È morto ieri mattina a Milano, all’età di 92 anni, il grande architetto Vittorio Gregotti. Era ricoverato nella clinica San Giuseppe di Milano in seguito alle conseguenze di una polmonite da coronavirus. Anche la moglie Marina è ricoverata nello stesso ospedale.
Era nato a Cameri, in provincia di Novara, il 10 agosto 1927 e si era laureato in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano. E’ stato uno dei padri della moderna architettura italiana. Gregotti ha iniziato la sua carriera collaborando con la storica rivista “Casabella”, di cui diventerà direttore a partire dal 1982. Nel 1974 ha fondato lo studio professionale Gregotti Associati International, che ha progettato opere in oltre venti paesi in Europa, America, Africa, Medio Oriente e Asia.
Ha insegnato in università italiane, europee e statunitensi. Tra le sue opere più recenti: “Una lezione di architettura” (2009), “Tre forme di architettura mancata” (2010), “Architettura e postmetropoli” (2011) e “Il sublime al tempo del contemporaneo” (2013).
Tra i suoi oltre mille e cinquecento progetti, realizzati in Italia e molti anche all’estero, spicca quello del quartiere Bicocca a Milano, una rivoluzione urbana per la città, con l’università, le aziende e il Teatro degli Arcimboldi. Poi il quartiere Zen (Zona esterna nord) realizzato a Palermo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta; il Centro Culturale di Belém a Lisbona; il dipartimento di scienze dell’università di Palermo (dove insegna) e la sede dell’università della Calabria; il piano di edilizia popolare a Cefalù e il Centro ricerche dell’Enea a Portici. E poi gli insediamenti sempre popolari a Venezia, la sistemazione del Parco archeologico dei Fori imperiali a Roma. Ma anche la trasformazione delle aree intorno alla Bicocca, alla periferia di Milano, sino al nuovo quartiere residenziale nell’area di Pujiang, in Cina.