Riciclo e fine vita, nuovi comportamenti d’acquisto e d’utilizzo, innovazione e ricerca. Sono alcune delle sfide necessarie per i progettisti, perché il mercato le richiede. Ne parlano Lorenzo Damiani e Marc Sadler
Cambia il modo di acquistare e utilizzare i prodotti e i servizi. Le ricerche di mercato parlano di nuove generazioni meno inclini al possesso e sempre più attente alle proposte di utilizzo di un bene e dei servizi che lo accompagnano, a cominciare dal noleggio. Torbjorn Loof, ceo di Ikea, ha recentemente confermato l’avvio di un progetto di rent dei sistemi di arredo in tutti i paesi europei da parte della multinazionale svedese. La gdo, per ora sono in nord Europa ma con ottimi riscontri, propone, invece, la possibilità di acquistare arredi, e non solo, di seconda mano, di buona qualità e rigenerati. Potremmo quindi essere arrivati ad un cambio di paradigma, spinto da una offerta sempre più vasta di prodotti, spesso percepiti come equivalenti, e che si rivolgono a mercati saturi. Il nostro paese si conferma primo a riciclare in Europa ma, a valle, questo comportamento virtuoso non funziona: i prodotti rigenerati continuano a non piacere molto, costano di più e spesso non hanno le stesse performance di quelli nuovi. Ci guidano in una overview di esperienze progettuali e produttive, Lorenzo Damiani, degno erede dei maestri italiani del design e testimonial, con il suo lavoro, di quanto etica e progetto siano due facce della stessa medaglia, e Marc Sadler, pluripremiato Compasso d’Oro, sperimentatore nel campo delle plastiche e, più in generale, appassionato di innovazione di processi e materiali.
GREEN VS TRADIZIONALE
“Non penso sia questo il tema”, ci dice Marc Sadler, “Ma noi progettisti abbiamo l’obbligo di porci delle questioni e di accompagnare le aziende in un ragionamento che sia strategico rispetto alle azioni in campo e alla sostenibilità del processo e dei prodotti realizzati”. Spesso la proposta “green” risulta meno convincente di quella “tradizionale”. È successo a Sadler per il sistema di imbottiti Haneda di Désirée. Per questa produzione sono stati scelti materiali naturali, dal lattice a tutti i rivestimenti; ma il costo più alto rispetto alle linee di prodotto a catalogo ha portato gli acquirenti a praticare una scelta rassicurante e che confermava il posizionamento del marchio. “Quando si parla di grandi produzioni, ci troviamo spesso ad un paradosso”, replica Lorenzo Damiani, “I ricambi costano di più dello strumento, con il risultato che non siamo incentivati a riparare ma a buttare”. Non è più possibile intervenire su un dispositivo elettrico, su un apparecchio domestico, non si sa più come aprirlo e intervenire per la riparazione significa farne decadere la conformità a scapito della sicurezza. Sicuramente una inversione di tendenza potrà essere sostenuta da scelte industriali condivise e da forti incentivi pubblici, “Ma per noi designer”, conferma Damiani, “Questi temi sono ineludibili e molto possiamo fare per accompagnare le aziende in una direzione più consapevole”. Le strade posso essere le più diverse.
TECNOLOGIA E NUOVE POSSIBILITÀ
Le tecnologie e i processi consolidati possono essere rivisti in ottica di ottimizzazione. Così è successo a Sadler che ha realizzato per Listone Giordano pavimento di legno Fabric. “Siamo partiti da una tecnologia e un sistema di rivestimento di legno molto performante per spingerlo verso una maggiore resistenza meccanica, con una attenzione spasmodica alla essenzialità del materiale e al minor spreco nel suo utilizzo”. Stesso approccio quello di Lorenzo Damiani che per l’azienda Da a ha progettato la panca Benna, una seduta prodotta con lo stampo utilizzato per fabbricare le benne delle macchine movimento terra. “La novità è che stiamo realizzando questo sistema anche in alluminio per aggiungere un tema di massima riciclabilità alla già raggiunta massimizzazione della produzione”, ci anticipa Damiani.
