Tanti sono, secondo Assomarinas, quelli in arrivo nelle nuove marine dislocate lungo tutto lo Stivale e studiate come luoghi dotati di servizi nautici e commerciali. Partendo da una base di 160mila, si tratta di un balzo considerevole. Ma se l’Italia dei cantieri navali appare in pieno recupero, quella del turismo nautico appare ancora appesantita dalla lunga crisi. La ripartenza inizia dalla Sicilia
In Italia ci sono circa 20mila nuovi posti barca in arrivo. Tanti? Tantissimi, se si pensa che a oggi, secondo i dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e pubblicati nell’ultima edizione dello studio sullo stato dell’arte del settore (presentato ogni autunno), ne abbiamo meno di 160mila in tutto, con relative strutture di accoglienza. Il dato è ufficiale e si riferisce al 2017, perciò non prende in considerazione le recenti inaugurazioni. Secondo le stime di Assomarinas, l’associazione dei gestori di porti che fa capo a Federturismo (Confindustria), i posti barca attuali sarebbero di più, all’incirca 170mila, e il numero sale a circa 200mila nel caso in cui al conteggio ufficiale si aggiungano gli ormeggi che esulano dalla collocazione tradizionale in porto, ovvero in abitazioni private e acque non censite.
LA ZAVORRA DELLA CRISI
I numeri sono numeri, e raccontano solo una parte della realtà legata al mondo della nautica. In Italia risultano iscritte 97.513 unità da diporto delle quali 74.423 registrate negli Uffici Marittimi Periferici delle Capitanerie di Porto (circa 990 in meno rispetto al 2016). Facendo le debite proporzioni, i posti barca sono quasi il doppio e il settore, seppur in miglioramento rispetto ai momenti più bui della nautica italiana, non si può ancora dire pienamente fuori dal guado. Quando parliamo dei momenti più bui, ci riferiamo al periodo compreso dal 2010 al 2015, quando il mercato della nautica arretrò del 30%, pur arrivando già da un biennio molto negativo (2008-09).
“Il giro d’affari dei porti turistici ha dovuto far fronte negli anni di crisi a un crollo complessivo del 35% – racconta a Pambianco Design Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas – che ha portato molte delle strutture già esistenti a trasformarsi in Non performing loans (prestiti concessi dalle banche a soggetti considerati a rischio per il peggioramento della propria situazione economica e finanziaria, ndr): in totale, sono circa un miliardo di euro di ritardi nelle coperture finanziarie verso i porti turistici italiani”. Una situazione complessa, che ha reso più difficile la successiva possibile ripartenza, data la zavorra iniziale. Eppur si muove… “Gli istituti di credito stanno cercando di risanare i porti, ma ci sono anche altri segnali positivi. Negli ultimi quattro anni, il turnover è migliorato. Parliamo di un recupero del 10%, anche se l’andamento attuale resta mediamente inferiore del 25% al turnover pre-crisi. Le immatricolazioni di nuove imbarcazioni aumentano troppo poco: nel 2008 se ne facevano 4800 all’anno, mentre oggi siamo solo a quota 900, ed il 30% di queste barche è destinato al charter ossia al noleggio nautico. Questo perché la classe media italiana trova più vantaggioso l’affitto di una imbarcazione piuttosto che l’acquisto”.
UN LENTO RECUPERO
Dopo la crisi, pertanto, qualche segnale di ripresa lo si rivede, ma il mercato interno continua a rappresentare uno dei nervi scoperti del settore e ancor più un’opportunità mancata, considerando le potenzialità immense dell’Italia. Invece il recupero è avvenuto più in termini cantieristici che turistici. “I numeri sono ancora bassi”, ammette Perocchio. Secondo il presidente di Assomarinas, oggi il tasso di occupazione dei porti turistici italiani si aggira sull’80%, il che significa che una quota abbastanza elevata di posti resta tutt’oggi vacante. E la differenza tra l’offerta e la domanda è dovuta probabilmente all’indebolimento della classe media italiana, ben visibile anche dal numero di patenti nautiche rilasciate annualmente: prima della crisi erano 35mila, ora 15mila. Senza dimenticare poi i problemi di natura politica e burocratica che hanno inferto un ulteriore colpo al sistema dei porti turistici italiani. “C’è il discorso dell’aumento dei canoni demaniali del 2007: per un errore normativo, si è ritenuto di dare applicazione anche alle concessioni avvenute prima di quella data. Morale: attualmente ci sono 25 marine italiane in contenzioso con lo Stato. A questo poi si aggiunge l’inasprimento dei tributi locali con Imu e la tassa rifiuti”, riferisce il presidente dell’associazione. Nella pratica, questo si è tradotto in una difficile gestione finanziaria da parte di alcune strutture esistenti. “Marina di Ravenna ha un buco finanziato di 45 milioni di euro, Marina di Pisa sta cercando di raggiungere un concordato per 70 milioni di euro”, ricorda Perocchio. “Lo sviluppo dei porti turistici non segue ragioni di mercato. Ecco perché bisogna seguirlo con molta cautela. Siamo dell’idea che sia necessario dare corso ai progetti che già avevano avuto conferma urbanistica e ottimizzazione di siti esistenti, ma occorre valutare con cautela ogni tipo di progetto perché, anche a livello europeo, i numeri del mercato nautico non evidenziano una grande crescita, anzi… Ed è vero che l’Italia è meta di un turismo importante e che anche i polacchi o i francesi scelgono di far ormeggiare la loro imbarcazione nei porti turistici italiani; ma in fin dei conti, quanti sono? Parliamo di poche decine di migliaia di persone. Nel Mediterraneo, comprese le Isole Canarie – aggiunge il presidente di Assomarinas – oggi l’offerta di posti barca arriva a 500mila. Significa che l’utenza proveniente dal Centro Europa, che come detto si mantiene sulle poche decine di migliaia di persone, si trova davanti un’offerta vastissima”. E la tassazione italiana, va ricordato, non è delle più convenienti. “Molti italiani hanno scelto di andare verso coste straniere, dalla Grecia alla Corsica, fino alla Costa Azzurra”.
