Hotel, spiagge, grandi navi e anche rifugi innevati sono i luoghi dove prospera il mobile per esterni. Le aziende specializzate osservano un trend di sviluppo stabilmente double digit e non temono nuovi concorrenti
Si può parlare di un boom del mobile per outdoor? Probabilmente sì, considerando i trend di crescita dichiarati dalle imprese specializzate e il contemporaneo inserimento di nuovi player provenienti da altri ambienti della casa. Le difficoltà non mancano (vedi box), eppure gli ultimi anni sono sempre più caratterizzati dalla voglia di rinnovare le collezioni e di legarsi al mondo della progettazione per entrare laddove ci sono i grandi numeri: dall’hotellerie agli stabilimenti balneari, passando per le grandi navi, centri benessere, fino ad arrivare ai rifugi di montagna e alla ristorazione en plein air. Laddove ciò che più conta è far star bene il cliente, perché dal suo relax e livello di soddisfazione dipenderà anche la fortuna della struttura che lo ospita e che, in tal caso, è il vero cliente del produttore di mobile per esterni.
SHOWROOM A CORTINA
Ethimo snocciola dati importanti per l’esercizio da poco concluso. Il 2018 è stato archiviato poco oltre i 13 milioni di euro, con un incremento del 25% sul 2017 e con una previsione decisamente positiva (+20%) per l’anno appena iniziato, che potrebbe superare ampiamente i 15 milioni di ricavi. Nel frattempo l’azienda amministrata da Gian Paolo Migliaccio si prepara ad ampliare la parte produttiva e ipotizza l’apertura di uno showroom a Londra, investimento che si somma a quelli già avviati a Milano, Roma, Parigi, Cannes e Cortina d’Ampezzo e ai corner e shop in shop realizzati con i distributori a Istanbul, New York e Mumbai. Sta inoltre mettendo in cantiere una presenza a Dubai, per rafforzare il buon andamento del business negli Emirati. “Si stanno aprendo tanti mercati – afferma Migliaccio – compresa l’Africa. Cresce in maniera costante la vecchia Europa, a partire dal Regno Unito che ha un peso decisivo per il ruolo di Londra nella progettazione. L’oriente è sempre molto interessante, in particolare la Corea del sud, e poi c’è il forte incremento degli ordini dagli Stati Uniti. Questo è un bel momento per l’outdoor”, commenta il CEO di Ethimo. L’export arriva a generare oggi l’80% del fatturato pur in presenza di un’Italia brillante, capace di aumentare del 10% nel corso dell’ultimo anno. Il contract è il business maggioritario, superiore al 50% del fatturato grazie in particolare all’hospitality. Tra gli ultimi progetti consegnati dall’azienda compaiono Royal, il primo hotel a cinque stelle tra i vigneti dello Champagne, e il Belmond Cap Juluca ad Anguilla. Andando verso il freddo c’è il Rooftop Buro allo Tsum di Mosca, tra le isole greche la spiaggia di Nammos Beach a Mykonos, in Spagna il Nobu Hotel di Marbella/Malaga e El Lodge in Sierra Nevada. “E ne abbiamo molti altri in cantiere, che contiamo e speriamo di chiudere entro primavera”, sottolinea Migliaccio. L’apertura dello showroom a Cortina è particolarmente importante perché ha contribuito alla spinta delle vendite di arredi per i resort di montagna, con una linea disegnata da Matteo Thun & Antonio Rodriguez: “Nell’ultimo trimestre 2018 siamo cresciuti del 70%, limitando in parte il calo della stagionalità, e non solo per il contributo offerto dai Caraibi… ma anche per l’attenzione verso l’outdoor nelle piste da sci”.
