Le collezioni presentate al Deco Off di Parigi sono il manifesto di nuove tendenze ma anche di precise esigenze di mercato. Parola a Rubelli, Dedar e Kvadrat, tre marchi sempre più attivi nella sperimentazione Per il decimo anno, Paris Déco Off è andato in scena lungo la Rive Gauche e la Rive Droite della Senna, richiamando una moltitudine di interior designer internazionali ed editori della decorazione e del tessile. Un settore, quello dei tessili, che si sta evolvendo velocemente, cercando di intercettare esigenze diverse in giro per il mondo.
TRA TRADIZIONE E TECNICITÀ
“L’attività del trisnonno era una bottega di tessitura a Venezia, e poi siamo diventati editori tessili. I nostri clienti trent’anni fa erano i tappezzieri e i negozi di tessuti; oggi invece parliamo con i progettisti”, racconta Nicolò Favaretto Rubelli, amministratore delegato del gruppo Rubelli, che raggruppa cinque marchi: Rubelli, Rubelli Venezia, Kieffer, Donghia e Armani Casa. Con sedi a Milano, Venezia, Londra e Parigi, oltre alle sei sedi in altrettante città americane con il marchio Donghia, e con 194 dipendenti, nel 2018 ha confermato 42,2 milioni di fatturato consolidato. “Il nuovo modo di lavorare – continua Favaretto – prevede ordinativi ingenti, che richiedono molta attenzione, presenza e interazione con il cliente. Se una volta la nostra forza commerciale vendeva sostanzialmente campionari, ora è diventata un vero e proprio consulente e può suggerire tessuti e complementi di arredo, anche questi di nostra produzione”. I clienti non chiedono solo nuovi prodotti, con performance sempre più elevate, ma soluzioni d’arredo per la casa. “Un mobile rivestito cambia la percezione del tessuto. Un suggerimento sugli accostamenti rende più sicuro il nostro interlocutore”, sottolinea. “Questo esercizio di continua contestualizzazione e verifica è molto utile anche per noi; vedere il prodotto posato è spesso una piacevole sorpresa e un banco di prova per il suo continuo miglioramento”. Nel passato le aziende producevano comunque dei bei prodotti, ma era l’acquirente a doverli interpretare e sapere come usarli per una resa ottimale. Ed è questa una delle ragioni ad aver portato Rubelli a dedicarsi ad una collezione più tecnica. Il prodotto deve essere impeccabile e garantire un utilizzo privo di complicazioni; la maison veneziana offre una gamma molto ampia di soluzioni per diverse esigenze ma, nell’immaginario collettivo, il marchio è ancora identificato come un prodotto decorativo ed esclusivo, un’idea superata dell’ampia offerta e della forza produttiva dell’azienda che comunque non transige, da sempre, sulla qualità. Il mercato di Rubelli è composto di buyer che intercettano le molte opportunità proposte dai nuovi interlocutori, progettisti e general contractor. L’Italia vale ancora un quarto del fatturato, anche se non si riesce a stimare quanto del prodotto rimanga nel Paese, proprio per la ragione che molti compratori italiani sono impegnati in progetti esteri. “La nostra immagine, di azienda che realizza prodotti decorativi e di alta gamma, ci ha consentito di consolidare l’attività negli Emirati Arabi, dove siamo presenti da ventitre anni. Intanto la Cina sta diventando una destinazione sempre più interessante, mentre gli Stati Uniti sono ancora un mercato difficile, da interpretare e in grande evoluzione; è un Paese che ama il comfort e la bellezza, ma appare ancora titubante sull’acquisto di prodotti di alta gamma e prezzo elevato”, precisa l’amministratore di Rubelli. La qualità del prodotto e la rispondenza ai più elevati standard internazionali non sono in discussione. Tutti i buyer chiedono resistenze molto elevate all’usura e l’assenza del pilling. La maggior parte della collezione tecnica è ignifuga e certificata in molti paesi al mondo, anche per il settore navale. “I nostri prodotti hanno classi elevate di resistenza allo scolorimento causato dalla luce, aspetto che li rende applicabili in diversi contesti outdoor”, conferma Favaretto, “I filati tecnici hanno una mano facile, sono semplici da lavare e da smacchiare e garantiscono una lunga durata”. Tra le novità di quest’anno, per la gamma delle proposte tecniche del marchio Rubelli, spicca un raso di seta e cotone (Vivian) che integra la palette colori del best seller dello scorso anno, il satin iridescente Victoria.
