Un lavoro di ricucitura del tessuto urbano, sviluppato intorno al concetto della permeabilità, che ha visto la reinterpretazione volumetrica di un intero isolato urbano a Milano (tra via Gattamelata e via Teodorico), situato in una posizione cruciale lungo le vie d’accesso da e verso il centro, vicino ai quartieri Citylife e Portello. Si chiama Pharo ed è un edificio per uffici progettato da Park Associati che è stato realizzato su un lotto di grande potenziale strategico per lo sviluppo della zona in cui si trova, oltre che di estremo interesse per l’evoluzione dell’intera morfologia urbana di Milano.
Il complesso – nato dalla creatività dello studio milanese che dal 2000 si occupa di progettazione architettonica, urbanistica, landscape, interior e product design – è un crescente armonico di volumi dal linguaggio unitario e organico, caratterizzato in facciata dal ritmo degli elementi aggettanti e dalle superfici con differenti matericità. Nell’angolo con via Teodorico l’edificio poi rientra rispetto al marciapiede dando vita a un’area aperta e accessibile dal pubblico: è una piazza generata dal gioco planimetrico del progetto che poi, attraverso una hall passante, funge da collegamento con il retrostante piazzale Türr e con la stessa via Teodorico.
Tutti questi elementi contribuiscono quindi a connotare il carattere di alta permeabilità del nuovo progetto urbano firmato da Park Associati, il quale poi è caratterizzato da uno sviluppo dinamico anche in altezza: un elemento a torre che raggiunge il massimo di 67 metri si contrappone a una parte più bassa che, posta sul lato diametralmente opposto, è alta 8 metri ed è stata progettata come auditorium. Entrambi i volumi sono caratterizzati da un’illuminazione notturna: in particolare la torre si presenta come una sorta di lanterna, un faro luminescente che vuol definire un nuovo landmark della città.
Sul fronte del consumo energetico, infine, Pharo è certificato Leed Platinum: il tema sostenibilità è stato sviluppato poi attraverso lo studio delle facciate, che vede l’alternanza tra superfici trasparenti in vetro e altre piene, in lamiera di alluminio anodizzato o lamiera forata. In linea con questo approccio ambientale è stato anche preso in considerazione l’impiego minimo dei materiali in facciata: gli elementi schermanti in lamiera aumentano infatti di spessore salendo ai piani alti, dove è più necessaria la funzione di protezione dal sole. Queste stesse variazioni dimensionali concorrono inoltre anche alla definizione di una percezione fluida e dinamica dell’intero edificio.