Da IOC International Office Concept a IOC project partners, con una nuova
IOC-International Office Concept cambia nome e diventa IOC Project Partners. Il rebranding dell’azienda nata 26 anni fa come diversificazione di business da Lema, per entrare con una divisione specializzata nel comparto dei mobili da ufficio, è tutt’altro che banale perché rappresenta il passaggio per definire i nuovi orizzonti della società fondata da Marcello Pepori e Angelo Meroni e oggi immersa in un processo di ricambio generazionale già avviato sulla base di competenze specifiche, come racconta in quest’intervista Caterina Pepori, esponente di seconda generazione assieme al fratello Luca e alla sorella Martina.
Perché avete sentito l’esigenza di un rebranding?
Storicamente IOC è nata da Lema, specializzata nei mobili per la casa e per il contract, con l’obiettivo di entrare nel mondo dell’ ufficio e, dopo tante soddisfazioni raccolte in quest’ambito, la mia famiglia ha sentito l’esigenza di ampliare l’attività trasformando l’azienda in un partner a 360 gradi degli studi di architettura e di progettazione. Non siamo più solo fornitori di prodotto, ma da tempo ormai siamo partner di progetto. Dal momento che forse questo fatto non era così noto all’interno del mercato, con la collaborazione e la consulenza di Carlo Manfredi, abbiamo dato il via al processo di trasformazione che ha previsto un cambio di immagine, di logo e infine di brand. Credo che il nome IOC Project Partners, risultato di uno studio realizzato con la collaborazione di Annamaria Testa, dichiari chiaramente le nostre intenzioni.
Questa scelta presuppone anche un cambiamento di attività? Non più solo ufficio?
Il cambiamento è stato già avviato a livello di prodotto. A Orgatec, dove siamo tornati dopo diversi anni di assenza, abbiamo esposto le icone e i “classici” di IOC, con nuove finiture, a fianco di novità che escono dal ristretto mondo office. Ed ecco ad esempio la linea di divani Ghisolfa, disegnata da Raffaella Mangiarotti, per soddisfare l’esigenza presente negli uffici contemporanei di ottenere la giusta privacy in aree come gli open space o le zone lounge. Abbiamo presentato inoltre l’originale pouf Gioia ed il tavolo Sempione sperimentando nuovi materiali e finiture. In generale, partendo dall’ufficio, ci stiamo sempre più proponendo come partner di progetti più complessi.
Brera, Gioia, Magenta, Corvetto, Ghisolfa… Come nasce l’idea di battezzare i prodotti con il nome dei quartieri di Milano?
Tutto è iniziato con Brera25, disegnato dallo studio di architettura americano Gensler, nome tratto da Brera come quartiere-icona del design milanese e dal numero 25 in quanto il prodotto era stato presentato in occasione del nostro venticinquesimo anniversario dalla fondazione. L’idea è piaciuta e abbiamo pensato di dare continuità chiamando anche i nuovi prodotti con nomi di quartieri milanesi.
E quando avrete finito i nomi dei quartieri milanesi?
Passeremo alla Brianza…
L’office resterà il vostro canale di riferimento?
Assolutamente sì. Siamo attualmente presenti in Italia e, attraverso due filiali estere, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Attualmente il mercato americano genera circa il 50% del fatturato e la restante metà dipende dall’Europa. Tra i nostri obiettivi, oltre a rafforzare i mercati dove già operiamo, c’è l’ingresso in maniera più decisa nell’ambito asiatico.
Qual è la forza di IOC Project Partners?
Il mercato ci conosce soprattutto per la capacità di realizzare pareti divisorie con un approccio custom made. Abbiamo attrezzato nella storia alcuni tra i building più noti al mondo, tra cui il palazzo del New York Times progettato da Renzo Piano a New York. L’evoluzione in atto nel mondo office ci spinge naturalmente ad allargare la nostra gamma di prodotto e pensiamo che essere specialisti della customizzazione sia un punto di forza notevole e determinante per ottenere successo in questo momento di trasformazione.
Quindi, avendo la customizzazione nel vostro dna, di quali vantaggi disponete?
Poiché in tutto il mondo i clienti richiedono sempre più soluzioni custom-made, partiamo da una posizione di forza con l’ obiettivo di diventare i loro partner di progetto. A questo si aggiunge la capacità di realizzare nuovi prodotti dal mood fresco e leggero, ad alto contenuto di design e di qualità. Proprio la qualità intrinseca, secondo noi, è il risultato di un know how appreso in 26 anni nella realizzazione di pareti divisorie, dove conta soprattutto la capacità di esaudire i desideri dei progettisti e trovare soluzioni tecniche adeguate.
Il ritorno a Orgatec com’è stato?
Lo definirei un rientro con la carica a mille. È stata l’occasione per presentare il nuovo corso aziendale e il segno della volontà di tenere aperta la porta sull’Europa, consolidando i rapporti esistenti e intercettandone di nuovi. Una tappa dovuta.
L’assetto dell’impresa resta invariato?
Certamente, IOC Project Partners resta un’azienda familiare, con il desiderio di rafforzare la propria struttura con l’inserimento di risorse specializzate.