PREGIATO LINO FRANCESE
Anche Dedar ha puntato sui tessuti tecnici. L’azienda comasca ha chiuso il 2018 con una buona crescita di fatturato, che ha raggiunto i 52 milioni di euro. Sono 160 i dipendenti al mondo, di cui 130 in Italia, distribuiti in sei sedi. I suoi prodotti, afferma la direttrice branding & comunicazione Nicoletta Balzaretti, sono distribuiti in 82 Paesi del mondo. “A Deco Off – spiega Balzaretti – abbiamo presentato i nuovi tessuti per outdoor: una collezione ricca di colori vividi e solari e di tessuti materici. Definiti outdoor per prestazioni, resistenti all’usura e agli agenti atmosferici e lavabili, si adattano perfettamente anche agli ambienti interni, garantendo libertà e facilità di manutenzione”. Tra le novità più importanti compare Blazer, il nuovo raso di lino, naturale e luminoso, grazie all’uso di filati di lungo tiglio. E poi le nuove texture per sedute: una collezione di resistenti tessuti materici realizzati con filati naturali come lana, alpaca, lino, cotone, la cui lavorazione valorizza variazione e irregolarità. Un’attenzione particolare il marchio lo rivolge alla nuova collezione ignifuga, destinata principalmente al canale hospitality e contract, con l’obiettivo di offrire tessuti di performance senza abdicare alla bellezza. La recente apertura dello showroom di New York è stato un importante passo per il consolidamento della presenza di Dedar in nord America, in seguito alla creazione della filiale tre anni fa. Il marchio sviluppa regolarmente delle collaborazioni con artisti e designer, ma un ruolo di eccellenza lo riveste la collaborazione con Hermès per la produzione e distribuzione delle collezioni di tessuti d’arredamento e di carte da parati. Una partnership nata nel 2011 grazie a una comune visione di ricerca dell’eccellenza del savoir-faire e consolidatasi nel tempo. Il 70% della produzione Dedar avviene in Italia, e in particolare nel distretto tessile comasco. Per la realizzazione dei tessuti, l’azienda si avvale di tessiture selezionate e specializzate nelle diverse materie e tecniche di lavorazione. Una piccola parte della produzione ha luogo in India, dove è presente un know-how particolare nella lavorazione a mano di alcuni tessuti. “Le materie prime sono al centro della nostra ricerca”, conferma Nicoletta Balzaretti. “Per la nuova collezione abbiamo selezionato con estrema cura il lino più pregiato, coltivato in Francia e in Belgio, dove le condizioni climatiche e l’abilità dei linicoltori, frutto di un’esperienza secolare, favoriscono la crescita di una pianta di lino di lungo tiglio di eccellente qualità. All’attenta selezione del filato, abbiamo coniugato la tessitura in Italia, dove a una lunga tradizione tessile al servizio dell’abbigliamento e della moda, si affiancano soluzioni avanzate per il finissaggio”.
LA SCELTA RECYCLED
Nel maggio dello scorso anno Kvadrat, gruppo danese sempre più dinamico e importante nella realizzazione di tessuti da arredamento con un business complessivo di 186 milioni di euro e 700 dipendenti nel mondo, ha acquisito uno storico marchio tedesco della tessitura, Sahco. Nell’ultimo decennio Kvadrat ha ampliato la sua presenza nel mercato tessile residenziale con i marchi Kvadrat/Raf Simons e Kinnasand. L’obiettivo ora è quello di conferire energia e leadership creativa al nuovo arrivato. Al lavoro ci sono Vincent Van Duysen, direttore artistico, del quale è stata apprezzata la prima collezione a Parigi, e Anna Ebbesen, design director. Sempre a Parigi è stato lanciato il nuovo concept store del marchio, anch’esso su progetto di Vincent van Duysen Studio. L’offerta completa del gruppo può essere apprezzata nei 35 showroom distribuiti nel mondo ai quali, quest’anno, si aggiungeranno le novità di Londra, Milano e Parigi. “Nell’agenda del marchio i temi del riuso e del riciclo, e del rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, sono sempre stati centrali”, ci conferma Njusja de Gier, vice presidente branding & communication di Kvadrat. “La società del gruppo Really Upcycles lavora proprio al recupero dei tessuti e al loro impiego nei settori dell’architettura e del design, a supporto di una economia realmente circolare”. Durante la scorsa edizione della fiera per l’ufficio, Orgatec a Colonia, Kvadrat ha lanciato anche Re-Wool: un tessuto da tappezzeria realizzato con il 45% del filato riciclato derivante dai rifiuti di lana. La terza milestone è Patio, nuovo e primo tessuto per esterni, per il quale il gruppo ha condotto una ricerca durata tre anni al fine di creare il rivestimento più ecocompatibile, privo di fluorocarburi e idrorepellente.