INVENTARE I MATERIALI
È una consuetudine di questi anni quella di “inventare” i materiali reimpiegando gli sfridi di lavorazione. È il caso del Plastic Wood – realizzato con scarti di legno e polimeri rigenerati – utilizzato da Sadler per progettare una gamma di rivestimenti per esterni. E sempre Sadler, con Magis per il sistema di tavolini Happy Hour, ha lavorato alla definizione di un materiale creato con gli scarti derivanti dai forni per la fusione della ghisa, unito ad un tecnopolimero. Materiale impiegato anche per la produzione dei bilanceri delle lavatrici e che garantisce elevate prestazioni di resistenza e stabilità per il suo utilizzo in spazi open air. Per Metalmobili Sadler ha disegnato le sedie Nassau e Palau, quest’ultima sarà presentata al prossimo Salone. Il materiale termoplastico utilizzato non ha additivi (vetroresine o altre fibre) e quindi non ha impedimenti al riciclo totale. L’unico inserto in fibra di vetro è il bracciolo che è rimovibile. La totale riciclabilità è una caratteristica dai materiali naturali, sempre più preziosi e da tutelare, come i territori di provenienza. “Le aziende del comparto del marmo con le quali lavoro da molti anni, ci dice Lorenzo Damiani, “Spesso trovano più conveniente scavare il marmo con una fresa, non ottimizzando il materiale ma risparmiando costi in termini di manodopera e di tempo”. Sulla scorta di questa esperienza, per Luce di Carrara (marchio del Gruppo Henraux) ho lavorato sul processo disegnando la collezione Monolithos di oggetti per il bagno che derivava dagli sfridi di lavorazione di un pezzo più grande di materiale, con il quale si produce una vasca, sempre su mio progetto.
LA SFIDA DEL FINE VITA
“Due sono le ipotesi che mi piacerebbe sperimentare con le aziende”, ci dice Marc Sadler, svelando che con alcuni soci sta lavorando ad un marchio dell’arredo che pone il tema della sostenibilità come questione centrale del sistema di processo, di prodotto e di vendita, pensando anche al ritiro dell’usato e alla sua rigenerazione o smaltimento. “La prima è quella di dotare alcuni materiali di una sorta di orologio interno. Pensiamo al PET, che ci sopravvive per molti anni, ma che risponde bene alle performance che alcuni comparti industriali gli chiedono”. Se invece l’obsolescenza fosse programmata, garantendo che il materiale può essere ridotto a scarto riutilizzabile dopo un tempo definito, questo modificherebbe sostanzialmente l’economia industriale e le ricadute sull’ambiente. “La seconda ipotesi è quella di lavorare a tipologie di materiali a basso impatto e riciclati portandoli a certificare le medesime performance e matericità dei competitor, equiparandone i costi; non ci sarebbero più dubbi sulla scelta”. Possono esserci materiali di nuova invenzione, naturali, riciclati. E poi c’è un mondo di semilavorati che affascinano da sempre Lorenzo Damiani. “Per la collezione Boboli di Pusterla Marmi, lavorando con un artigiano, abbiamo utilizzato i sassi che abitualmente decorano le aiuole e le rotonde stradali. Li abbiamo assemblati e fresati dandogli una nuova identità e maggiori possibilità di trovare interesse da parte di un pubblico di acquirenti”. Un caso esemplare, sempre per Damiani, è stato il lavoro fatto per la Fornace Luigi Fornasier a Murano. Gli artigiani del vetro buttano in grandi cassoni gli scarti delle lavorazioni e dei conciami che sono considerati rifiuti speciali dal D.Lgs. 152/2006 e che quindi vanno smaltiti. Io ho pensato a delle ciotole che isolassero questi scarti di lavorazione in una camera di doppio vetro soffiato, confinandoli ermeticamente e consentendogli di avere una nuova vita. Il lavoro sui temi del recupero e del riciclo fanno parte di percorsi di sperimentazione e revisione dei processi, che i designer condividono con le aziende; sono piccole e grandi avventure dove capacità e impegno non sono però sufficienti. Bisogna anche saperle raccontare, fare percepire al mercato e al pubblico di acquirenti, il valore delle scelte fatte e le ragioni per acquistare spesso ad un prezzo più alto.