Italamp, che destina al mercato estero il 75% della propria produzione, prosegue nel suo percorso di internazionalizzazione puntando sui mercati principali globali e su “una strategia molto chiara e allineata con partner e collaboratori esteri o nazionali molto focalizzati, specializzati, selezionati perché interlocutori strategici” spiega Francesca Fascina, Head of Marketing and Communication & Export Manager.

In particolare, i mercati cui guarda la società e sui quali scommette sono Cina, Stati Uniti, Medio Oriente e Africa. “Si tratta di scenari che teniamo separati – aggiunge Andrea Carollo, Sales Director – perché a livello geopolitico sono completamente diversi. Gli Stati Uniti sono un mercato talmente grande che per molte aziende europee è difficile da impostare. Italamp ha deciso di non ‘catapultarvisi’ alla cieca per la strategia commerciale e di marketing che stiamo portando avanti”. Questo significa che, innanzitutto, “dobbiamo consolidare le basi, le varie dealership nelle città più importanti, con investimenti ben calibrati. È un mercato importante in cui occorre pianificazione e visione di lungo periodo”. Diversa la situazione del mercato cinese che “a livello economico e demografico ha subito una contrazione negli ultimi anni per molteplici cause. Grandi performance, invece, arrivano da un Paese limitrofo come l’India, in fase di netta crescita; non si tratta di un boom economico casuale, ma di un mindset da sempre orientato al business’. In ogni caso la Cina resta fondamentale nella costruzione di un risultato globale complessivo; dopo la pandemia il potenziale di questo paese è rimasto semplicemente congelato. Siamo in una fase in cui i clienti possono tornare a fare i numeri che tanto ci avevano esaltato nel ventennio precedente”.

Ultimo scenario, l’Africa, dove “è fondamentale una interlocuzione chiara con i principali attori. Non si parla di quantità significative a livello di retail in termini di numero clienti, ma di una ‘elite’ che se fidelizzata riesce a performare e raggruppare all’interno del suo portafoglio di ordini e clienti tutti coloro che decidono di investire in questo interessante territorio. Centellinare dunque le mosse, ma indirizzarci verso gli scenari giusti”. La struttura distributiva di Italamp è flessibile e adattabile ai vari contesti e situazioni sociali, geografiche e politiche, spiega Carollo: “a livello generale comunque cerchiamo sempre delle dealership solide e durature, capaci di presentare e promuovere il nostro prodotto a varie tipologie di clienti”.

Tutto questo in un momento di mercato molto particolare che vede per alcuni operatori una contrazione del fatturato nella prima parte dell’anno ma, avverte Carollo, “analizzare le criticità degli ultimi 3 – 4 anni, può diventare un macro problema o una dettagliata ricerca delle soluzioni specifiche per ogni tipo di situazione. Significa che tutte le criticità vanno contestualizzate. C’è stata una crisi sanitaria che non permetteva di viaggiare e successivamente una situazione legata al costo delle materie prime e ad un boom inflazionistico che ha toccato pesantemente tutto il comparto manifatturiero. Ora stiamo vivendo una situazione dettata dallo stress emotivo della popolazione mondiale che non è ancora tornata a vivere un periodo di serenità economica, anche se parziale”.

Nonostante ciò, lo scorso anno la società ha chiuso con un incremento del fatturato del 20% sull’anno precedente, raggiungendo i 6,5 milioni di euro. La “prospettiva per l’anno in corso è crescere con la medesima percentuale e raggiungere i 7,5 milioni di euro, grazie soprattutto ad investimenti mirati e alle nuove forze commerciali recentemente avviate: significa che la politica attuata da Italamp sta ripagando e le criticità sono state assimilate e interpretate nella maniera corretta. Certo, non sono momenti facili, ma è proprio in questi che le aziende trovano soluzioni per costruire un futuro di successo. Siamo sulla buona strada”. Dal Salone del Mobile Italamp porta a casa un “feedback indubbiamente positivo”, conferma Fascina. “Il nostro stand era aperto, invogliava le persone a entrare. I prodotti, anche per come erano posizionati, avevano un particolare appeal ed hanno esercitato potere attrattivo su chi non ci conosceva ancora”.

Sul giro d’affari complessivo, il contract pesa per il 35-40%: “stiamo dando la massima attenzione a quello che definiamo luxury contract: clienti e situazioni dove non è il solo prezzo che determina la buona riuscita o il successo di una operazione, ma la cura del dettaglio, la ricerca di soluzioni specifiche per il cliente con lo scopo di ottenere sempre eccellenti performance e referenze. Significa essere esclusivi in un contesto dove il cliente affida il progetto intero a una sola entità, dove il vero scopo della commessa è quello di raggiungere l’eccellenza tramite prodotti customizzati ad hoc e creazioni uniche, con una supervisione ed un servizio a 360° di tutto il nostro personale specializzato”.