Pedrali, da sempre attenta al tema della sostenibilità ambientale, anche in un periodo in cui la pandemia ha influito sul settore arredo, ha continuato a investire in politiche ‘green’, consapevole della centralità del benessere delle persone a casa, in ufficio e nel mondo hospitality.
Tra gli obiettivi focus dell’azienda, la sostenibilità che Pedrali porta avanti guarda sia ai processi produttivi che al prodotto. A dimostrare questo impegno verso un miglioramento continuo sono i notevoli investimenti aziendali in certificazioni di sistema e di prodotto. L’obiettivo è quello di soddisfare le esigenze del cliente in termini di design, performance, sicurezza e durabilità nel tempo, migliorando continuamente i processi produttivi e le prestazioni ambientali. Tra le certificazioni di sistema spiccano la UNI EN ISO 9001:2015 per la qualità dei processi aziendali e la UNI EN ISO 14001:2015 per una produzione basata su una politica ambientale sostenibile, estese a tutti i processi produttivi. “Siamo un’azienda di produzione e controllando tutto il processo produttivo sappiamo quanto sia importante investire costantemente in impianti e macchinari tecnologicamente avanzati. Ad esempio, noi utilizziamo motori ad inverter, quindi a basso consumo energetico – esordisce Giuseppe Pedrali, CEO dell’azienda fondata nel 1963 dal padre Mario, che oggi esporta in oltre 100 Paesi al mondo – e nel nostro stabilimento di Manzano oltre il 50% dell’energia elettrica che consumiamo è auto-prodotta da pannelli fotovoltaici”.
L’azienda ha recentemente completato lo studio di Corporate Carbon Footprint e ne ha ottenuto la certificazione secondo la norma UNI EN ISO 14064-1:2019. Lo studio misura l’ammontare totale delle emissioni di gas ad effetto serra prodotte, direttamente e indirettamente, dalle attività svolte da un’organizzazione in un determinato intervallo temporale. “È fondamentale poter misurare le proprie perfomance ‘green’ e a farlo deve essere un ente terzo che ne attesti la veridicità. Analizzando quanta CO₂ emettiamo, riusciamo a sapere qual è l’impatto del nostro intero ciclo produttivo sull’ambiente. Questo ci permette di avere dati concreti per definire obiettivi di miglioramento continui, monitorabili e quindi raggiungibili. Ci siamo così dati obiettivi di miglioramento in linea con le guide europee al 2030. Ogni tre anni verificheremo i nostri passi avanti – afferma Pedrali -. In un momento storico caratterizzato da una dirompente ed eccessiva massimizzazione delle risorse ambientali a disposizione, impegnarsi in una politica di responsabilità sociale non significa infatti solo incentrare la produzione e l’etica dei propri prodotti su scelte ‘green’, ma renderla una componente identitaria della propria cultura aziendale, oltre che un vero e proprio obiettivo di business a medio-lungo termine”.
L’analisi è stata condotta sull’attività produttiva aziendale svolta nel corso del 2018 all’interno dei siti produttivi Pedrali di Mornico al Serio, in provincia di Bergamo, in cui vengono realizzati gli arredi in metallo, in materie plastiche e gli imbottiti e di Manzano, in provincia di Udine, adibito alla produzione di arredi in legno. “Ad impattare sulla produzione di CO2 sono soprattutto le materie prime come i metalli (acciaio, ghisa, alluminio) che acquistiamo da fornitori della zona e la plastica che per fondere deve raggiungere temperature molto elevate, fino a 300 gradi, e che quindi implica un forte consumo energetico. Dal 2019 abbiamo cercato di recuperare il calore che produciamo per fondere questi materiali per riscaldare le nostre fabbriche”.
Le emissioni sono individuate e calcolate distinguendo tra quattro differenti fonti. Le emissioni dirette, ossia derivate dalla combustione di gas naturale, da perdita di gas refrigeranti, oppure da combustione di gasolio per autotrazione, utilizzata per la movimentazione dei mezzi aziendali. Le emissioni indirette da consumo energetico, derivate dalla produzione di energia elettrica utilizzata presso i siti aziendali. Le emissioni indirette derivanti dal trasporto di materie prime nel tragitto fornitore/azienda, quelle derivanti dalle perdite di rete relative alla fornitura di energia elettrica oppure dalla produzione di gasolio e gas naturale. Infine, le emissioni indirette di GHG associate ai prodotti, beni e servizi, acquistati e utilizzati dall’azienda.
