘SHARING’, DESIGN DA CONDIVIDERE
Proviene dal mondo dei social network il termine cui si ispira questa edizione di Maison&Objet: ‘sharing’, condividere. Un tema che esalta i valori fondanti della manifestazione: rendere il design più accessibile al grande pubblico creando occasioni di incontro con i professionisti, ma liberandolo da intellettualismi e preconcetti.
“La presenza contemporanea in fiera – spiega Domenico Guzzini, presidente e direttore marketing dell’azienda omonima – di tutti i settori favorisce proprio l’incrocio di prodotti che spesso vengono venduti insieme. I buyer così riescono a farsi un’idea più chiara e immediata dell’offerta che possono proporre ai loro clienti, senz’altro più completa.”
Philippe Chomat, direttore comunicazione di Safi, l’ente organizzatore di M&O, chiarisce di aver scelto il termine perché “lo richiede il momento storico, nel design sentiamo parlare sempre più spesso di pool di architetti, di progetti condivisi. La casa d’altronde è il luogo della condivisione per eccellenza, di oggetti ed emozioni.”
GOODBYE TABÙ
Se lo sono chiesto tutti: come mai una fiera francese nota come Maison&Objet sceglie un termine inglese per definirne il tema portante? La patria del nazionalismo linguistico si apre agli inglesismi? La risposta è semplice: è la logica del nuovo corso dell’expo transalpino. La fiera si prepara infatti allo sbarco internazionale, nel 2015 si terrà la prima edizione di Maison&Objet Americas a Miami, il cui claim pubblicitario è appunto ‘Bonjour, we are coming to Americas’. La scelta della location, chiarisce Chomat, dipende dal fatto che “dall’America, soprattutto dal Sud, arrivano importanti designer e acquirenti di design.”
Il linguaggio social è stato utilizzato anche per intitolare tre mostre organizzate dalla fiera: Smart Life, dedicata alla nuova estetica degli oggetti; Experiential show, che racconta le emozioni generate da prodotti di design; Words, che mette in scena i contenuti ‘parlanti’ delle case, ovvero il ritorno della tendenza a decorare gli interni con scritte e grafiche.
ALTROVE SULLA SENNA
Se la fiera, pur non estremamente affollata di ‘visiteurs’, è perfettamente organizzata e molto piacevole, non si può dire lo stesso del ‘fuorisalone’ parigino, chiamato Paris Design Week. Stupisce sapere che i due eventi sono organizzati dallo stesso ente, il Safi – Salone Français et Internationaux, che organizza la fiera dal 1995 e il fuorisalone dalla sua nascita, 4 anni fa.
Per le rue e i boulevard della città sono completamente assenti segnalazioni e pubblicità dell’evento parigino. Nessuna folla di professionisti, giornalisti o semplicemente curiosi a riempire le strade e gli showroom dell’arredo. Dalla mappa distribuita, solo in fiera, risultano essere numerosi gli spazi del design partecipanti al fuorisalone, ma i quartieri-itinerario non sono contraddistinti da segnaletica come accade a Milano in aprile.
La manifestazione prende le mosse il giorno prima dell’apertura del salone nel quartiere di Saint-Germain-des-Près dove gli showroom di arredamento, in gran parte italiani, aprono le porte alla stampa di settore per i press day. Passeggiando per Boulevard Saint Germain e traverse, dove è ubicata la maggioranza di negozi di arredamento della zona (da Molteni a Cassina, da Kartell a Calligaris, fino a Boffi, Lago, Valcucine e Armani Casa) l’impressione è di mestizia e di scarsa affluenza. In molti casi i vertici delle aziende non sono nemmeno presenti nello store.
Molti eventi sono chiusi al pubblico e su invito. In molti altri, senza riferimenti e cartina alla mano, non si saprebbe dove bussare. La partecipazione a un network comune non è correttamente comunicata.
Non sembra, dunque, molto riuscita la democratizzazione del design cui ambisce ogni fuorisalone che si rispetti. Nei giorni di design week ufficiale la situazione non cambia di molto, nemmeno negli altri quartieri da Le Marais a l’Opéra.
M&O VS SALONI
Tempo fa, Marva Griffin Wilshire, International press director di Cosmit spa, la società organizzatrice del Salone del Mobile di Milano, aveva parlato chiaro in merito alla propria idea della concorrenza. “Parigi e le altre fiere internazionali di arredamento – aveva detto – cercano di copiare il format di successo dei Saloni di Milano, ma non saranno mai allo stesso livello. Ogni anno a Cosmit arrivano richieste per esporre in fiera che non possono essere esaudite per la mancanza di spazi. Motivo per cui le zone del Fuorisalone continuano ad aumentare, dove i brand si organizzano con eventi in showroom.” La visita in prima persona a fiera e fuori-fiera parigini rendono (per ora) più comprensibile tale ostentazione di sicurezza.
LES DOCKS – CITÉ DE LA MODE ET DU DESIGN
Interessante la proposta presentata dai Docks – Cité de la Mode et du Design, al 34 di Quai d’Austerlitz, dove è andata in scena l’avanguardia del design fatta di talenti emergenti e nuova creatività. Posizionata in riva alla Senna, la struttura, inaugurata nel 2012, è sorta negli spazi degli ex mercati generali, tra la stazione d’Austerlitz e la Biblioteca François Mitterrand. Ristrutturato dagli architetti Jakob+MacFarlane, lo spazio preserva le caratteristiche originali del palazzo del 1907 ora però ricoperto con una struttura tubolare di colore verde, serigrafata e ondulata, che connota in modo originale il sito. Tappa obbligata per i flâneur metropolitani, siano essi giornalisti o buyer, ne è il tetto-terrazza, vegetalizzato dal paesaggista Michel Desvignes che offre una visuale privilegiata della capitale. In questa location d’eccezione, l’edizione settembrina della Paris Design Week ha catalizzato i migliori upcoming del Paese da Chabrier Laurent per .Rad Product al lionese Adrian Blanc, dal franco-brasiliano Atelier Bam a Atelier Mirofle, e ancora Benoit Gaignard e Cédric Dequidt, solo per citarne alcuni. I prodotti esposti dai diversi designer si distinguono per materiali (legno, vimini, policarbonato, tessile, metallo) e tipologie (mobili, lampade, orologi, complementi, tappeti e molto altro).