Realizzato da Deloitte e commissionato da Confindustria Nautica, il rapporto ‘The state of the art
of the global yachting market’ certifica lo stato di ottima saluto del comparto italiano della nautica
da diporto. Diversi i dati che bene raccontano proprio lo stato dell’arte del settore: il primo è il
valore complessivo della produzione di nuove imbarcazioni che nel 2021 ha raggiunto i 3,6 miliardi
di euro, con un aumento del 34% rispetto all’anno prima. Un giro d’affari importante che ha
contributo al Pil nazionale per poco meno del 3%: anche questo un dato che conferma la crescente
competitività della nautica italiana e la forte fase di espansione del comparto. L’ultimo è la stima
del giro d’affari consuntivo previsto sempre per i cantieri della Penisola per il 2022: è pari a 4,3
miliardi di euro e quindi in crescita ulteriore, soprattutto grazie a una raccolta di ordini per nuove
imbarcazioni che non si è mai arrestata negli anni precedenti, nemmeno nei momenti più bui della
pandemia.
Per inquadrare meglio il peso dell’Italia nel mercato mondiale della cantieristica nautica il report
Deloitte spiega che nel 2021 il valore complessivo è stato di 52 miliardi di euro, in crescita
anch’esso dell’11% rispetto al 2020 e in crescita aggregata anche nel periodo 2014-2021 di un
altro 10%, a ulteriore dimostrazione di una grande resilienza all’impatto della pandemia. Questo
mercato mondiale, dal punto di vista territoriale, vede circa il 70% del valore appartenere a
cantieri di Nord America e Europa, mentre all’Italia spetta un interessante primato, quello per il
segmento dei superyacht. Nel 2021 infatti i cantieri della Penisola sono stati leader di mercato
nella produzione di yacht da 30-50 metri (con un posizionamento consolidato sui superyacht semi-
custom con una lunghezza media pari a 43 metri circa). Se in totale nello stesso anno il comparto
dei superyacht ha registrato la consegna di 160 unità sopra i 30 metri e un portafoglio ordini di
509 unità per un valore complessivo stimato a 14,4 miliardi di euro, l’Italia ne rappresenta il primo
produttore con una quota pari al 50%.
E il futuro? L’analisi Deloitte spiega che la previsione è che saranno ancora i cantieri di Europa e
Nord America a guidare la crescita nel 2023 e oltre. Gli italiani comunque lavorano per consolidarsi
ulteriormente e da tempo si stanno attrezzando a ‘timonare’ una crescita ragionata del comparto.
“Ferretti Group ha da tempo iniziato un percorso di manageralizzazione – spiega il CCO Stefano de
Vivo, a margine della presentazione dello studio Deloitte -. Pensando al mercato poi il 48% dei
contratti firmati l’anno scorso sono stati con armatori che non avevano mai comprato uno yacht
sopra i 30 piedi. Per noi l’outlook è buono, ma per ridurre il rischio geopolitico cerchiamo di
diversificare il più possibile l’offerta sui vari mercati internazionali”.
Una mano al settore poi la può dare e la sta dando l’ingresso dei fondi, come dice Fabio
Planamente, CEO di Cantiere del Pardo: “Far salire a bordo un partner, aiuta sicuramente un
cantiere a migliorare i processi e a meglio strutturarsi, non soltanto dal punto di vista finanziario,
ma di visione generale. Il valore aggiunto che ha portato l’ingresso di un fondo nella nostra
azienda è stato quello di avere qualcuno con cui confrontarsi, per analizzare tutti gli aspetti del
modello di business”. Quello della nautica infatti è un mercato che sta cambiando, basti pensare
che l‘età media degli armatori anche di superyacht si è abbassata e non di poco. “Il range dei
nostri acquirenti – spiega Carla Demaria, CEO Bluegame del gruppo Sanlorenzo – è passata da 60 a
48 anni. I clienti più giovani sono molto più attenti alla sostenibilità ad esempio e noi ci stiamo
attrezzando per questo. Senza dimenticare che oggi nel mondo il settore del lusso ha potenzialità
di crescita molto alte, sicuramente nella regione dell’Asia-Pacifico, ma non solo”.