Intorno al lago d’Orta, in Piemonte, operano 400 aziende con 10 mila addetti che consolidano ricavi per 5 miliardi di euro l’anno. Creando prodotti d’avanguardia che celebrano il Made in Italy e rispettano l’ambiente.
F ra la provincia di Novara e quella del Verbano-Cusio-Ossola, il lago d’Orta, conosciuto anche con l’antico nome di Cusio, è l’epicentro di un territorio universalmente conosciuto per la produzione di rubinetteria e valvolame che si distinguono per qualità, tecnologia e design. Come mai proprio in quest’angolo di Piemonte si è sviluppata una così consistente concentrazione di aziende (sono circa 400, dalle più grandi alle artigianali), che – secondo i dati di Fondazione Edison – nel 2021 ha registrato una crescita del 7,2% con un fatturato che viaggia verso i 5 miliardi euro l’anno e una quota export che sfiora il 90%? “Il distretto del rubinetto e del valvolame nasce da un’antica tradizione di lavorazione dei metalli, attestata nel territorio già alla fine del Quattrocento”, spiega Giulio Pettinaroli, presidente del Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia di San Maurizio d’Opaglio (www.museodelrubinetto.it), un unicum al mondo – oggi è uno dei “Giacimenti del design italiano” individuati dalla Triennale di Milano – nato nel 1995 per raccontare l’evoluzione del distretto industriale cusiano e il rapporto tra l’umanità e l’acqua in ambito domestico e di igiene. “Alla fine dell’Ottocento in quest’area le famiglie di peltrai, ottonai e campanari, che da generazioni lavoravano i metalli, cominciano a costruire nuovi prodotti che trovano un mercato in crescita: sono valvole e rubinetti che fanno la loro comparsa nelle grandi città per poi diffondersi nelle case di villeggiatura e negli alberghi. Dopo la prima guerra mondiale e con l’accelerazione dell’espansione urbana, il mercato cresce in maniera così dinamica che alcune aziende novaresi riescono a piazzare i propri prodotti anche all’estero. L’esperienza maturata come tornitori spinge i giovani a mettersi in proprio, associandosi anche a qualche fonditore esperto: le prime rubinetterie sorgono a Pogno e Gozzano, dove c’è disponibilità di energia idraulica, mentre a San Maurizio d’Opaglio la prima ditta, la F.lli Uberti, viene fondata del 1919, quando l’arrivo della corrente elettrica permette di installare i torni anche lontano dai corsi d’acqua”.
Il boom economico degli anni Cinquanta e la morte del Cusio, resuscitato grazie al liming, che ha risanato le sue acque
Il secondo dopoguerra è caratterizzato da una difficile ripartenza, dovuta ai danni del conflitto mondiale e alla mancanza di materie prime, ma “il boom economico degli anni Cinquanta investe anche il settore della rubinetteria e del valvolame determinando il sorgere di imprese specializzate nella produzione di prodotti specifici di qualità sempre più elevata, sia nel campo della rubinetteria idrosanitaria che della componentistica”. È nella seconda metà del secolo scorso che un evento nuovo mette in subbuglio il distretto: il lago d’Orta viene considerato un lago morto perché, nel corso dei decenni, gli scarichi industriali di varia natura e provenienza lo hanno trasformato nel più grande bacino acidificato al mondo. La reazione delle aziende al disastro è corale e tempestiva: “Già negli anni Ottanta le imprese della zona avevano introdotto sistemi di controllo e recupero dei reflui, costituendo un apposito consorzio di smaltimento”, precisa Pettinaroli. “Questo ha permesso di eliminare gli scarichi diretti nelle acque del lago, che per il settore della rubinetteria erano peraltro limitati ad alcune fasi del ciclo produttivo: il principale materiale di scarto di lavorazione, il truciolo di ottone, da sempre viene infatti recuperato e rifuso poiché il metallo è riciclabile al 100%”. La vera rinascita del lago d’Orta si realizzerà fra gli anni 1989-1990 grazie all’intervento dell’Ise – CNR di Verbania-Pallanza. “Si avviò un’operazione di liming, un procedimento chimico che, tramite l’apporto di sali di calcio o di magnesio nel terreno oppure nelle acque, neutralizza l’acidità aumentando l’attività dei batteri e restituendo così all’ambiente acquatico le sue funzioni nutritive”, ricorda Giovanni De Bernardi, presidente dell’Ecomuseo del lago d’Orta e Mottarone (Ecomuseo Cusius) di Pettenasco, nato 25 anni fa con l’idea di conservare, promuovere e valorizzare il patrimonio culturale e ambientale dell’area Cusio – Mottarone. “Il carbonato venne miscelato con acqua di lago e distribuito con una barca progettata ad hoc. Nel complesso sono state scaricate nel Cusio 400/450 tonnellate di carbonato di calcio ogni settimana, e l’intervento – il più significativo finora realizzato a livello mondiale – ha consentito il risanamento chimico delle acque, ora paragonabili a quelle originarie, ma solo un parziale ripristino della comunità biologica. Il popolamento ittico pelagico, in particolare, un tempo fra i più ricchi tra quelli dei laghi profondi subalpini, è molto impoverito in quanto la risposta del sistema biologico non è immediata come quella dell’ambiente chimico”.
