In Italia due imprese familiari su tre stanno ‘passando il testimone’ alle nuove generazioni. spesso tra molte difficoltà. Poliform ha messo in campo la sua personale formula, frutto di un buon governo che dura da 50 anni
Poliform campione di governance. L’azienda di design ha messo a punto una formula per il passaggio generazionale che si candida a diventare una vera e propria best practice. Lo ‘schema 3+3’ prevede che i tre attuali amministratori delegati scelgano – e lo hanno già fatto – i loro tre diretti successori tra i figli, che in tutto sono otto. Un trasferimento di competenze ‘di padre in figlio’ reso possibile da un assetto imprenditoriale che in cinquant’anni non è mai cambiato. Così come sono rimasti sempre gli stessi i valori legati alla gestione. Alla guida dell’azienda, portabandiera nel mondo del design made in Italy, anzi made in Brianza, sono Alberto Spinelli, Aldo Spinelli e Giovanni Anzani, un triumvirato che ben lungi dall’assomigliare ai suoi più noti predecessori di epoca romana, che ebbero vita breve, è saldamente alla guida, e fa crescere e scommette sui propri successori, esponenti della terza generazione delle famiglie, in quota parte.
I TRIUMVIRI
“Siamo tre cugini – ricorda Giovanni Anzani – subentrati nel 1970 alla guida dell’azienda artigianale fondata dai nostri genitori nel 1942. Inizialmente non ci conoscevamo. Allora io avevo 20 anni ed ero minorenne. Ho dovuto chiedere l’emancipazione al Tribunale dei minori. Alberto tornava da militare e Aldo stava finendo la scuola a Firenze. Ai tempi facevamo addirittura gli assegni a firma doppia, perché non ci conoscevamo. Fui io a proporre ad Alberto di fare il presidente. Aveva quattro anni più di me e Aldo due in più. Decidemmo poi di essere tutti e tre presidenti a turno. E così è stato. Da allora possediamo ciascuno il 33% dell’azienda”. E la governance è sempre stata quella “di pensare sempre a tre teste”. In continuità con una gestione di successo, oggi ogni famiglia nomina il suo potenziale successore: “Noi tre amministratori delegati formiamo tre giovani ai quali dare una visione completa dell’azienda. Gli altri figli sono specializzati in un ramo. Insomma, siamo ben strutturati e questo ci fa ben sperare nel futuro. Da parte loro riceviamo molto entusiasmo e voglia di fare”.
IPO? NO GRAZIE
Il capitale sociale è interamente in mano alle famiglie. Nessun fondo ha fatto ingresso anche se “in tanti tutti i giorni bussano alla porta”. No a fondi e private equity, dunque, e no a una ipotesi di Ipo: “sicuramente non andremo in Borsa, troppi vincoli” confessa Anzani. “I cda da noi si fanno alla sera mentre stiamo andando a casa. E in 50 anni non abbiamo mai assistito a uno sciopero, mai fatta un’ora di cassa integrazione, mai licenziato nessuno. Anche nei momenti difficili abbiamo sempre fatto straordinari. Da questo punto di vista, siamo una famiglia alla vecchia maniera che crede nel welfare aziendale”.
Nessuna ipotesi di quotazione, dunque, ma nemmeno di aggregazioni con altre realtà. Piuttosto, in linea di principio non sono escluse, anche se non sul tavolo al momento, acquisizioni. “Non crediamo nelle aggregazioni e nei consorzi” confessa Anzani, che imputa al “dna italiano” la impossibilità di dare vita a poli industriali per via aggregativa. Però, “possiamo fare delle acquisizioni”. Già 20 anni fa Poliform ha inglobato Varenna, brand di cucine alto di gamma, e dallo scorso ha unificato il marchio sotto il cappello Poliform. “Questa – evidenzia Anzani – è la dimostrazione della capacità dell’azienda di sapersi muovere a 360 gradi, di potere arrivare al monobrand”. Marchio unico che comprende anche gli imbottiti, un settore “che oggi ci sta dando ottimi risultati. Di fatto siamo già un polo industriale”
MADE IN BRIANZA 100%.
Quando venne fondata, Poliform era realtà come ce ne erano tante in Brianza. Nel tempo “da 35 dipendenti siamo passati ai 650 di oggi in Italia e altri 120 nelle controllate” tiene a ricordare Anzani. Che sono Poliform Uk, Usa, China (aperta nel 2019), Asia Pacific con sede a Hong Kong e la Poliform Qatar. L’azienda ad oggi ha 6 stabilimenti per un totale di 140mila metri quadrati. Tutti concentrati intorno allo stabilimento iniziale di Inverigo, l’headquarter. Sempre a Inverigo si trova lo stabilimento produttivo dedicato alla zona giorno; ad Arosio quello che si occupa della zona notte. E ancora, a Inverigo c’è Poliform Lab, spazio dedicato alla comunicazione. Nella medesima sede si trova anche la Poliform Contract: si tratta di uffici che si appoggiano e collaborano con artigiani e piccole industrie locali. Un settore, il contract, che pesa circa 15-20 milioni sul giro d’affari complessivo. Ci sono poi gli stabilimenti che producono le cucine a Lurago d’Erba e gli imbottiti, per i quali nel 2019 sarà l’anno del trasloco nella nuova fabbrica di Anzano del Parco, di 20mila metri quadrati. A tutto questo si aggiungono 5-6000 metri ad Alzate Brianza dove vengono prodotti i complementi d’arredo.
SHOWROOM IN CRESCITA ‘A PASSO DI MONTAGNA’
Per quanto riguarda gli showroom, “sono 85 i monobrand sparsi nel mondo” spiega l’ad, evidenziando che attualmente “in Cina sono 19, ma raggiungeranno quota 24 il prossimo anno”. Il tutto con una media di aperture che “si attesta a 5-6 nuovi spazi l’anno”. Recenti sono le inaugurazioni del secondo showroom a Londra, Vancouver, Amburgo e Guadalajara. A settembre verrà aperto quello di Lione. La crescita degli showroom procede “‘a passo di montagna’: è un trend costante. Dopo il 2008, anno della crisi generale, abbiamo cominciato a espanderci sempre di più nei mercati tradizionali, e dunque in Europa. Poi, quando si è trattato di accelerare, eravamo pronti, avevamo le risorse e le esperienze per andare in quella direzione. Nel 2008 eravamo al 75% del fatturato in Italia e il 25% all’estero. Lo scorso anno, le percentuali erano esattamente ribaltate. Dopo il posizionamento fatto in Europa, abbiamo realizzato la Poliform Usa a New York, che ad oggi ha un fatturato di 27 milioni di dollari grazie ai nostri 4 showroom di proprietà. Un importante giro d’affari è generato attraverso i dealer di Canada, Messico e Centro America, che per noi pesa mediamente il 15% sui 178 milioni del 2018”
NEL 2020 OLTRE 200 MILIONI DI EURO DI FATTURATO
Intanto l’azienda, che ha chiuso il 2018 a 178 milioni di euro (escluso il fatturato di Poliform Usa e Poliform Uk), continua a investire una media di 10-12 milioni l’anno in innovazione. Tutti posizionati in 5 località della Brianza. Nel 2020 Poliform punta a superare i 200 milioni di fatturato, nel rispetto del target di piano (esclusi i fatturati Uk e Usa e delle società estere).