Una nuova seducente dimensione ci porta ad esplorare come un oggetto possa trascendere il mondo fisico e abbracciare l’intangibilità degli NFT (Non Fungible Token) o del metaverso facendo leva sulle peculiarità del marketing.
Le modalità operative messe in atto nel corso del 2020, costretti dalla pandemia, hanno portato ad una forte accelerazione verso il digitale e con esso ad una serie di sviluppi che hanno cambiato il nostro modo di interagire nelle relazioni sociali e in ambiti lavorativi. Abbiamo contrasto la crisi pandemica accelerando una mutazione verso la modalità digitale che tuttavia era già in atto da qualche anno, ma alla quale mancava uno slancio. La maggior flessibilità resa possibile dallo sviluppo di connessioni di rete sempre più rapide e strumenti di comunicazione digitale sempre più efficienti si è riflessa in un’integrazione tra mondo reale e digitale che ha pregi e difetti, ma al di là di tutto è efficace se ben governata. Non tutti però sono d’accordo e c’è chi sostiene che occorrerebbe contrastare maggiormente l’invasione dei media digitali con qualcosa di più umano. Per far questo i suggerimenti sono per un ritorno a riflettere sull’importanza del saper fare manuale, celebrare l’eccellenza, l’originalità dell’artigianato, della creatività quale prodotto del saper fare umano che, non dimentichiamo, presenta anche una valenza economica. Lo ha capito dopo anni anche lo sprovveduto artigiano Daniel Druet, autore di nove opere di Maurizio Cattelan che ha accusato l’irriverente artista italiano, il suo gallerista francese Emmanuel Perrotin e lo spazio museale Monnaie de Paris, di non aver adeguatamente “valorizzato e citato” l’opera Him, che raffigura Hitler bambino in ginocchio, esposta nella mostra Not afraid of Love del 2006. Il lavoro di Cattelan è stato battuto in asta da Christie’s nel 2016 per oltre 17 milioni di euro. Daniel Druet è stato lo scultore anche di altre opere iconiche di Cattelan come La Nona Ora del 1999 in cui Papa Giovanni Paolo II viene abbattuto da un meteorite. Espressione concettuale da una parte e capacità artigianale dall’altra, artista e esecutore, questa storia racconta che entrambi devono avere il giusto riconoscimento, ma senza aspettare decenni.
ARTIGIANATO E TECNOLOGIA
Uno spaccato dell’eccellenza artigianale è stato protagonista a Venezia in occasione della seconda edizione di ‘Homo Faber: Crafting a more human future’ alla Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio (dal 10 aprile al 1 maggio 2022). L’esposizione ha proposto oggetti di artigianato di altissima gamma in un’unione tra arte e design per individuare le tendenze più innovative in tema di linguaggio e tecnica.
Una ricerca, a dire il vero, sin troppo elevata nella quale ha voluto primeggiare un tecnicismo molto marcato volto a sperimentare e ad espandere non solo le dimensioni degli oggetti ma anche i limiti dei materiali. Dalle porcellane riassemblate con filo d’oro, ai mosaici in metallo, all’installazione di 70mila micro vasi di ceramica che ricorda una spugna si passa ai manufatti delle maison del lusso, alla celebrazione del valore della carta come mezzo espressivo dando vita ad opere dagli intricati ritagli in miniatura a sculture realizzate con migliaia di strisce di carta.
Ma in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dall’innovazione digitale come si inserisce l’oggetto artigianale? Il rinnovamento tra saper fare e rivoluzione informatica e digitale ha trasformato l’artigiano e siamo stati catapultati in un’altra dimensione ovvero quella che ci porta ad esplorare come un oggetto d’arte possa trascendere il mondo fisico e abbracciare le capacità intangibili degli NFT (Non Fungible Token) facendo leva sulle peculiarità dell’artigianato. In sintesi quello che stiamo vivendo è il continuo passaggio dal tangibile all’intangibile. Questa nuova dimensione, benché in apparenza molto seducente, non ha nulla a che fare con l’originalità e l’autenticità del “saper fare umano” e a prevalere nella maggior parte dei casi sono le finalità legate ad operazioni di marketing. L’interesse generato nell’ultimo anno intorno agli NFT, alla lockchain, alle criptovalute e al metaverso ha abbracciato non soltanto il mondo dell’arte e dei collezionisti ma anche le aziende del design, dell’arredamento, del real estate e dei settori più disparati che si sono attivati per presidiare le nuove opportunità offerte dal segmento della realtà virtuale.
IL MONDO FOLLE, VOLATILE E SEDUCENTE DEGLI NTF
Gli NFT, oltre ad aver catalizzato l’interesse mediatico, hanno attirato una gran quantità di denaro da artisti, collezionisti e soprattutto investitori per operazioni di venture capital, che attraverso piani di finanziamento sostengono lo sviluppo tecnologico delle piattaforme dedicate, come la recente iniezione di liquidità da 300 milioni di dollari raccolta da Opensea, il più grande marketplace di NFT. Tutto l’ottimismo sulle potenzialità degli NFT di rivoluzionare il settore della creatività digitale sembra in una fase di stallo per diversi problemi, ma quello che da sempre preoccupa maggiormente è la volatilità delle cryptovalute a causa della speculazione e non solo che da sempre le caratterizza. A mettere un freno all’euforia che ruota intorno a questo strano e selvaggio segmento di mercato hanno inciso gli attuali indicatori macroeconomici, in primis inflazione e politica monetaria e, non da ultimo, la guerra in Ucraina.
