Boom della domanda, caro-energia e stretta sull’import di bauxite lo rendono sempre più costoso. L’alluminio, però, si può anche produrre da scarti post consumo. E, in versione riciclata, diventa amico dell’ambiente.
La tempesta perfetta degli ultimi mesi ha fatto sì che, a febbraio, il prezzo del metallo leggero raggiungesse i 3.236 dollari la tonnellata, con un rialzo netto del 3,3%. “Ora le quotazioni si sono leggermente stabilizzate e hanno un andamento con previsione settimanale, mentre qualche mese fa cambiavano quasi ogni giorno”, fa notare Sergio Vezzoli, CEO della Serfinmec di Passirano, azienda bresciana con esperienza trentennale nel campo delle fusioni, delle finiture e dello stampaggio di prodotti in alluminio e lega di zama. “Al momento la Cina, uno dei maggiori produttori a livello mondiale, ha i porti ancora chiusi e, in parallelo, si è anche registrato un lieve calo degli ordinativi europei: sta di fatto che, se a luglio 2021 il pane di alluminio veniva venduto a 1,80-1,90 € al Kg, a inizio 2022 ha avuto picchi fino a 3,50. Se l’andamento della domanda continuerà a essere di questa consistenza, per evitare speculazioni servirà un riassetto strutturale del mercato di riferimento”.
DOPO OSSIGENO E SILICIO, E’ IL TERZO ELEMENTO PIU’ DIFFUSO SULLA CROSTA TERRESTRE
Simbolo Al, peso atomico 26,98 e numero 13 sulla tavola periodica, l’alluminio oggi vive una seconda giovinezza, dovuta alle sue peculiarità tecnico-estetiche e alla percezione diffusa che sia un materiale green: basti dire che anche Jovanotti ha dichiarato che ai Jova Beach Party dell’estate 2022 l’acqua sarà distribuita in lattine di alluminio, “che è un materiale intelligente e facilmente riciclabile”. Il terzo elemento più diffuso sulla crosta terrestre, di cui costituisce circa l’8%, ha davvero tutte le caratteristiche per candidarsi a diventare uno dei pilastri della transizione ecologica. In natura è presente in molti minerali (in primis la bauxite) e si distingue, oltre che per la leggerezza, per essere un ottimo conduttore di elettricità e calore. Non solo: l’alluminio è malleabile, duttile, flessibile, ignifugo e, se esposto all’azione di un ambiente ossidante, forma sulla superficie una pellicola che lo protegge dalla corrosione. Ma, soprattutto, è riciclabile all’infinito. Ci sarà un’altra faccia della medaglia? “Il metodo estrattivo elettrolitico dalla bauxite è 25 volte più energivoro rispetto alla produzione che avviene nei forni a gas a partire da scarti e rottami”, spiega Mauro Favaretto, CEO di Fonderie Pandolfo e COO di Pandolfo Alluminio di Rubano, Padova, leader nel settore della produzione di alluminio secondario partendo da rifusione. Il gruppo Pandolfo è dotato di stabilimenti che interessano la filiera completa, iniziando dalla fonderia a Maniago in provincia di Pordenone e continuando con gli stabilimenti di Lentiai e Feltre in provincia di Belluno dove avvengono l’estrusione, le lavorazioni meccaniche e le finiture di verniciatura e anodizzazione. L’approntamento della materia prima sotto forma di billette si realizza attraverso un processo di rifusione dell’alluminio proveniente dal mercato del riciclo. “La nuova frontiera è quella di creare stabilimenti virtuosi, dotati di tecnologie all’avanguardia in linea con i criteri di sicurezza e salvaguardia ambientale. I nostri impianti di produzione hanno implementato un sistema di post combustione e rigenerazione dei fumi capace di ridurre al minimo i consumi energetici, e un sofisticato sistema di aspirazione e filtrazione permette di rispettare le più restrittive normative europee in termini di emissioni”. In Pandolfo si utilizza materiale post consumer fino all’85%: “Riqualifichiamo e purifichiamo il materiale proveniente da tutto il mondo per ottenere nuovo alluminio ecologico di altissima qualità. Di ogni fase di lavorazione siamo in grado di conoscere e certificare la carbon footprint o impronta di carbonio, il parametro che stima le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un processo produttivo, espresse in tonnellate di CO2 equivalente: più alto è questo valore e maggiori sono gli impatti ambientali. Sempre più clienti, guidati da architetti e designer, introducono come specifica di acquisto obiettivi in termini di riduzione dell’impronta di carbonio: la nostra è pari a 1,8 Kg di CO2 per Kg di alluminio prodotto rispetto ai 20 dell’alluminio di provenienza asiatica e al 4 del più ecologico alluminio europeo prodotto da elettrolisi”.
CAPACE DI RISPONDERE ALLE NECESSITà ABITATIVE POST-PANDEMIA
Lavorare con l’alluminio oggi rappresenta un vantaggio competitivo non da poco. A patto di essere in linea con le tecnologie: “Tutti i nostri impianti per la lavorazione dei profili di alluminio sono 4.0 e di ultima generazione. Il 65% dell’alluminio che utilizziamo è riciclato e proviene da fonderie italiane, e ogni anno ne vengono avviate al riciclo 130 tonnellate”, Davide Malberti, CEO di Rimadesio, l’azienda di Giussano dove, dal 1990, l’alluminio rappresenta, insieme al vetro, il materiale-guida delle collezioni. “Dal 2015 il processo di verniciatura è realizzato internamente solo con vernici idrosolubili. Ecolorsystem è la gamma di laccature utilizzata da Rimadesio, composta al 100% da vernici all’acqua, prive di sostanze nocive per l’uomo e l’ambiente”. L’emergenza sanitaria e il distanziamento sociale ci hanno costretto a ripensare la gestione degli spazi: uffici condivisi, sale di ristorazione, open space e ambienti privati sono stati rimodulati in funzione di nuovi criteri di praticità, sicurezza e privacy. “Le porte scorrevoli in alluminio Rimadesio si sono dimostrate perfette per riscoprire la qualità dell’abitare. Per dividere gli ambienti e garantire massima trasparenza e luminosità, abbiamo introdotto nuovi vetri ma anche similpelli, essenze, tessuti e le esclusive superfici in Litech. Il nostro concetto di lusso è legato all’ecosostenibilità delle materie prime ma anche al fatto di poter realizzare prodotti personalizzati al 100%”. E l’alluminio consente tutto questo.