Il Contratto di Lago, firmato da enti pubblici e privati, sancisce un impegno condiviso per la tutela dell’ecosistema locale
La premessa che ha reso possibile il liming del lago d’Orta è stata l’azione coordinata delle aziende che si sono dotate di sistemi di depurazione degli scarichi industriali, sia in loco, sia attraverso appositi consorzi di trattamento dei reflui. Ormai, del resto, le imprese cusiane eccellono contemporaneamente nel design, nella qualità del prodotto (non più solo il semplice rubinetto, ma un format idrosanitario globale) ma anche nella sua sostenibilità, collezionando risultati che sono il frutto dell’aggiornamento tecnologico in chiave Industria 4.0 e di sinergie che hanno come obiettivo la tutela del bacino idrico cusiano e dell’ecosistema della regione circostante, che si estende fino alla Valle Strona e a parte della Valle dell’Agogna.
Di queste pratiche virtuose è un esempio la condivisione, nel 2021, del Contratto di Lago, “una modalità di gestione territoriale a cui enti pubblici e privati possono sottoscrivere volontariamente e che oggi è un progetto cui partecipano 130 soggetti fra enti locali, aziende, scuole, associazioni sportive, culturali e di volontariato”, chiarisce il presidente dell’Ecomuseo Cusius, che per l’autunno ha in programma una serie di eventi “Dalla pietra all’acqua” presso il Museo del Rubinetto e un incontro (il 12 novembre) per ricordare l’anniversario della fondazione di Ecomuseo e il primo anno dalla nascita del Contratto di Lago. “Tutti gli aderenti si sono impegnati per il rispetto, la costruzione e la realizzazione del Contratto attraverso azioni concrete inserite all’interno del Piano di Azione e attuate sul territorio in collaborazione con le comunità locali”. E si vedono già i primi risultati.
Fantini Rubinetti, Industria 4.0 e creatività al servizio dell’acqua e del territorio
Fra i primi firmatari di questo documento c’è Fantini Rubinetti, azienda fondata nell’antico borgo di Pella 75 anni fa e da sempre impegnata in programmi di social responsability dove l’acqua rimane il principale fil bleu. “Di acqua e di lago”, afferma la CEO Daniela Fantini, “sono fatte la nostra storia e la nostra vita quotidiana: dall’inizio dell’attività industriale, infatti, la mia famiglia e la nostra azienda sono fortemente legate alla vita del lago d’Orta. Ci sono molte occasioni per essere attori nell’ambito della salvaguardia del territorio, e a noi viene in mente per esempio Sailing, un’azione che abbiamo subito supportato con entusiasmo qualche anno fa: si tratta di un progetto scientifico e fotografico per la raccolta dei dati sulla qualità delle acque con il Cnr di Verbania e con lo skipper-fotografo Walter Zerla, che ha navigato in barca a vela per due anni sui Laghi Maggiore e d’Orta documentandoli in ogni stagione e ora del giorno. Supportare quest’operazione è stato un gesto di affetto per la nostra terra e per le nostre radici: monitorare lo stato e la qualità acqua, in effetti, aiuta a sensibilizzare le persone e a comprendere la necessità di conservare il patrimonio idrico”.
Nel corso dell’estate 2022, Fantini Rubinetti ha ospitato nei suoi headquarter con un’impagabile vista sull’isola di San Giulio e ridisegnati nel 2018 dall’architetto Piero Lissoni con un’estrema sensibilità nei confronti del paesaggio lacustre, la conferenza stampa di Legambiente per l’annuncio dei dati di campionamento delle acque sul lago d’Orta, “che per questo tipo di indagini si sta configurando come un vero e proprio progetto pilota con l’obiettivo di diventare un laboratorio a cielo aperto di rilevanza nazionale. A giugno, inoltre, è stato illustrato da noi il progetto RisOrta, che prevede l’uso delle cozze d’acqua dolce come biosentinelle di allarme nei confronti degli inquinanti, per creare una rete di monitoraggio e di risanamento dei sedimenti delle aree costiere del Cusio. RisOrta è una delle attività contemplate dal progetto Ecolago, che prevede il posizionamento di questi molluschi in alcune aree dei litorali, ed è stato presentato nei suoi dettagli da Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone e da Irsa Cnr di Verbania Pallanza con Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano come primo finanziatore, il Comune di Orta San Giulio, e Fondazione Comunità Novarese onlus, che ha scelto di sostenere, insieme a noi, una borsa di ricerca per sviluppare l’approccio biologico e digitale sperimentale del progetto”.
Con una previsione di fatturato di 45 milioni di euro per il 2022, Fantini Rubinetti continua a investire sull’uso di materiali sostenibili. Ne è un esempio anche l’ultima collezione Venezia, disegnata da Matteo Thun e Antonio Rodriguez con maniglie in vetro di Murano, by Venini: “Il vetro è un materiale nobile e riciclabile che evoca la trasparenza dell’acqua e crea un ideale raccordo fra il nostro lago e la Laguna: ecosistemi fragili ma preziosi, fonte di infinita bellezza e di ispirazione”.