Claudio Luti, presidente di Kartell, riflette sui link fra natura e industria e propone idee e strategie per un futuro più “eco”. A partire dal suo materiale di riferimento, nato come soluzione per un design democratico e oggi in piena evoluzione, fino a trasformarsi in bioplastica
Oggi la plastica non ha particolare appeal. Ma c’è plastica e plastica. Esiste quella di utilizzo quotidiano, utilizzata per creare a getto continuo miliardi di anonimi oggetti “usa e getta” difficili da smaltire, che si accumulano negli oceani e intasano le discariche. E c’è la “plastica d’autore”, frutto di una ricerca tecnologica, destinata a durare nel tempo non come rifiuto, ma come oggetto da collezione: un prodotto dal ciclo di vita lunghissimo, certo, ma che rivela nel suo Dna l’impronta indelebile del designer e s’impreziosisce con il tempo e con l’uso. Ed è questa plastica, concepita come emblema di un nuovo lusso “democratico”, a rappresentare il core business di Kartell, azienda fondata nel 1949 da Giulio e Anna Castelli e dal 1988 di proprietà di Claudio Luti, che come presidente l’ha guidata fino a diventare leader nella produzione di arredi, lampade e complementi in resine e polimeri, esplorando le infinite potenzialità di un materiale che nasce con un forte appeal industriale ma si può trasformare in poesia. E mentre i prodotti Kartell continuano il loro cammino di espansione a livello globale, è proprio Luti che si domanda come sarà possibile affrontare la sfida del rapporto tra l’abitare e la natura.
Nell’era dell’economia circolare, quale sarà il ruolo della plastica di design?
l design nasce sempre da un progetto che risponde a canoni estetici e funzionali. Oggi un’impresa è chiamata a pensare prodotti che rispondano a esigenze di sostenibilità, non solo in termini di utilizzo dei materiali ma anche per ciò che riguarda il processo produttivo. L’economia circolare ci stimola a lavorare proprio in questa direzione, spingendoci a mettere in rete tutta la filiera fino al consumatore finale. Per Kartell questo è stato da sempre un processo naturale a partire dalla sua relazione con i designer, con i quali dialogo continuamente per trovare soluzioni che siano innovative dal punto di vista stilistico e qualitativo, ma che siano anche il più possibile sostenibili. I nostri materiali, per esempio, sono già tutti riciclabili e il processo industriale è tracciabile. Ma soprattutto, i nostri prodotti sono destinati a durare nel tempo e a “vivere” nelle collezioni private, nei luoghi pubblici o nei musei, acquistando anno dopo anno una loro patina speciale e un nuovo valore.
Nel futuro sostenibile della casa, la plastica esisterà ancora?
Le abitazioni di domani saranno progettate con sempre maggiore attenzione verso la sostenibilità dei consumi e soprattutto dei materiali, così come sarà fondamentale avere cura di abitare luoghi dove rendere concrete le nostre scelte green, anche nella scelta dell’arredo e dei complementi.
Cosa sta facendo Kartell per garantire un minore impatto dei suoi prodotti sull’ambiente?
In occasione del settantesimo anniversario di fondazione dell’azienda, quest’anno abbiamo lanciato il manifesto “Kartell loves the planet” che sottolinea l’impegno del marchio sul tema della sostenibilità, un impegno che si è concretizzato negli anni e non rappresenta certo un pretesto di marketing. Tutta la materia prima che utilizziamo, come pure i packaging dei nostri prodotti, sono totalmente riciclabili. Ogni giorno la nostra mission è quella di creare oggetti pensati e progettati grazie a partnership e investimenti in innovazione tecnologica, in soluzioni creative e in nuovi materiali sempre più performanti ed eco-fiendly. Non si tratta di mettere sul mercato oggetti che “sembrino” green: si tratta di generare una strategia industriale globale che coinvolga l’intero processo produttivo, dal piano economico al marketing, dalle azioni di comunicazione alla rete di vendita. Non a caso Kartell ha da tempo ottenuto per la propria collezione la certificazione Greenguard, che garantisce un prodotto controllato, non inquinante e non pericoloso. Continueremo a lavorare in questa direzione, cercando soprattutto di migliorare le performance dei materiali e la loro capacità di tornare a una seconda vita dopo il riciclo.
Durante il Salone del Mobile di Milano 2018 avete presentato la bioplastica: è un polimero vegetale che proviene da fonti di scarto della canna da zucchero ed è il frutto di una ricerca durata due anni. Questo materiale sarà destinato a rimpiazzare le plastiche che state utilizzando adesso?
Il lavoro sulla bioplastica si inserisce in un progetto più ampio di innovazione che rappresenterà nuove frontiere sul tema della produzione sostenibile. Ma non è il solo. Abbiamo tanti “cantieri” aperti su vari fronti, anche per ciò che concerne materiali diversi dalla plastica: fra gli ultimi ricordo quello che riguarda la collezione Woody di Philippe Starck, ispirata a un uso assolutamente rivoluzionario del legno che, grazie a uno speciale brevetto, viene lavorato con uno stampo in grado di portare al limite la curvatura del pannello e di creare la scocca della seduta con rotondità sinuose. Grazie a questo processo, il legno esprime finalmente la sua vera essenza e la sua leggerezza. La collezione ne esplora diverse finiture, che prendono forma in quattro sedute: Kingwood, Queenwood, Princesswood e Princewood.
In quanto tempo Kartell potrà produrre solo prodotti ecosostenibili e biodegradabili al 100%?
Già oggi tutte le nostre creazioni sono ecosostenibili e riciclabili al 100%. La biodegradabilità invece dipende dal materiale vergine, e qui bisogna continuare a lavorare. Sarà un nuovo corso ma non l’unico possibile, perché una sedia, un tavolo o una lampada di design in materiale plastico nascono comunque per durare nel tempo. Da sempre il valore più importante sul quale Kartell ha deciso di puntare è l’innovazione. Questo significa parlare di investimenti enormi per la ricerca e per la diversificazione della produzione, ma si tratta di un impegno imprescindibile, che fa parte del nostro dna e appartiene in maniera indissolubile a un processo di crescita attento alle nuove esigenze abitative ma anche alla sostenibilità.
In quali mercati state portando avanti questa vostra visione industriale?
Kartell ha rafforzato negli ultimi anni la rete distributiva e l’immagine del brand con un ambizioso piano di espansione retail a livello mondiale, che ci ha visto impegnati negli ultimi tempi soprattutto in Cina e nel Far East, senza dimenticare l’Europa. L’azienda conta oggi 140 flagship store e 250 shop-in-shop, oltre a 2.500 retailer, con una presenza in più di 140 paesi.
Come si immagina il futuro di Kartell in un contesto globale sempre più attento all’impatto ambientale dei prodotti?
La nostra azienda, che fin dal 1949 ha posto l’accento sul tema della ricerca e dei processi evolutivi della tecnologia festeggia questa sua lunga storia inaugurando proprio in occasione del Salone del Mobile di Milano la mostra “The Art Side of Kartell”, curata da Ferruccio Laviani e Rita Selvaggio, che sarà ospitata nelle stanze del Palazzo Reale di Milano dal 9 aprile al 12 maggio. Il percorso espositivo sarà anche lo spunto per guardare il nostro brand non solo attraverso la lente dell’approccio industriale e tecnologico, ma considerandolo come lo strumento di una ricerca senza confini, in cui ogni singolo oggetto si fa portatore di una più ampia visione culturale e artistica dell’abitare che riflette sempre le necessità e le evoluzioni del mondo in cui si vive. Anche sul piano del rispetto dell’ambiente.