E’ uno dei temi che sta più a cuore alle grandi star dell’architettura di tutto il mondo: il social housing. La sfida è progettare alloggi belli esteticamente, ma soprattutto sostenibili e green.
C’era una volta la ‘casa popolare’, quel modello abitativo fatto per lo più di casermoni senza arte, vecchi complessi grigi diventati presto il simbolo di un degrado culturale e sociale. E non c’è bisogno di scomodare la sociologia per capire che il degrado porta solo altro degrado, spesso intrecciato a marginalità ed abbandono. É così che il ‘social housing’», che oggi non equivale più solo al banale concetto di ‘case popolari’, ma ha subito un ‘rebranding’ dovuto a molti fattori, non ultimo il welfare sociale, è divenuto nel tempo uno dei temi che sta più a cuore alle grandi star dell’architettura internazionale. Abitare nel bello (e non necessariamente costoso) significa vivere molto meglio. Così, in ogni parte del mondo i nuovi progetti concentrano massima cura e visione di un nuovo modo di abitare e di vivere che non può essere basato solo sull’elitario benessere economico, la qualità, nelle nuove politiche abitative è imprescindibile anche quando i budget sono limitati.
UNO SGUARDO INTERNAZIONALE
Ne è un esempio l’ultimo grande progetto nato a Eindhoven firmato da Studio Stefano Boeri Architetti di un nuovo Bosco Verticale, il ‘Trudo Vertical Forest’. Un edificio ‘verde’, sia dal punto di vista dei materiali sia per la presenza di forestazione. L’edificio alto 75 metri ospita 125 appartamenti in affitto a prezzo calmierato. Il giardino è sui balconi con 10.000 piante di diverse specie, tra alberi e cespugli. La torre di social housing di Eindhoven rappresenta una grande opportunità di combattere il cambiamento climatico e, nel contempo, risolve il problema degli alloggi interpretando bene l’idea della forestazione urbana. Secondo uno studio specifico, ogni anno la foresta verticale assorbirà oltre 50 tonnellate di CO2 e oltre 13 tonnellate di ossigeno. Ma gli esempi architettonici di social housing a cui ispirarsi sono diversi nel mondo.
SEMAFORO VERDE A DUBAI PER POLITICA ABITATIVA A BASSO REDDITO
Anche a Dubai è stato recentemente il via libera a una politica abitativa a basso reddito. Si attende solo che il governo degli Emirati Arabi Uniti definisca formalmente il termine ‘basso reddito’. A Parigi lo studio di architettura ‘Atelier du Pont’ ha realizzato il progetto di 34 appartamenti riqualificando un’area periferica, a Bondy. L’edificio di tre piani è a ferro di cavallo con una corte verde al centro, che permette l’affaccio degli alloggi su uno spazio di socialità. Il progetto di social housing della periferia parigina è pensato come fosse una ‘grande casa’ comune a tutti. In cotto bianco sul fronte strada e sui prospetti esterni, rivestimento in legno sul fronte interno che affaccia sulla corte. Sostenibilità e grande utilizzo del legno sono i principali elementi dell’intervento realizzato in Danimarca. L’architetto danese Bjarke Ingels ha disegnato un complesso residenziale di 6.800 metri quadrati per l’associazione Lejerbo che in Danimarca si occupa di 40mila alloggi a prezzi calmierati soprattutto per giovani, anziani e famiglie più disagiate. Per il centro di Dortheavej, Nord-Ovest di Copenaghen, in un quartiere multiculturale, l’architetto ha progettato una struttura che si sviluppa su 5 livelli, con 66 residenze sociali: case con soffitti alti tre metri, vetrate a tutt’altezza per la luce, dimensioni degli appartamenti che variano fra i 60 e i 100 metri con costi di 1300 euro al metro quadro. I materiali utilizzati sono legno e calcestruzzo, con colori chiari sia all’interno che all’esterno dell’edificio. I box prefabbricati sono stati messi uno sull’altro, ricavando degli spazi accessori e ampliando le zone del soggiorno-cucina, che affacciano tutte sul verde.
EFFICIENTI, MULTICULTURALI E INCLUSIVI
Nella ex caserma Zieten-Kaserne a Göttingen, Germania, lo studio di architettura Sergio Pascolo ha costruito 100 nuove abitazioni sociali, disposte in quattro corpi di fabbrica con 13 edifici modulari, conosciute come ‘Case rosse’. L’attenzione all’efficienza energetica è stata affrontata già nella definizione architettonica dell’involucro: l’orientamento est-ovest dei fronti principali ha determinato il diverso trattamento delle facciate. Il lato ovest ha un sistema di logge con superficie vetrata, protetta dal sole nelle ore più calde, che consente di sfruttare il soleggiamento delle ore serali. Ogni corpo di fabbrica è costituito da un’aggregazione di abitazioni. Uno dei corpi di fabbrica, l’edificio di testa, ospita appartamenti dedicati a persone con disabilità. Con tutti i servizi per attività comuni, sale da pranzo e di ritrovo. Al piano terra del grosso complesso si trovano negozi e un ambulatorio medico a servizio di tutto il quartiere.
Il progetto ‘Honeycomb’ realizzato dallo studio Ofis arhitekti, vincitore di un concorso convocato dallo ‘Slovenia Housing Fund’, un programma gestito dal governo che fornisce appartamenti a basso costo per le giovani famiglie, è risultato il migliore sia per questioni economiche, razionali e funzionali, e per la flessibilità degli alloggi. Si tratta di blocchi che compongono il complesso edilizio con vista della baia da un lato e delle colline circostanti dall’altro. La struttura esterna protegge il balcone e l’appartamento dalla vista, ma grazie alla sua semitrasparenza consente ai proprietari di godere la vista della baia. Lo studio danese Cebra, insieme allo studio olandese Search e all’architetto francese Louis Paillard hanno realizzato il complesso residenziale ‘Iceberg’ nella nuova area di sviluppo di ‘Aarhus Docklands ad Aarhus’, in Danimarca. Il porto di Aarhus ha consentito di progettare lo sviluppo della città in modo socialmente sostenibile, rinnovando il vecchio terminal container abbandonato per trasformarlo in un quartiere popolato da diverse attività culturali e sociali, e diverse tipologie abitative. Il progetto Iceberg conta 200 appartamenti per diversi profili economici e sociali. Il complesso residenziale ha vinto una sfida difficile: il conflitto fra i metri quadrati disponibili per edificare e i limiti di altezza del sito.