Gruppo padovano attivo nel design d’alta gamma, We.Do Holding ha presentato un progetto di filiera denominato Supply Echosystem. Pensato sul concetto delle società collaborative, così come definito dalla Commissione Europea, il progetto supera il modello del solo rating di filiera per costituire un soggetto terzo indipendente che si occupi dell’approvvigionamento e dei servizi per le aziende del gruppo. “Si tratta – si legge in un nota ufficiale – di un modello organizzativo centralizzato e più efficiente che permetterà alle aziende della filiera produttiva un doppio vantaggio. Da un lato, beneficiare di un sistema di certificazione e di rating solido e affidabile, di nuovi strumenti finanziari e di reali possibilità di essere più sostenibili – anche tramite il contratto di filiera sostenibile firmato con Intesa Sanpaolo –; dall’altro, di mettere in atto un’osmosi di competenze tra la capogruppo, le sue aziende e la catena di fornitori”.
Il gruppo We.Do è formato da undici società, che producono soluzioni per il mondo della casa, del corporate e dei progetti. Nel 2023 ha registrato un fatturato complessivo di 330 milioni di euro, con 28 milioni di euro di EBITDA (nel 2020 il fatturato era di 124 milioni con un EBITDA di 4,6 milioni). “Nel piano industriale 2025-28 – ha reso noto l’azienda – saranno posti come obiettivo di gruppo non solo la costruzione di edifici, l’arredo e la fornitura di tecnologia ma anche la gestione dei servizi sostenibili, come le utenze e la produzione energetica. È una scelta in linea con le regole dettate recentemente dall’Unione Europea (Regolamento Ecodesign e Direttiva Casa Green), per le quali un prodotto non può essere commercializzato e venduto se non soddisfa precisi requisiti di sostenibilità, mentre gli edifici devono essere costruiti assicurando determinate performance energetiche”.
Supply Echosystem prevede un accordo di cooperazione tramite una struttura che permette, oltre ai benefici di rating di filiera, il trasferimento di capacità e conoscenze tra la supply chain e le aziende del gruppo. I benefici non sono solo economici (una migliore gestione delle relazioni con le banche o il miglioramento delle performance di sostenibilità), ma anche di accrescimento di valore. Questa struttura, inoltre, può diventare un soggetto terzo, dotato di una autonoma soggettività giuridica e imprenditoriale. Il modello è quello dell’impresa, nel quale le aziende della catena non sono semplici fornitori, ma partner strategici necessari per essere più forti sul mercato. “Nella maggior parte delle esperienze in atto di supply chain – spiega il presidente di We.Do Holding Andrea Olivi – esiste un’asimmetria che porta alla massimizzazione del vantaggio per la capofila. Lo stesso approccio si rileva nei modelli di fornitura dei general contractor, per i quali si genera valore “stritolando” il fornitore. Il nostro progetto parte dalla ricerca di convenienze dei soggetti che a tale accordo partecipano (approccio collaborativo “win-win”), oltre che naturalmente delle imprese del gruppo. I soggetti facenti parte del sistema di supply chain di gruppo ricevono dalle nostre aziende e trasferiscono alle stesse capacità e conoscenze, consentendo ai rispettivi collaboratori di ampliare le proprie skills generando maggior valore per clienti e stakeholders”.
“In quanto soggetto terzo, autonomo dal punto di vista giuridico e imprenditoriale, la supply chain potrà essere in grado di finanziare il proprio capitale circolante e di sostenere gli investimenti imprenditoriali”, ha dichiarato Ivano Selvestrel, amministratore delegato di We.Do Holding. “Potrà beneficiare non solo del rating della capogruppo, ma anche di strumenti finanziari più evoluti: stiamo studiando, insieme agli istituti bancari, anche forme innovative connesse a una marcata digitalizzazione dei processi organizzativi come il Purchase Order Finance, Advance Reverse Factoring, Dynamic Discounting, Invoice Auction”.
“Rispetto alle analisi da noi effettuate e a una ragionevole valutazione della domanda nazionale e internazionale – conclude il presidente Olivi – con questo progetto We.Do potrebbe acquisire un’ulteriore fetta di mercato per il raggiungimento, nel 2028, di un fatturato aggregato di un miliardo di euro. Quello che mi preme sottolineare è come oggi sia necessario bruciare i tempi in un mercato in continuo cambiamento, anche per sfruttare il vantaggio competitivo che spesso una soluzione nuova o originale consente”.
Fondamentale l’accordo con Intesa Sanpaolo, con cui We.Do Holding ha firmato il contratto di filiera sostenibile. “L’appartenenza a una filiera produttiva per noi è un elemento qualitativo importante, che agevola l’accesso al credito da parte delle piccole imprese, grazie alla forza e alla solidità dei champions – dichiara Francesca Nieddu, direttrice regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo . “Il contratto di filiera sostenibile sottoscritto con We.Do è improntato su sviluppo delle sostenibilità e promozione dei valori ESG in tutte le PMI della catena del valore. Ad oggi nel Nordest abbiamo già attivato circa 190 contratti di filiera che coinvolgono 2.600 aziende fornitrici per un giro d’affari complessivo di oltre 21 miliardi di euro”.