LA TORTA AUMENTA
Davide Pompa, direttore commerciale e marketing di Roda, conferma il buon momento del comparto outdoor e spiega: “Il mercato si è accorto che esiste il mobile da esterni. Ciò fa aumentare la concorrenza, perché tanti si buttano come se questo fosse un nuovo eldorado, non tenendo conto delle criticità, ma anche le opportunità. Noi abbiamo risposto investendo per farci trovare pronti, internalizzando la parte finale della produzione, con quasi 15 mila metri di capannone realizzato sul lago di Varese”. Roda ha chiuso il 2018 con un preconsuntivo di 16,5-17 milioni, in lieve incremento sul 2017, con l’Italia come mercato dominante (70% dei ricavi) e l’export in crescita tra Stati Uniti, Svizzera e resto d’Europa. “Pur essendo produttori di lunga data – sottolinea Pompa – ci siamo affacciati oltre confine soltanto a partire dal 2006; prima ci limitavamo all’Italia e peraltro eravamo distributori di altri brand e non di Roda, essendo nati come commercianti per poi avviare il nostro marchio sotto la direzione di Rodolfo Dordoni”. Dalla progettazione dipende il 70% delle vendite anche se, precisa il sales manager, almeno la metà di quel che trattano i dealer è comunque legato al contract. Tra i progetti più consistenti compare la commessa superiore al milione di euro per le due nuove navi di Costa Crociere: Roda ha gestito tutte le parti esterne a eccezione dei lettini, affidati a Emu. A conferma del fatto che nei grandi progetti, nonostante la concorrenza crescente dei brand indoor, gli specialisti riescono sempre a far valere il peso della loro competenza. “L’ingresso nell’outdoor di marchi come B&B Italia o come Minotti lo vedo come uno stimolo, come se fosse il passaggio dal liceo all’università. I loro investimenti sosterranno la domanda internazionale di mobili per esterni e se è vero che aumentano i competitor, è anche vero che la torta sarà più grande. Resta il fatto che B&B Italia ci ha messo dieci anni per capire questo mondo e penso che gli altri vorranno evitare certi mal di testa…”. Ciò significa che si aspetta offerte per eventuali acquisizioni? “Qualche corteggiamento lo abbiamo già avuto… Ma non c’è intenzione di vendere e se penso ad altre aziende specializzate, non vedo chi abbia voglia di cederle ai big perché nel nostro settore siamo tutti piuttosto giovani e in sella. Se poi arrivassero offerte fuori logica… ma questo non è prevedibile. Si potrebbe invece pensare a qualche fusione tra aziende per compensare il limite dimensionale delle società dell’outdoor”. Un altro aspetto migliorativo a seguito dell’ingresso dei gruppi di interiors, Pompa lo ha colto nella diminuzione del gap tra stagione estiva e invernale. “Il quarto trimestre 2018 ha sconvolto tutte le logiche tradizionali. A conferma del fatto che le cose, nella progettazione, non sono più definite all’ultimo momento. Il mobile da esterno è diventato parte integrante della progettazione, al pari della cucina o dei tavoli, e questo ci agevola nella programmazione del lavoro”.
DALL’OUTDOOR ALL’INDOOR
Se Roda dichiara di non aver alcuna intenzione di procedere nella brand extension, essendoci già ampio spazio per la crescita nel mobile da esterno, Talenti spariglia tutto e per voce del suo direttore commerciale, Edoardo Cameli, l’azienda di Acquasparta (Terni) annuncia: “Ci stiamo portando avanti con l’acquisizione di un produttore di imbottiti da interior. Dall’ingresso degli interni nel mondo outdoor abbiamo tratto uno stimolo e quindi proveremo a portare l’esperienza dell’esterno all’interno della casa”. Il tutto mentre i conti progrediscono: nel 2018 Talenti ha superato i 12 milioni di ricavi, con un balzo del 20% sull’anno precedente, e per quest’anno ha messo a budget due milioni in più. Intanto, dopo aver esposto a Imm Colonia, si prepara al Salone di Milano con tante novità in arrivo, firmate da Ludovica + Roberto Palomba. “Siamo considerati un’azienda sobria, focalizzata sull’eleganza, ma questa volta vi stupiremo, andando a sviluppare e presentare cose innovative, perfino bizzarre”, promette Cameli. Dall’export dipende il 60% del business, con Francia, Spagna ed Emirati Arabi in vetta alla classifica delle destinazioni e con l’obiettivo di un investimento logistico negli Stati Uniti per aumentare il servizio ai clienti diretti, poiché Talenti è entrata nel mercato Usa senza il tramite dei distributori. “Ci piace far le cose più lente, ma con un controllo del mercato per ottenere precisi feedback”, conclude Cameli.
RETE DI INFORMATORI
In un mercato nel quale pesa sempre più il contract, le aziende si strutturano a livello commerciale assumendo figure professionali più portate alla consulenza che non alla vendita, simili all’informatore scientifico. Il loro interlocutore è l’architetto. Lo ha fatto Talenti, lo ha fatto anche Fast. L’azienda bresciana ha visto aumentare il peso del progetto nel suo conto economico, peraltro senza spingere troppo perché si tratta di un contract indiretto, gestito dai suoi distributori e perlopiù legato all’hotellerie. Tra gli ultimi progetti compare il Relais San Vigilio realizzato negli antichi alloggiamenti militari di Bergamo Alta, dove Fast è entrata con i prodotti della collezione Zebra. “Nel rapporto con gli architetti – spiega l’amministratore delegato Marco Levrangi – occorre disporre di un servizio di alto livello e pertanto ci siamo strutturati reclutando dei key account interni. Inoltre, abbiamo ottenuto le necessarie certificazioni perché in questo il contract è selettivo”. I risultati dell’azienda, interamente dedicata all’outdoor, sono decisamente buoni. Nel 2018 Fast è cresciuta del 18% avvicinandosi ai 12 milioni di ricavi e mettendo nel mirino un altro +15-20% per l’anno in corso. A sostegno della crescita c’è la ricerca e sviluppo, particolarmente alta in fatto di tessuti. “Devono resistere all’acqua, asciugarsi in fretta ed essere performanti. L’evoluzione nell’outdoor passa anche attraverso un lavoro di perfezionamento dei rivestimenti”.