Archiviate (si spera) le ‘edizioni alternative’, che hanno traghettato l’evento più internazionale e più celebrativo del ‘saper fare milanese’ fuori dallo stallo imposto dalla pandemia, il Salone del Mobile riparte in presenza (dal 6 al 12 giugno) nei padiglioni di Rho Fiera con tutti i canoni che lo hanno reso il più grande ‘acceleratore di processi’ con la sua straordinaria capacità di ‘costruire ponti”. Uno spunto di riflessione e di lettura interessante sui tempi che corrono, lo ha dato il sindaco Beppe Sala quando, nel guardare al futuro di Milano e del Salone, ricorda che il futuro parte oggi e che quindi “più che invocare una ripartenza, a questo punto, nel difficile tempo che ci è stato dato in sorte, si deve vivere il presente lavorando sodo, mettendo in campo tante idee e altrettanta energia”.
L’ESSENZA DI MILANO
Un po’ la vecchia regola, che mai come oggi va tenuta ferma, quella del rimettersi in campo con forza giorno per giorno senza pensare troppo alle difficoltà e con la tempra tipica dell’operosità milanese. Ed è anche per questo che il Salone del Mobile ha deciso di vivere e far vivere a tutti: imprese, buyer, visitatori e turisti, una sessantesima edizione dal format fittissimo che lega in un puzzle tanti piccoli pezzi di futuro con una formula che mescola design, impresa, innovazione, cultura, food, talk, e un maxifocus centrato sulla sostenibilità ambientale. “Il Salone è l’essenza di Milano. E sempre lo sarà”, ancora le parole del sindaco Sala. “Pochi eventi sono in grado di celebrare il saper fare e il saper fare bene, come il Salone del Mobile. Per questo motivo il mondo del design attende, guarda e partecipa a questa manifestazione: perché a Milano ispirazione e originalità sono una certezza”. “E per ispirazione – dice Sala – si intende ricerca dei materiali, produzioni attente all’ambiente, oggetti belli, mobili utili e dalle forme più creative”.
COSTRUIRE PONTI CON IL MONDO
E a tenere accesa la fiamma della manifestazione ci pensa la visione molto globale della presidente e anima del Salone, Maria Porro, che con senso di praticità, intanto sfodera i numeri del tutto esaurito, che già sono prova di quanto “ci si creda” e anche di una piccola vittoria già in tasca: quasi 200.000 metri quadrati di superficie netta espositiva e 2.083 espositori di cui circa 600 designer del SaloneSatellite, con un 25% di aziende estere (escluso il SaloneSatellite). Ma sfoderare i numeri non le fa perdere la consapevolezza del ruolo e della forza delle persone prima di tutto, di quella indispensabile squadra che lavora per “costruire ponti con il mondo”. Una espressione forte e bellissima che la Porro ripete per ricordare che il Salone è una babele di lingue, di incroci del mercato globale, “il Salone – dice – parla di integrazione e anche di pace. Da sempre è generatore di bellezza, inclusione e nuove opportunità. Dopo due anni difficilissimi a causa della pandemia, ai quali abbiamo risposto organizzando il Supersalone, ora il Salone costruisce il futuro prendendo forza dalla sua storia”. L’obiettivo è ambizioso: dimostrare che è possibile e necessario tornare a realizzare grandi eventi internazionali in forma fisica, con obiettivi diversi: nuovi mercati internazionali, sperimentazione di nuovi materiali e urgente transizione ecologica.