Analizzando i risultati di questo studio, Pedrali si pone come obiettivo la riduzione del valore di CO₂ emessa nell’ambiente. Per poterlo fare, e poi quantificare e misurare, vengono messe in atto una serie di operazioni migliorative legate alle fonti sopra descritte. Ciò consente di registrare nel corso degli anni un’oscillazione in positivo, ponendosi dei traguardi chiaramente identificabili. “L’obiettivo a medio-lungo termine è di aggiornare costantemente i nostri macchinari per averli sempre più efficienti e performanti con minore impatto di consumo energetico”.
“Naturalmente anche la qualità dei prodotti è fondamentale – aggiunge Pedrali -: la loro durabilità ne riduce l’impatto ambientale e la scelta di materie prime sostenibili è un’ulteriore ‘buona pratica’ che perseguiamo”. L’azienda ha lanciato, infatti, ‘Recycled grey‘, le prime collezioni di sedie realizzate in materiale plastico 100% riciclato composto per il 50% da scarto di materiale plastico post consumo e per il 50% da scarto di materiale plastico industriale. Proposta che proprio in questi giorni sta ottenendo la certificazione di ‘Remade in Italy‘ ovvero una plastica riciclata 100% italiana. “Questo mix consente di avere un prodotto ‘green’ qualitativamente avanzato, capace di garantire performance meccaniche di alto livello. Ricavare il 50% di questo materiale da scarti di post consumo significa selezionare, smistare e recuperare un materiale che altrimenti dovrebbe essere smaltito. E sono necessari test e analisi accurate per far sì che questo diventi una materia prima con la quale realizzare un arredo”, prosegue Pedrali. Il 50% di scarti post consumo rappresenta il limite massimo che permette a questo materiale di garantire al prodotto alti standard qualitativi in termini di resistenza e durabilità, considerato che Pedrali realizza prevalentemente arredi per il contract, sottoposti quindi ad un utilizzo massivo e prolungato.
Per comprovare queste proprietà, anche gli arredi realizzati con il nuovo materiale 100% riciclato vengono sottoposti a test di resistenza, devono dimostrare di sopportare senza conseguenze l’esposizione prolungata alla luce e temperature che vanno da +50° C a -10° C. È altresì necessario che le finiture antistatiche di cui sono provvisti siano semplici da pulire e manutenere, oltre che ottimali da igienizzare e disinfettare, tema particolarmente sentito soprattutto negli ultimi mesi. I prodotti realizzati in questo nuovo materiale sostenibile hanno in comune il caratteristico colore grigio, una colorazione neutra scelta per rendere omogenee e celare le tradizionali imperfezioni proprie di un materiale riciclato. Si chiamano ‘recycled grey’ e sono contrassegnati da una tampografia che riporta l’indicazione ‘100% recycled’, ad indicarne la connotazione spiccatamente ‘eco-friendly’.
Infine, i prodotti Pedrali realizzati in legno sono certificati FSC® C114358, garantendo così la provenienza della materia prima da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. “Il legno, che importiamo soprattutto dall’Europa centrale e orientale e che lavoriamo nello stabilimento in Friuli, è la materia prima che, a livello di CO2, impatta meno: le piante, infatti, crescono in modo naturale e aiutano l’ambiente. Inoltre, vengono tagliate in maniera consapevole dando il tempo al bosco di rigenerarsi, seguendo le direttive forestali dei diversi Paesi”.
A partire dal 2018 inoltre, per le collezioni in legno, vengono utilizzate vernici a base acqua composte per lo più da resine di origine vegetale. “Si tratta di un processo di verniciatura più complesso e costoso rispetto a quello classico con solventi, ma che non emette sostante inquinanti e viene realizzato attraverso un impianto completamente automatizzato”. Composte per il 40% da materie prime provenienti da sostanze vegetali ‘di scarto’, queste vernici realizzate su base vegetale hanno durezza, resistenza chimica e alla luce e lavorabilità industriale paragonabili ai classici prodotti di derivazione petrolifera, ma con una netta riduzione della componente fossile.
Per l’anno in corso Pedrali è ottimista: “Nell’ultimo mese e mezzo abbiamo visto una forte ripresa, siamo fiduciosi che appena ci sarà la ripartenza potremo tornare ai numeri del 2019″.