Con quasi 500 milioni di euro di fatturato nel 2021 e un Ebitda del 17%, Iris Ceramica Group, tra i principali produttori di superfici ceramiche, segue come direttrice, sin dai tempi della fondazione da parte di Romano Minozzi nel 1961, l’innovazione. La ceramica ha esteso il suo utilizzo dal solo rivestimento all’applicazione a pavimento, grazie all’innovazione del processo produttivo che ha reso resistente, plasmabile ed eclettico un materiale fragile.
“La nostra azienda nasce nel 1961 dalla visione del fondatore, mio padre Romano Minozzi, che voleva innovare tramite un materiale dalle caratteristiche eccezionali, come la resistenza e la facilità di igienizzazione – esordisce dal palco di Palazzo Mezzanotte in occasione dell’8° Pambianco – Interni Design Summit la figlia del fondatore e CEO di Iris Ceramica Group Federica Minozzi –. All’epoca, la ceramica si utilizzava solo per i rivestimenti perché era fragile ma mio padre ha trovato il modo, innovando il processo produttivo, di far diventare resistente la ceramica e di applicarla a pavimento anche con garanzie ventennali sull’alto traffico”.
UNA NUOVA VISIONE DELLA CERAMICA
“Da lì è nata tutta la nostra storia e io la sto portando avanti creando una nuova visione, ovvero far diventare la ceramica la migliore materia prima con cui realizzare soluzioni che possono migliorare l’interazione tra uomo e ambiente – prosegue l’imprenditrice – sia ottimizzandone la funzionalità sia con idee che prendono spunto dall’attualità, come le superfici Active, anti-inquinanti, anti-batteriche, anti-virali e autopulenti e Hypertouch, lastre con funzione interattiva in ambito domotico”. L’azienda vuole innovare non solo nel processo produttivo ma anche nell’utilizzo dei prodotti finiti. “La ceramica è una materia eclettica e plasmabile che può diventare qualcos’altro per generare benessere sia dal punto di vista estetico rendendo più bello un ambiente, sia per migliorare la fruibilità dell’ambiente”.
APPROCCIO SOSTENIBILE
Al tema della relazione uomo-ambiente si ispira anche l’approccio sostenibile del gruppo. “Siamo un’industria molto energivora, abbiamo forni che consumano molto gas metano – spiega la CEO -. La sfida che ci poniamo, dopo aver azzerato le emissioni inquinanti, pur emettendo ancora CO2, è di riuscire ad alimentare questi forni con un blend composto dal 5 al 10% da idrogeno. Prevediamo di arrivare a fine 2023 con un blend al 25%, per poi passare al 50% l’anno successivo. Infine, studieremo dei bruciatori nuovi in collaborazione con i nostri fornitori per arrivare fino al 100 per cento”. La fabbrica sarà, dunque, alimentata interamente a idrogeno ‘green’, ovvero proveniente da fonti rinnovabili.
DIFFERENZIARE LA DISTRIBUZIONE
Due i canali distributivi di Iris Ceramica Group: il retail con la distribuzione classica dei materiali per i rivestimenti nel residenziale e il contract suddiviso in clienti chiave fidelizzati, ovvero che effettuano acquisti ricorrenti (grossi gruppi che spaziano dal fashion all’automotive, passando per il furniture) e grandi progetti, più occasionali, attraverso i principali studi di progettazione internazionali e gli investitori immobiliari. “La parte legata ai clienti chiave pesa circa il 40% del nostro fatturato – afferma Minozzi -, il retail vale circa il 30% e il restante 30% dipende dalla grande progettazione”. Secondo l’imprenditrice è proprio la differenziazione della distribuzione a permettere di affrontare i periodi di difficoltà “trovando le occasioni dove si presentano”, ad esempio nel periodo pandemico ha assunto maggiore rilevanza il residenziale a seguito della sospensione dei progetti.
“Stiamo vendendo le nostre grandissime lastre, con dimensioni fino a 1,60 metri per 3,2 metri, con spessori di 6, 12 o venti millimetri al mercato predecentemente di appannaggio delle aziende lapidee poiché la ceramica è estremamente più resistente, non si graffia né si macchia”.
INNOVARE IL PRODOTTO E OSSERVARE IL MERCATO
Tra le innovazioni di prodotto, una delle più recenti, presentate al Salone del Mobile, sono le lastre con le venature passanti a tutta massa che si inseriscono in un mercato fino ad oggi tipico dei materiali lapidei naturali. “Abbiamo reso la ceramica una seconda pelle”, chiosa il CEO. Allo studio, intanto, lastre retroilluminate e sistemi di posa attacca-stacca per favorire il riutilizzo dei materiali asportati. “Oggi grazie alla tecnologia possiamo lavorare la ceramica anche in modo stondato – aggiunge – ampliando le possibilità di lavorazione e permettendoci di presentarci sul mercato del furniture in modo molto forte”.
Idee che sono il frutto dell’attenta e costante osservazione del mercato che permette al gruppo di individuarne con tempestività le esigenze per soddisfarle e intuire le richieste future, anche stimolandole. “Il confronto con i clienti, architetti o consumatori, avviene anche attraverso i nostri punti vendita diretti, oggi ne abbiamo otto nel mondo e ad ottobre ne apriremo uno nuovo a Barcellona”. Gli store sono oggetto di un restyling con l’obiettivo di creare un’immagine di brand coerente e per far vivere al visitatore un’esperienza immersiva e multisensoriale. In futuro, il gruppo punta a farsi sempre più spazio nel mondo del lusso e a rendere la ceramica un prodotto più consumer friendly.