I Saloni Worldwide Moscow compiono dieci anni. La capitale russa punta a conquistarsi il ruolo di avamposto del design italiano sulla scena internazionale.
Sulla scia del successo del Salone del Mobile di Milano e su esplicita richiesta di un nutrito gruppo di storici espositori dell’appuntamento, nel 2005 nacque la prima edizione internazionale della manifestazione. Destinazione prescelta fu Mosca, in virtù della storica liason culturale e commerciale tra i due Paesi. L’edizione dei Saloni Worldwide Moscow, conclusasi lo scorso 18 ottobre al Crocus Expo, festeggia il suo decimo compleanno. Un traguardo importante per celebrare la strada percorsa nell’ultimo decennio, i risultati raggiunti dal lontano 2005 quando erano 13.199 i visitatori presenti rispetto ai quasi 43mila operatori del 2013. Questa edizione è stata l’occasione per fare il punto sui cambiamenti del mercato soprattutto in chiave estetica. Perché il must have in fatto di arredo va verso il modernismo e la ridefinizione del minimalismo.
I Saloni Worldwide Moscow hanno portato nella capitale 526 espositori con un’importante connotazione internazionale: oltre alla fetta principale del made in Italy, 72 marchi erano stranieri provenienti da Australia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Repubblica Ceca, Portogallo e Spagna. Ma non solo, 44 designer hanno partecipato all’edizione numero 10 del Salone Satellite WorldWide Moscow, trampolino di lancio per i giovani designer russi.
Tra le novità di quest’anno la coabitazione con Made Expo WorldWide, lo spin off internazionale della manifestazione Made Expo che si tiene ogni anno a Milano, e con Homi Russia, il salone dedicato agli oggetti per la casa che si è tenuta negli stessi giorni sempre al Crocus Expo. Mosca punta quindi a conquistare un ruolo importante nella scacchiera del design, che vede alle porte anche altre città come Parigi, giocando la carta della stretta liaison con Milano. Se il salone che si tiene in Italia rappresenta la vetrina delle novità, quello moscovita è il terreno d’azione per fare business. “Mosca – ha raccontato a Pambianco Design Marco Sabetta, direttore generale di Cosmit, l’ente che organizza la manifestazione – rappresenta un avamposto di fondamentale importanza perché qui le aziende espositrici hanno la possibilità di entrare in contatto con quei visitatori assenti dall’appuntamento milanese e lavorare quindi in funzione di nuovi sbocchi commerciali. Architetti e designer d’interni rappresentano la parte principale degli operatori presenti ma il sabato, l’ultimo giorno della manifestazione, sono sempre di più i privati che vengono a vedere le collezioni esposte”. Sebbene storicamente nei Saloni Worldwide di Mosca le aziende di arredo preferiscano presentare collezioni di prodotti dallo stile neoclassico, dai materiali preziosi e spesso personalizzabili attraverso dettagli che li rendono unici, si sta arricchendo anche la proposta più moderna ed essenziale, in linea con le caratteristiche del design internazionale. “La Russia è un mercato che sicuramente ha visto negli anni il successo di collezioni dal gusto classico – ha raccontato a Pambianco Design Vittorio Renzi, direttore generale di Scavolini che ha in programma l’apertura di otto punti vendita entro dicembre in città come Rostov e Volgograd – oggi però i consumatori, soprattutto quelli più giovani, stanno decretando il successo di proposte che scelgono un approccio più minimalista”.
Una sensazione che trova conferma anche nelle parole di Massimiliano Messina di Flou: “la nostra prima esperienza commerciale in Russia risale a più di quindici anni fa. Se è vero che continua a prevalere nei consumatori russi la preferenza verso prodotti classici e opulenti, è anche vero che il gusto del pubblico è andato progressivamente evolvendosi verso prodotti che esprimono la valenza del design italiano”. Così anche un marchio rappresentativo del modernismo italiano degli anni 50 e 60 come Kartell che ha reso celebre e ricercato un materiale apparentemente povero come la plastica sta riscontrando risultati interessanti nel territorio russo. “Fin dall’inizio – ha raccontato il numero uno del gruppo, Claudio Luti – abbiamo cercato di aiutare il consumatore a comprendere lo stile Kartell che può essere accostato ad uno stile classico come in un contesto di design e questa capacità continua a svilupparsi non solo nel contract ma anche da parte del pubblico finale”.
di Milena Bello