SICILIA AL CENTRO
Guardando al futuro, parrebbe giunto il momento di rilanciare il turismo nautico con la creazione di nuovi posti, sfruttando le caratteristiche geografiche di un Paese che ha più di settemila chilometri di coste a disposizione. E i lavori in corso interessano soprattutto il centro-sud, a partire dalla Sicilia che rappresenta una delle regioni più interessate dal nuovo sviluppo. Ai 2.245 posti barca realizzati nell’ultimo decennio, si aggiungeranno i 4.930 attualmente in costruzione in undici località dell’isola e i 9mila in fase di gara in 25 centri. Tra le ultime inaugurazioni, quella del porto turistico di Capo d’Orlando, in provincia di Messina, di due anni fa: un imponente bacino portuale con 553 ormeggi per imbarcazioni fino a 45 metri di lunghezza all’interno di una struttura di alto profilo estetico con bar, enoteche, boutique, ristoranti, lo ship-chandler, un supermercato e la lavanderia self-service ai quali si aggiungono servizi di lusso come lo Yacht Club, un boutique hotel con 14 suites con piccolo centro benessere, una sala congressi e un ristorante per banchetti. Il suo punto di forza? Capo d’Orlando è base charter di partenza e arrivo per le isole Eolie. Tra i nuovi progetti in corso d’opera, invece, compare quello di Marsala. La tempistica prevede il taglio del nastro il prossimo anno, ma della necessità di una nuova marina turistica nella località in provincia di Trapani se ne parla da più di cinque anni. E la posizione di Marsala appare strategica: è vicina alle isole Egadi, a Pantelleria, si collega con gli aeroporti internazionali di Trapani e di Palermo e con le principali località turistiche del territorio (Erice, Selinunte, Segesta, Palermo). Nel progetto, il Marina di Marsala viene definito un porto perfettamente integrato con il centro storico cittadino (Marina City) e prevede un’accoglienza nautica di oltre mille posti barca, per yacht fino a 75 metri, alla quale si aggiunge un’importante offerta di servizi turistici: club-house, piscina, solarium, ristorazione, negozi, agenzie, cantieri nautici, cala di alaggio con travel-lift, officine nautiche (veleria, ebanisteria, meccanica ed elettronica), servizi igienici e parcheggi.
“Le nuove strutture in arrivo sono diffuse in tutto il Paese. Tra i nuovi progetti di porti turistici – ricorda il presidente di Assomarinas – sono da ricordare quello di Siracusa, la Marina di Archimede, il Porto della Concordia a Fiumicino, la Marina di Gaeta nell’omonimo comune laziale, mentre in Abruzzo è in costruzione la Marina di Francavilla”. Si tratta di strutture che, nei piani originali, puntano a integrare servizi navali con un’offerta commerciale che va al di là della nautica. L’idea è quella di ricreare degli spazi vivibili, una sorta di luoghi di aggregazione oltre ad approdi per le barche. Ma, c’è da sottolineare, al momento si tratta di progetti ancora lontani dall’essere ultimati e che scontano una serie di vicissitudini burocratiche tali da aver rallentato l’esecuzione dei lavori. Nel caso del porto turistico di Fiumicino – progettato per 1.400 posti barca turistici, 6.600 metri quadri di residenziale e 21.000 metri quadri di terziario, cantieri nautici e servizi – l’opera è finita al centro di un’inchiesta della Procura di Civitavecchia per frode in pubbliche forniture. I progetti, quindi, non mancano, ma servono le garanzie necessarie perché, anziché rappresentare un volano per lo sviluppo del turismo, non si trasformino in altre cattedrali nel deserto.