Nel recente report elaborato dalla società di analisi NonFungible.com che presenta l’andamento del primo trimestre 2022, gli esperti non parlano di “crollo del mercato, ma di una stabilizzazione dell’ecosistema e di cifre incoraggianti rispetto all’analogo periodo del 2021”. Tuttavia i segnali di un rallentamento sono evidenti. Se il 2021 è stato un anno record per i mercati finanziari soprattutto quello americano e, in particolare per i titoli tecnologici quotati al Nasdaq, il 2022 sta affrontando nuove e più importanti sfide: l’inflazione, che frena tutti gli investimenti che promettono ritorni nel lungo periodo, la stretta della politica monetaria da parte delle banche centrali, Federal Reserve in primis visto che buona parte di questo mercato è negli Stati Uniti, che ha deciso di chiudere i rubinetti dopo aver inondato i mercati di denaro; le incognite della guerra in Ucraina, che frena gli entusiasmi sugli investimenti più speculativi.
Infine le nuove regole che l’Unione Europea sta vagliando potrebbero costringere gli emittenti di NFT a centralizzarsi e a registrarsi presso le autorità come persona giuridica e, di conseguenza, rispettare altre misure di protezione dei consumatori previste dalla legge. Non è escluso anche l’inasprimento dei regolamenti per gli scambi all’estero oltre a tenere sotto controllo l’uso di energia per il mining di criptovalute.
Ma c’è chi esalta gli NFT in quanto la loro peculiarità è di agire come un certificato di proprietà, protetto dalla duplicazione e dalla frode dalla natura stessa della blockchain che contiene le informazioni come la data di creazione, il creatore iniziale e i successivi passaggi ai diversi proprietari. Queste informazioni non sono fungibili, cioè non possono essere scambiate o rubate. Nel mondo dell’arte e del design gli NFT, in particolare, nel segmento dell’antiquariato e del modernariato, potrebbero essere utilizzati per far fronte ai problemi derivanti dalla contraffazione, aiutando a tenere traccia del passaggio dei diversi proprietari. In tal senso esistono però anche sistemi di Intelligenza Artificiale di riconoscimento visivo degli oggetti che permettono di individuare, per esempio, le caratteristiche del prodotto originale senza la necessità di un ID.
DAGLI NTF AL METAVERSO
Guardando al futuro, gli NFT hanno avviato l’invasione nello spazio del metaverso, ovvero nei mondi digitali a cui si accede attraverso la realtà virtuale. Il nostro avatar potrà acquistare beni sotto forma di NFT, partecipare a concerti, riunioni e svolgere infinite attività, il tutto ovviamente in modo virtuale. Il metaverso sfuma i confini tra la nostra vita fisica e quella digitale, trasformando potenzialmente la pubblicità, l’e-commerce, l’intrattenimento e l’istruzione. L’idea del metaverso fa la sua prima apparizione in un romanzo scritto nel 1992 da Neal Stephenson, intitolato Snow Crash. Nel racconto emerge un “non luogo”, denominato, appunto, Metaverso, una realtà virtuale tridimensionale che viaggia sulla rete, e all’interno della quale ogni singolo abitante del pianeta può accedere e vivere in un mondo parallelo a quello fisico attraverso un avatar.
Oggi a volerci accompagnare in questa realtà virtuale è Mark Zuckerberg che recentemente ha incontrato il premier Mario Draghi proprio per parlare di metaverso e investimenti al fine di individuare una strategia e una modalità per portare l’Italia e le sue eccellenze in questo nuovo universo “per valorizzare i punti di forza del paese nei settori tecnologico e del design e identificare futuri investimenti; per dare vita al metaverso sarà necessario uno sforzo congiunto tra aziende, mondo politico e società civile” nelle parole dello stesso Zuckerberg.
Numerosi rimangono gli interrogativi che questa nuova visione della Rete scaturisce, si va dalla curiosità all’eccitazione, ma per alcuni soggetti è anche indice di inquietudine.
Un numero crescente di aziende è tuttavia interessato al metaverso e non si tratta solo di grandi player tecnologici, ma anche le maison del lusso che hanno iniziato a muovere i primi passi in questo nuovo e inesplorato segmento da Gucci a Balenciaga, Dolce&Gabbana, Cavalli, Nike e Adidas. Alcuni giustificano questa modalità quale strumento per trasferire la tradizione “del fatto a mano e su misura” presentando le icone storiche del marchio alla nuova generazione digitale. Questa dinamica fa leva sulla necessità di ampliare la base della clientela come peraltro già successo nel mercato dell’arte. Le case d’asta internazionali, nonostante i continui pericoli di una bolla speculativa, hanno proseguito nell’offerta di criptoarte convinte delle potenzialità e ad ogni nuova vendita è stata proposta una novità accattivante non solo per gli appassionati di tecnologia ma anche per attirare una nuova generazione di collezionisti.