Modo Luce è una Pmi veneta dalla vocazione contract che lavora a stretto contatto con studi di architettura e design. Le sue lampade sono presenti in Europa come negli Usa, Australia e Far East. Il suo segreto? Una forte identità nei prodotti seriali abbinata alla customizzazione e i piccoli lotti di prodotti esclusivi su progetto Da sempre la flessibilità è la carta vincente delle Pmi italiane. E lo è ancora di più nel mondo del contract, dove, per le piccole realtà industriali italiane dell’illuminazione, alle prese con la concorrenza con i grossi gruppi del lighting italiani e internazionali, la parola d’ordine e la garanzia di successo è essere in grado di soddisfare pienamente le richieste degli studi di architettura e di design di interni anche nei piccoli ordinativi garantendo qualità, cura del dettaglio e servizio. La storia di Modo Luce, azienda del trevigiano, ne è un caso più che esemplificativo. I numeri sono quelli tipici di una Pmi italiana: un fatturato annuo che si aggira sui 2,5 -3 milioni di euro, con valori stabili negli ultimi anni e buone prospettive anche per il 2019, ma con un respiro globale. I suoi progetti si estendono dall’Italia, all’Europa e toccano anche Stati Uniti, Australia, Israele e Cina. E svelano inedite possibilità di crescita del contract moderno.
DA TERZISTA ALLA SCOMMESSA DEL CONTRACT
La genealogia di Modo Luce è piuttosto recente. L’azienda affonda le radici nella tipica tradizione italiana – e veneta in particolare – del terzismo per i gruppi di arredo. “Modo Luce è nata vent’anni fa dall’idea dei due titolari Arturo Bellese ed Emanuela Niccolai che provenivano dal mondo del design”, spiega a Pambianco Design Francesco Menegotto, International Sales Manager della realtà veneta. Dal 2015 l’azienda è stata rilevata totalmente dal socio fondatore Arturo Bellese affiancato dalla figlia Alice. “Vent’anni fa, partendo da un background di arredamento, la loro scelta è stata quella di giocare con un materiale come il tessuto e sui colori. Così Modo Luce si è subito contraddistinta nel panorama della luce decorativa per quelle due caratteristiche, il tessuto e l’uso dei colori appunto. Cosa che, ovviamente, rendeva il suo Dna più vicino al concetto di customizzazione del prodotto che è poi alla base del contract”. In una prima fase, quindi, Modo Luce inizia a ritagliarsi un suo ruolo nel mondo del terzismo e della produzione senza marchio, ma nell’arco di alcuni anni, i due titolari scelgono di scommettere sul loro brand. “È così nato nel 2005 il primo catalogo a marchio Modo Luce e l’azienda si è proposta subito come marchio sui mercati internazionali, soprattutto Francia, Svizzera, Germania e Gran Bretagna. Dopodiché, piano piano, sono riusciti a raggiungere una penetrazione in una sessantina di Paesi al mondo”. Oggi l’Europa rappresenta la fetta maggiore degli ordini, con l’80% del fatturato, ma il business è fiorente anche fuori dai confini comunitari e viene seguito attraverso distributori presenti in Francia, Svizzera e Stati Uniti, mentre nel resto del mondo Modo Luce si appoggia a una rete di agenti .“Tutto però rigorosamente contract”, sottolinea Menegotto.
