Davide Groppi entra in Italian Design Brand. Non un’acquisizione lineare, ma una new holding pronta a concludere altre operazioni per creare un polo di eccellenza.
“Il mondo dell’illuminazione ha le sue specificità. Un’acquisizione normale e lineare non avrebbe mai potuto funzionare in quest’ambito, perciò abbiamo creato un polo delle eccellenze del lighting avendo individuato, per gestirne lo sviluppo, la persona e l’azienda giusta che rispondono al nome di Davide Groppi”. Giorgio Gobbi, CEO di IDB-Italian Design Brands, racconta così il processo che ha portato alla nascita di Indaco, holding che parte dal marchio fondato dal designer e imprenditore piacentino e punta a inanellare, in tempi nemmeno troppo lunghi, almeno altre due realtà: una nell’illuminazione outdoor e l’altra legata all’ambito visual architetturale, per gestire ‘dall’alto’ i progetti negli spazi commerciali e museali. A queste due se ne aggiungerà poi una terza azienda specializzata nell’elettronica, acquisizione strategica per la fornitura alle altre società del gruppo e per la parte R&D nell’ambito lighting. “Abbiamo concluso un’operazione di capitale e di organizzazione – racconta Davide Groppi – per accedere ai mercati internazionali in modo strutturato e globale, potendo così acquisire ordini e progetti con maggiore efficacia”. Le opportunità derivanti dal lancio di questa nuova business unit sono pertanto legate, principalmente, al canale contract. “L’idea di costituire Indaco è nata dalla necessità di essere presenti sul mercato della luce in modo completo, globale e competitivo”, racconta Groppi. “Quello che faremo è creare un gruppo di aziende di illuminazione, diverse e complementari, con il supporto di una organizzazione e di un sistema di capitale adeguato. Vogliamo raccontare delle storie, desideriamo ‘fare’ il mercato”. Convintissimo della decisione presa (“Non l’avrei potuto fare con nessun altro”, assicura), il lighting designer individuato come ‘punto luce’ da IDB promette totale autonomia ai brand nel mirino di Indaco: “Non ci saranno interferenze di gestione artistica. Ogni azienda sarà libera di raccogliere i risultati del suo operato sulla base della poetica che l’ha sempre distinta. E anche a livello retail potrà farà le proprie scelte senza costrizioni, raggiungendo così gli obiettivi che si è prefissata”.
IDB A 180 MILIONI
Dal punto di vista finanziario, la neocostituita Indaco è controllata al 57% da IDB e per le restanti quote da Davide Groppi con una piccola partecipazione di Paolo Pagani. Tutti e tre i soci sono intervenuti capitalizzando la società. Groppi mantiene il ruolo di direttore creativo e amministratore delegato dell’azienda da lui fondata, conquistando l’incarico di CEO della holding ed entrando anche a far parte del board di IDB. Rilevando una realtà da 9 milioni di ricavi nel 2017, in crescita di oltre il 30% sull’esercizio precedente, IDB rafforza la propria realtà di piattaforma dell’arredo di design d’alta qualità, inserendo un quarto brand dopo Gervasoni, Meridiani e Cenacchi International, ma soprattutto un nuovo filone di business e arrivando a un consolidato di poco inferiore agli 80 milioni di euro. “La nostra mission – ha affermato il CEO Giorgio Gobbi – è da sempre quella di offrire alle pmi di eccellenza la possibilità di superare il limite dimensionale. Siamo partiti con l’arredo, ma avevamo sempre pensato all’illuminazione ed eravamo alla ricerca dell’azienda e della persona giuste per iniziare ad affrontare questo mondo. Le abbiamo trovate in Davide Groppi, sicuramente la più innovativa tra le realtà attuali in virtù di un 95% di modelli ‘led nativi’. Ci siamo legati a Davide con la stessa filosofia che ha contraddistinto le precedenti unioni: quella di acquisire aziende eccellenti, con imprenditori eccellenti, senza interferire nella gestione e cercando di cogliere tutte le opportunità legate alla creazione di un hub comune”. Indaco nasce senza obiettivi pre-dichiarati di fatturato, perché il primo goal da mettere a segno è liberare Davide Groppi dalle catene che gli hanno finora impedito di esprimere in toto il suo potenziale. Il secondo è individuare i giusti compagni di viaggio nel mondo luci. “Recluteremo aziende di riferimento per il design, finanziariamente molto sane e disposte a sedersi attorno a un tavolo con noi”, sottolinea Gobbi. Il nome Indaco, ideato da Groppi, riassume lo spirito dell’iniziativa. “È la metafora dello spettro luminoso e quindi dell’offerta commerciale di riferimento, di tutte le aziende che faranno parte di questo progetto – precisa il lighting designer – ed è il colore del cielo nel momento più bello della giornata, appena prima dell’alba e appena dopo il tramonto”. A livello di gruppo, la stima a fine anno per IDB è una cifra compresa tra 85 e 90 milioni a parità di perimetro. E se il perimetro si dovesse allargare, chi sarebbe il nuovo candidato a un ingresso in questa squadra? Gobbi sostiene che ora, più che integrare eventuali pezzi mancanti, occorre lavorare sull’esistente ma afferma anche: “Nel radar c’è il mondo della cucina, non prioritario, ma rappresenterebbe un completamento eccellente dell’offerta in chiave contract. Non è comunque indispensabile, al contrario della luce dove ci siamo già mossi e che, a questo punto, richiede ulteriori acquisizioni”.
di Andrea Guolo