L’azienda veneta scommette sui social per raccontarsi ai consumatori, attenta a produrre contenuti di qualità. Per l’ad non ci sono dubbi: il web è un alleato delle pmi.
Una strategia comunicativa che ha saputo portare l’azienda oltre il tetto del milione diseguaci su Facebook e dei 50mila follower su Instagram. Lago ha iniziato a scommettere sui social dieci anni fa, pronta a beneficiare di un engagement di qualità. “Online e offline devono dialogare e puntare a una relazione paritaria e diretta con il consumatore”, ha raccontato a Pambianco Design, Daniele Lago, AD dell’azienda, pronto a creare una vera e propria orchestra digitale. Al vaglio, per il futuro, formule ibride di vendita, dove l’e-commerce convive con l’esperienza tangibile del prodotto in negozio.
Lago ha oltre un milione di seguaci su Facebook. In che modo la vostra azienda si racconta sui social?
Da circa dieci anni investiamo per creare una vera e propria ‘orchestra digitale’ che sappia essere efficace su più fronti, dal nostro sito web ai canali social. Se guardiamo al settore arredamento, in Italia, sui social siamo secondi solo a Ikea e confermiamo una capacità di engagement tra le più elevate. L’interazione è uno strumento per crescere. Ci ha aiutato l’essere stati tempestivi a sfruttare le potenzialità di questi canali. Siamo stati tra le prime aziende di design, ad esempio, ad avere un blog. Ci aiutano, inoltre, un prodotto che si presta bene al racconto per immagini e l’attenzione a pubblicare, con costanza, contenuti di qualità. Un motto che mi accompagna è “saper fare e far sapere”. Lo storytelling è una parte fondamentale della nostra strategia.
Con che periodicità pubblicate sui social?
Abbiamo una media di uno/due post al giorno. Sono dell’avviso che si debba privilegiare la qualità dei contenuti rispetto alla quantità. Se i contenuti non sono interessanti passano inosservati. Eccedendo con i post, inoltre, si diventa invadenti.
Avete un team dedicato ai social e in particolare all’interazione con il vostro pubblico?
Che competenze vengono richieste? Il lavoro sui social si inquadra nello sviluppo organico di tutto il comparto digitale. Il team è parte del dipartimento marketing e non è pensato per un lavoro a sé stante. Online e offline devono dialogare e puntare a una relazione paritaria con i consumatori, in modo da interpretare esigenze e tendenze. L’obiettivo, per tutti, è generare valore per il brand. Ciò non toglie che nel team ci siano figure con competenze molto specifiche, che vanno dal coding, alla search engine optimization, alla parte di analytics e al customer relationship management.
Cosa offrono i social in più rispetto a un buon sito web?
Portale istituzionale e canali social hanno ruoli complementari. Facebook e Instagram hanno una maggiore immediatezza, sono trasversali e più diffusi. Ma non finisce tutto sui social. Facebook invoglia le visite al sito, che a sua volta aumenta le visite nei negozi. Queste ultime, poi, diventano business. Non abbiamo ancora strumenti precisi per dire che percentuale delle vendite trovi l’input iniziale sui social, ma sicuramente hanno contribuito alla crescita. È inoltre più governabile una campagna sul web che una campagna offline. I social sono una piattaforma a misura di piccole e medie imprese che abbiano un’offerta d’eccellenza e vogliano pubblicizzarla in modo efficace e non troppo costoso.
Ci sono, invece, dei rischi legati alla presenza sui social?
Sono maggiori i rischi a restarne fuori. Un’azienda che ha una comunicazione autentica e che produce qualità può solo beneficiare dell’esposizione sul web. Non abbiamo mai avuto problemi rilevanti, ma credo che non avremmo difficoltà a gestire commenti negativi. Anzi, possono essere costruttivi. Anche il rischio che i prodotti presentati possano essere copiati è reale, ma, ripeto, oggi è più svantaggioso non essere sui social. Le persone che acquistano i nostri prodotti e ne parlano su Facebook o Instagram sono ambassador importanti per Lago.
Avete un sito e-commerce? Avete già sperimentato opzioni di vendita a partire dall’account Facebook?
Non abbiamo ancora un e-commerce strutturato e dunque Facebook non è collegato a servizi di questo tipo. Per ora parliamo di info-commerce. Pensiamo al progetto Talking Furniture, dove, grazie a un chip, i nostri mobili sono in grado di trasmettere le proprie caretteristiche allo smartphone di chi vi si avvicina. In futuro la vendita sarà un ibrido tra e-shop e negozi fisici. Parte dell’arredamento avrà comunque sempre bisogno dell’esperienza tangibile del prodotto. Con i nostri dealer, con i multimarca e i nostri monomarca, vorremmo costruire una strategia che tenga presente i due aspetti. E allora anche i social contribuiranno a questa piattaforma.
di Giulia Sciola