ALLA RICERCA DELL’ESCLUSIVITÀ
Anche nel passaggio da terzista a brand proprio, la realtà trevigiana ha scelto di seguire esclusivamente la via dei progetti cosiddetti chiavi in mano, ovvero lavorando insieme a studi di architettura e di interior design internazionali. Prodotti su misura e realizzati appoggiandosi a una produzione gestita da una rete di fornitori esclusivamente italiani e controllata passo passo da Modo Luce. “Lavoriamo per l’hotellerie, la ristorazione, i luoghi pubblici”, racconta Menegotto. “Negli ultimi anni uno dei settori più interessanti è stato quello dell’office e in particolare i nuovi headquarter”. Le creazioni di Modo Luce sono state scelte, infatti, per i nuovi uffici LinkedIn a Milano come anche per le Lounge della British Airways a Singapore, all’interno del Microsoft Israel R&D Center a Tel Aviv e in alcune sale del Bicocca Village a Milano. Ma c’è un secondo ambito che, inaspettatamente perché meno sotto i riflettori dei media, sta acquistando importanza nel mondo contract della luce. “Oltre al settore aziendale, abbiamo notato una crescita della domanda da parte dell’hospitality dedicata ai pensionati”. Un tempo si chiamavano case di riposo, ora sono dei residence di lusso, curati sotto ogni punto di vista, in particolare modo quello del design. “Sia negli Stati Uniti che in Nord Europa si sono sviluppati centri molto importanti, anche sotto il profilo della cura estetica. Stiamo parlando ovviamente di proposta di fascia alta con tanto di hall di lusso. Abbiamo curato alcuni progetti in Francia e a Miami, per esempio”. In questi casi, come in generale per tutti gli ordini generati dal canale contract, Modo Luce va, in sostanza, ad integrare il sistema luce progettato dai professionisti per i diversi ambienti. “Lavoriamo a stretto contatto con gli studi di architettura e di interior design che si occupano generalmente di tutta la progettualità degli ambienti, dall’arredamento all’illuminazione. Per quanto riguarda quest’ultimo ambito, noi rientriamo nella proposta decorativa che si affianca a quella tecnica”. In pratica, i grossi nomi stranieri e i gruppi internazionali di lighting si occupano dei sistemi di illuminazione, garantendo così produzioni ampi e servizi specializzati. Il plus di Modo Luce risiede, invece, nella possibilità di produrre oltre alla produzione di serie anche piccoli lotti di lampade decorative personalizzate a seconda delle esigenze del cliente. “È sempre stato il nostro punto di forza di fronte ad un mercato, quello della luce nel contract, particolarmente competitivo e che è diventato ancora più polarizzato dai grandi nomi. Non è un caso che ci siano state parecchie aggregazioni tra marchi del settore che hanno dato vita a gruppi di grandi dimensioni e attrezzati nel gestire grandi commesse contract”. II solito dilemma di Davide contro Golia, insomma. “Proprio per questo, abbiamo scelto di essere una nicchia – aggiunte Menegotto – e come tale di prendere in considerazione le richieste specifiche. Un esempio su tutti: i nostri prodotti vengono scelti prevalentemente per le aree comuni: hall, ristoranti, open space. Non inseriamo di prassi i nostri modelli di lampade nelle centinaia di stanze di un hotel. È un discorso legato alla personalizzazione. Nelle aree comuni, per intendersi, c’è il prodotto esclusivo, quello che difficilmente di trova sul mercato. Ed è questo che ci consente di continuare a ritagliarci una nostra fetta di mercato”. E mentre si cerca di soddisfare le richieste del cliente, dall’altra parte l’azienda veneta è costantemente impegnata sulle nuove tecnologie e ricerca materiali che consentano di rendere gli spazi comuni sempre performanti dal lato della luce ma anche più confortevoli. “Il trend degli ultimi tempi vuole che in molti ambiente vengano richiesti sistemi fonoassorbenti – ha aggiunto Menegotto – in pratica lampade che uniscono la loro vocazione per l’illuminazione alla gestione del riverbero acustico degli spazi”. Passando ai numeri, sebbene il 2019 si sia appena aperto, le attese per quest’anno sembrano piuttosto positive. “Siamo confidenti su alcuni mercati – ha concluso il manager – in particolare Francia, Stati Uniti e Germania. E nonostante l’incognita Brexit, anche sul Regno Unito. La nostra filosofia è continuare ad andare avanti a piccoli passi”.