Grazie al Festival Design September, la capitale belga si anima per un mese con il miglior design del paese. 100 location che vedono il passaggio di più di 50.000 persone tra addetti ai lavori, appassionati, designer, artisti e architetti.
Negli ultimi anni, la città di Bruxelles si è appropriata sempre di più del titolo di capitale del Design, dando vita a un appuntamento, Design September, che svela tutta l’unicità del design belga. Legata a doppio filo con la città, la kermesse ha la durata di un mese e coinvolge più di 100 location nella città con eventi, talk, conferenze, mostre e laboratori. L’importanza dell’evento e la sua influenza hanno recentemente cambiato forma grazie al nuovo direttore artistico, Roel Rijssenbeek, che dal 2015 ha preso le redini virando la manifestazione verso l’arte ed enfatizzando la connessione con la città, con la sua urbanistica e architettura.
Design September, come nasce e cosa è oggi?
Design September nasce 20 anni fa con una formula molto più contenuta divisa in weekend e una struttura più b2b. I diversi agenti delle grandi aziende internazionali di design, tra cui anche molte italiane come Flos, Cassina, Alias e altre, organizzavano appuntamenti e visite negli showroom in città. Aveva un’anima molto commerciale, ma mancava completamente di organizzazione. Per questo, sotto la direzione di Marie Pok (ndr. oggi direttrice del Grand Hornu, sito di archeologia industriale per mostre temporanee) l’abbiamo trasformato e riorganizzato.
Che tipo di direzione è la sua?
Sono direttore artistico da 3 anni e lentamente, data la mia formazione artistica, ma anche la crisi che sta ancora attraversando il Belgio, sto diminuendo il lato più commerciale del design per accentuare il suo legame con la città. Con la scorsa edizione abbiamo fatto un’evoluzione per evitare di mostrare le stesse collezioni che sono già state poco prima a Parigi o a Milano o a Londra. Penso che il festival sia un modo unico di mostrare esattamente cosa facciano i designer oggi qui in Belgio e organizzando l’evento come una piattaforma multidisciplinare, mostriamo una finestra di tendenze, che si rinnova di edizione in edizione. Partecipano designer di altissimo livello, come Nacho Carbonell e Michael Anastassiades, dall’estetica molto articolata e forse più difficili per un pubblico generalista, ma per me è proprio questa contraddizione, artisti ricercati esposti in luoghi storici pubblici, che trovo interessante e stimolante…
Nessun aspetto commerciale quindi?
Design September è una vetrina e questo implica anche la dimensione commerciale. Il link con le aziende è fondamentale e persiste, ma non siamo una fiera.
Da dietro le quinte, quali sono i mercati più forti per i designer belgi?
Prima di tutto va fatta una premessa: è difficile definire univocamente il design belga. Siamo vicini alla Scandinavia, all’Olanda e sicuramente ci sono delle influenze tra tutti, ma direi che la varietà del design belga è la sua vera ricchezza. Qui, più che altrove, ogni designer ha il suo universo molto caratterizzato e molto personale. Non c’è uno stile belga ma tanti, dunque non c’è un unico mercato estero di riferimento. Credo però che sia proprio questa varietà di progettazione e di estetica a piacere alle aziende straniere, comprese quelle italiane naturalmente.
Qual è il link con Milano? Eravate presenti all’ultimo FuoriSalone con la mostra Belgitude…
Sembrerà una banalità, ma bisogna essere a Milano, tutti lo sanno ed è molto importante. Quello che abbiamo presentato l’anno scorso, oltre alla presenza al Salone Satellite con i nostri giovani designer, è stato davvero impressionante. 10 singole collaborazioni tra designer e aziende per pezzi unici. Un lavoro intenso di 6 mesi, molto interessante e a oggi siamo felici che alcune di quelle collaborazioni siano diventati rapporti professionali di fiducia.
di Costanza Rinaldi