LA SOSTENIBILITÀ È LA LEVA COMPETITIVA
E non sarà “blablabla” perché al lavoro su questo tema della sostenibilità c’è un architetto come Mario Cucinella che ha progettato una vera e propria ‘materioteca’, una sorta di biblioteca dei materiali così, chiama Maria Porro, il progetto di cui va molto fiera, perché è sulla sperimentazione di nuovi materiali che si gioca non solo la svolta green, ma anche una carta d’uscita dalle dipendenze geografiche di rifornimento di materie prime condizionate oggi dai conflitti che animano l’Europa e altre parti del mondo. Aziende e creativi, al Salone, potranno così toccare con mano materiali alternativi già industrializzati, lasciarsi ispirare dalla visita virtuale di aree urbane come possibili ‘miniere’ di materie prime, riflettere sulla funzione della casa come cellula di un organismo più complesso: la città. “La sostenibilità della manifestazione – spiega ancora la presidente – è la leva competitiva, su cui vogliamo puntare”. Il benessere ambientale e sociale sarà quindi il tema di ‘Design with Nature’, l’installazione progettata da Cucinella e ospitata nel padiglione 15 di S.Project: 1.400 metri quadrati che racconteranno un ecosistema virtuoso che vorrebbe, idealmente, rappresentare il futuro dell’abitare. “Se gli eventi degli ultimi anni ci hanno fatto riscoprire il valore della socialità e della condivisione – riflette l’architetto che porta avanti da anni una visione e un approccio progettuale circolare –, questo nostro sentire deve trovare ancora un equilibrio con quanto ci circonda, sia con gli spazi che viviamo e i territori che occupiamo (casa, città, pianeta), sia con le risorse cui disponiamo. Da questa valutazione di base scaturiranno le tre tesi di cui l’installazione si fa portatrice e amplificatore: l’urgenza della transizione ecologica, la casa come primo tassello urbano e la città come miniera”. Il Salone poi, si farà “foglio bianco” a disposizione di tutti i protagonisti – imprese, brand, designer – di tutte le parti del mondo perché ciascuno possa raccontare la propria storia e possa giocarsi la sua opportunità. E qui torna l’idea del Salone come un luogo di costruzione e dialogo a Milano, come è stato nelle edizioni di Shanghai e Mosca, i due Paesi oggi più sofferenti per la pandemia e la guerra.
SOSTENERE LE AZIENDE ITALIANE IN SOFFERENZA PER LE SANZIONI ALLA RUSSIA
“L’organizzazione sul salone di Mosca è ferma da due anni e così come abbiamo fatto in questi due anni a causa del Covid – spiega ancora Porro – ora a maggior ragione la teniamo ferma per la situazione attuale, andiamo avanti con Milano tenendo congelato il resto”. Una decisione inevitabile, ma dolorosa se si considera che l’export italiano dell’arredamento e illuminazione nel paese guidato da Putin vale 340 milioni e che nel 2019 il salone di Mosca si era chiuso con numeri in crescita richiamando con 200 espositori italiani 19mila operatori professionali e realizzando circa 7mila incontri d’affari fra buyer e aziende. E l’assenza dei russi si farà sentire anche durante la manifestazione milanese. ”La percentuale che perderemo – spiega – sarà quella dell’edizione del 2019, circa l’1,7% delle presenze. Vedremo come muoverci nel 2023. Nel frattempo dobbiamo sostenere le aziende italiane che stanno soffrendo per le sanzioni, specialmente quelle della luce, dell’arredo classico, del lusso. Il secondo semestre del 2022 sarà duro”.
IN PRIMO PIANO IL LAVORO DI TUTTI
Come si supera questo grande ‘impasse’? Guardando anche altri mercati: Corea, Giappone, Sudafrica, America, Canada Emirati, India. “Gli espositori sono per il 75% italiani e il 25% esteri e non solo europei. La significativa componente internazionale non è solo nei visitatori, ma anche negli espositori. Alla presentazione del Salone, oltre ai 400 ospiti presenti al teatro Lirico, erano collegati da casa in 1.500 dall’Europa, 800 dalla Cina con traduzione simultanea, in 300 dagli Stati Uniti. Questo significa che l’interesse nei nostri confronti resta molto alto da parte di tutti, nonostante le difficoltà del momento”. Quello che si spera è che il Salone resti fuori dalle ritorsioni commerciali delle parti in causa. “Cosa chiede – dice Porro – un rifugiato ucraino quando viene in Italia? Chiede la possibilità di lavorare. Ecco noi mettiamo al centro del nostro impegno il lavoro delle aziende che espongono. Il nostro ruolo, come manifestazione internazionale, è proprio quella di mettere in primo piano il lavoro di tutti, che penso sia eticamente inattaccabile”. Massimo interprete dell’internazionalità è anche il ‘Salone Satellite’, ideato e condotto per mano da Marva Griffin, in questa edizione avrà una maggiore visibilità, posizionato all’ingresso del percorso fieristico. “Ci saranno 600 designer e neo-laureati di scuole internazionali di design, under 35, su 3.100 metri quadrati: tutti potranno esprimere la propria identità al meglio, in piena libertà creativa. E per i visitatori gli stand saranno, contemporaneamente, elementi architettonici e comunicativi. Il nostro è un mondo di relazioni – dice ancora Griffin – che non vogliamo e non possiamo distruggere”. Sulle presenze dal mondo aggiunge: “Non ci saranno i giovani russi e cinesi, ovviamente, ma ci saranno i ragazzi vincitori delle passate edizioni di Mosca e Shanghai che sono cinesi o russi, ma risiedono all’estero e per noi saranno loro un po’ gli ‘ambasciatori’ di questi Paesi”.