140mila euro per la vendita della prima serigrafia digitale unica, autenticata da Blockchain e protetta da brevetto, di un capolavoro del Gallerie degli Uffizi: il ‘Tondo Doni’ di Michelangelo.
Si tratta di un DAW (Digital Artwork), brevetto italiano che contribuisce alla diffusione digitale del patrimonio artistico. La cornice ne è fedele copia fisica, mentre l’opera è una trasposizione ad alta definizione, realizzata e brevettata da Cinello, una realtà imprenditoriale fondata da John Blem e Franco Losi, due ingegneri provenienti dal mondo dell’informatica che hanno stipulato accordi di collaborazione con alcune delle più importanti istituzioni d’arte italiane, quali la Pinacoteca di Brera, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e molte altre.
Il DAW del Tondo michelangiolesco custodito agli Uffizi di Firenze è il primo esemplare in assoluto ad essere stato venduto dall’azienda. Prodotto in serie limitata, certificato, in scala 1:1, il nuovo originale digitale è esattamente identico al capolavoro dal quale viene ricavato e tutelato con un sistema di crittografia digitale, che lo rende incopiabile e unico. Per ogni DAW viene creato inoltre un token NFT sulla Blockchain che certifica la proprietà della riproduzione ad altissima risoluzione.
L’intesa tra l’impresa e le Gallerie prevede il versamento al museo del 50% del ricavo netto dal prezzo di vendita per ogni DAW creato sulla base di un dipinto scelto dalla selezione di opere al centro dell’accordo stesso. Tra queste, vi sono la ‘Madonna del Granduca’, la ‘Velata’ e la ‘Madonna del Cardellino’ di Raffaello, ‘La nascita di Venere’, la ‘Primavera’ e la ‘Calunnia’ di Botticelli, ‘L’annunciazione’ e il ‘Battesimo di Cristo’ di Leonardo, ‘L’Eleonora da Toledo’ del Bronzino, il ‘Bacco’ di Caravaggio, ‘I quattro filosofi’ di Rubens, ‘La leda e il cigno’ di Tintoretto, la ‘Venere di Urbino’ di Tiziano, ‘La veduta di Palazzo Ducale a Venezia’ di Canaletto.
Una volta realizzato, il DAW viene corredato da certificato di autenticità firmato dal direttore del museo detentore dell’originale.