Prezzi record a sei cifre e un ritmo di crescita sostenuto nel tempo il design francese da collezione del XX secolo si è imposto sulla scena internazionale ancor prima di quello italiano. A partire dal lontano 2000 ha infatti beneficiato di una continua domanda da parte di appassionati collezionisti, soprattutto americani, focalizzata sugli oggetti più iconici che si è riflessa in un costante apprezzamento dei valori.
Quali i segreti di questa continua crescita? Un insieme di elementi hanno concorso ma in primis va considerato l’estro e l’intuizione di tre galleristi parigini, Philippe Jousse, François Laffanoure e Patrick Seguin. Per anni hanno comprato mobili disegnati da Pierre Jeanneret per Chandigarh o da Charlotte Perriand e Jean Prouvé per la Cité Universitaire, in un momento in cui nessuno era interessato a questo genere di oggetti. In patria non è mancato il sostegno da parte delle case d’aste: Piasa dal 2013 ma ancor prima, dal 2002, Artcurial hanno dato vita a dipartimenti dedicati con vendite tematiche e un regolare calendario. Non da ultimo i grandi nomi del design francese devono il loro successo anche al riconoscimento museale avvenuto in questi ultimi anni, con una serie di mostre dedicate nei principali musei internazionali.
Tra i maestri che con i loro lavori arricchiscono i cataloghi delle case d’aste e gli stand delle fiere internazionali più blasonate troviamo, per citare solo alcuni, Charlotte Perriand, Jean Prouvé, Jean Royère che negli anni Cinquanta e Sessanta venivano spesso incaricati di realizzare pezzi su richiesta e committenza che, in seguito, entravano nelle collezioni private.
Dall’analisi di alcuni passaggi in asta è evidente il continuo apprezzamento da parte del mercato dei loro pezzi più iconici che rimangono ben saldi nelle case dei collezionisti e fanno la loro comparsa in asta in occasione di passaggi generazionali.
Se negli anni ’90 erano in pochi a conoscere e apprezzare il lavoro di Jean Prouvé in seguito l’interesse è salito vertiginosamente ma fortunatamente, secondo gli esperti, il suo mercato è relativamente libero da acquisti speculativi. Le sue opere sono diventate sempre più rare e l’aumento dei prezzi è avvenuto progressivamente. Tra gli oggetti più iconici di Prouvé le sette coppie di sedie ‘Standard’ create nel 1954 quando, insieme a Charlotte Perriand, partecipò ai bandi di gara per arredare le residenze universitarie Monbois a Nancy e Jean-Zay ad Antony (Hauts-de-Seine). Prodotte in gran numero, le sedie ‘Standard’ continuano a salire di valore. Una delle coppie, in lamiera laccata beige, ha superato i 55.000 euro, un’altra laccata in rosso i 50.000 euro e una terza coppia in lacca blu è stata venduta a poco meno di 60.000 euro. Anche se i prezzi di alcuni oggetti hanno raggiunto livelli elevati ve ne sono ancora molti autentici e le riedizioni non hanno ancora preso il sopravvento su quelle d’epoca, come a volte accade per il design del dopoguerra.
Il record in asta è per ‘Table Trapèze’ del 1956 che ha raggiunto 1,24 milioni di euro in un’asta di Artcurial del 2015 a Parigi, quasi raddoppiando la stima elevata pari a 700.000 euro. Considerato un’icona di Prouvé è famoso per le sue gambe scultoree e le sue dimensioni: è lungo quasi tre metri, il che è particolarmente insolito per questo modello.
Il precedente record di Prouvé era per una poltrona ‘Grand Repos’, venduta nel 2011 per 470.000 euro. Tra le aggiudicazioni più recenti lo scorso maggio da Piasa una ‘Bibliothèque type ‘Antony’
(lamiera d’acciaio piegata laccata in rovere, Prodotto da Ateliers Jean Prouvé) realizzata nel 1955 proveniente dalla Cité Universitaire Jean-Zay, Antony, è stata venduta per 110.500 euro un valore decisamente superiore alla stima compresa tra 40-60.000 euro.
Riconoscimento artistico graduale per Charlotte Perriand in quanto dovette ritagliarsi un posto in un mondo di uomini. I lavori più ricercati sono quelli realizzati per ambienti privati: tavoli, scrivanie e librerie. Perriand creò due poltrone (la ‘B301’ per la conversazione, la ‘LC2 Grand Confort’ per il relax) e la piccola ‘poltrona’ girevole, ‘Siège Pivotant’. Nel 2008 un esemplare realizzato nel 1928 partito da una stima compresa tra 8.000-10.000 euro è stato venduto a 132.750 euro. Da Artcurial nel 2017 una scrivania ‘en forme’ creata nel 1939 e realizzata nel 1943 è stata venduta per 703 mila euro rispetto a una stima di 300-400.000 euro, mentre un raro set comprendente una libreria chiamata “Maison de la Tunisie” e la sua console del 1952 ha raggiunto 511.500 euro superando la stima compresa tra 200-300.000 euro.
Celebrato per i suoi colori audaci, le forme geometriche e i materiali di lusso, Jean Royère è tra i visionari francesi i cui arredi decorativi ma funzionali rappresentavano un’alternativa ai più rigorosi design architettonici di Jean Prouvé e degli altri suoi colleghi. Nel 1947, Royère disegnò un divano che incarnava il suo stile: una bestia elegantemente arrotondata in morbido velluto bianco che divenne noto come ‘Ours polaire’ (Orso polare). Il divano e le poltrone che lo accompagnavano sono diventati oggetti da collezione: nel novembre 2007, da Sotheby’s, un divano ‘polare’ fu venduto a 237.850 euro, nel 2017, uno dal color crema da Christie’s è stato aggiudicato per 439.500 euro. Ma il prezzo record appartiene ad un’asta dello scorso maggio di Christie’s quando un modello rivestito di blu scuro è stato venduto a 1,23 milioni di dollari partendo da una stima di 400-600.000 dollari.
Regolarmente, gli arredi di Royère, che sono stati raccolti in un catalogo ragionato uscito nel 1999, segnano prezzi elevati. Verso la fine degli anni ’90, i suoi lavori hanno sperimentato una rinascita, ma pochi collezionisti hanno avuto la lungimiranza di acquistarli e conservare quelli più leggendari. Sempre nel maggio scorso sono stati offerti altri pezzi rimasti nella stessa collezione per oltre 30 anni confermando una continua crescita dei valori decisamente superiori alle stime come successo per ‘YO-YO’ un tavolo datato 1950 circa che ha scatenato una competizione molto agguerrita e ha raggiunto un prezzo pari a 17 volte la stima massima chiudendo a 600.000 dollari.