Capitale dell’architettura per il 2023, Copenhagen è stata riconosciuta per la sua innovativa pianificazione urbana: architettura sostenibile, efficienza energetica e fermento culturale. L’obiettivo posto è quello di arrivare, entro il 2025, a zero emissioni.
Regolarmente Copenhagen, da anni ormai, compare ai primi posti negli indici di felicità e di qualità urbana. Spesso quando si considerano modelli di questo tipo, non vengono però prese in analisi le periferie, le aree ancora legate all’uso dell’automobile, le aree industriali e produttive. O ancora, l’aver puntato l’attenzione su una determinata città, come Copenhagen, potrebbe aver scaturito una serie di reazioni a catena sfociate in una corsa agli investimenti da parte di builders e imprese, che hanno conseguentemente fatto schizzare i prezzi delle case alle stelle. Da un lato la sostenibilità del “modello Copenhagen”, lo stile di vita, la scena gastronomica in crescita, la città del design e del progetto, dall’altro invece l’insostenibilità di rincari e mancanza di alloggi per una fetta di cittadini. Discussioni aperte anche a livello politico, come dimostrano le dichiarazioni della Prima Ministra Mette Frederiksen.
Uno sguardo dall’Italia su una metropoli in fermento
Frequenta la Danimarca da anni, la connessione col Paese è legata anche al fatto di aver portato, ed esser stato il primo a farlo, Friz Hansen in Italia. Giulio Cappellini rappresenta un punto d’osservazione privilegiato sulla città, che pone lo sguardo su un Paese e una città cresciuti nel tempo. “In occasione di 3daysofdesign ho ritrovato una capitale in grande fermento – commenta – Pur mantenedo sempre il suo dna legato alla connotazione nordica, Copenhagen si sta internazionalizzando notevolmente, divenendo un polo di estremo interesse internazionale. Nello specifico, ho riscontrato una situazione molto positiva per il settore design. Vorrei azzardare dicendo che dopo la settimana del design di Milano, Copenhagen potrebbe essere la seconda capitale europea con una rassegna davvero interessante, nonostante non ci sia una fiera alle spalle della manifestazione, che nasce e vive di soli eventi in città”. Si registra da tempo un interesse sempre maggiore, al di là delle produzioni locali e delle aziende nate sul territorio, da parte di brand e realtà internazionali. “Le aziende italiane – continua – hanno cominciato ad investire in modo consistente sulla città, e questo deve far riflettere. La nuova showroom di B&B, Flos e Poulsen è una dichiarazione d’intenti marcata dell’industria italiana: si dimostra che anche un piccolo Paese come la Danimarca può rappresentare un grande interesse commerciale e strategico, divenendo così l’agorà e il punto di riferimento per tutto il mercato del nord Europa, togliendo per certi versi alcuni primati che fino ad ora erano nelle mani di Stoccolma”. Il fermento riscontrato da Cappellini si percepisce anche dalle trasformazioni in atto e le riqualificazioni più distanti dal centro cittadino: “tra i più grandi e importanti attori nel mondo dell’architettura c’è lo studio BIG – puntualizza – Questa non è una novità, ma di certo raggiungere dal centro il loro headquarter, nell’area di Valby, mi ha fatto notare quanto in realtà Copenhagen sia estesa. In venti minuti si arriva in un’area estremamente interessante, puntellata dalla presenza di grandi industrie internazionali e nuovi building. E’ una città in espansione, a tutti gli effetti, nonostante il numero degli abitanti non sia così alto”.
Spazio alla riqualificazione edilizia
Il più grande e ambizioso progetto di sviluppo urbano della Scandinavia fino ad oggi coinvolge l’area portuale di Nordhavn. Gli edifici industriali e i terreni sono stati trasformati in un nuovo distretto urbano sostenibile, con infrastrutture pedonali e una ciclabile. Concepita per soddisfare il crescente bisogno di alloggi di Copenhagen, quest’area industriale ha visto l’apertura del suo cantiere nel 2009 con l’intento di diventare una sorta di “hub green del futuro”. Edifici residenziali come The Silo, Kanonhuset, Havnehuset e Frihavnstårnet si mescolano a riqualificazioni di magazzini in cui aziende del panorama del design internazionale hanno deciso di aprire nuovi showroom: è il caso di Vitra e Muuto, per citarne alcune. Inoltre, il modello virtuoso di cui si parla da tempo, ovvero la città del quindici minuti, qui viene accorciato a “città dei cinque minuti”, con servizi, alloggi, uffici, assistenza diurna ai cittadini, trasporti e attività ricreative concentrate in poco spazio, accessibili a tutti. “Da presenza rilevante per scambi commerciali – commenta ancora Cappellini – il porto è ora nuovo epicentro del business per le aziende del settore design. La rivalutazione e rivitalizzazione di aree distanti dal centro è un dato importante, capace di dimostrare l’enorme potenzialità delle periferie, e la riqualificazione dell’esistente pone ancora una volta l’attenzione verso l’heritage e la memoria urbana”.
Con l’attuale boom del mercato immobiliare danese, anche le aziende che si occupano di arredo e home appliances ne beneficiano, come dimostra e racconta Christoffer Poulsen, Vice President dell’area Product Management all’interno di Bang&Olufsen, brand nato in Danimarca e ben radicato nel territorio oltre che nota a livello internazionale: “al rapido sviluppo immobiliare, specialmente della fascia alta e medio alta, segue la richiesta di soluzioni audio e video di alta qualità. Ciò sta ovviamente beneficiando la nostra azienda, poiché siamo in grado di fornire prodotti adatti a questo genere di target, dal singolo altoparlante a un progetto audio domestico integrato. La tendenza ad investire nella casa e nell’immobiliare in generale, cercando soluzioni durevoli nel tempo, ci rende orgogliosi della continua crescita del brand a Copenhagen così come nel resto del territorio locale”.
In una città in espansione, anche l’ospitalità occupa un posto centrale nel processo di rinnovamento. “C’è una grande richiesta di ottimizzazione ed espansione degli hotel già presenti – afferma Pernille Arlien-Søborg Henriksen, fondatrice di Co.Designstudio, architetti danesi al momento molto coinvolti nella riqualificazione e progettazione di hotel in città – Il fatto che grandi investitori del mondo dell’hotellerie, come NH Group e Midstar, stiano puntando al centro cittadino regala una spinta notevole ai processi di cambiamento. L’aspetto positivo è che nessuno di questi edifici sta perdendo la sua identità originaria per trasformarsi in hotel anonimi. Per quella che è la mia esperienza, un progetto di alta qualità che rappresenta davvero il territorio vince a mani basse contro gli standard generalizzati di un building internazionalizzante. La responsabilità degli investitori, della città e dei professionisti come me è quella di garantire che Copenhagen non diventi una nuova Venezia o Barcellona”.
L’altro lato della medaglia: l’insostenibilità della crescita
E’ un vero e proprio boom quello registrato in termini di richiesta di alloggi in città: secondo i dati Eurostat, nel secondo quadrimestre del 2021 è cresciuta di 139.17 punti rispetto al primo quadrimestre in cui era a 136.45. Questo fenomeno ha portato ad un aumento incontrollato dei prezzi delle case, e un conseguente problema di mancanza di appartamenti più economici per giovani e famiglie meno abbienti. Questione portata in Parlamento dalla Prima Ministra Mette Frederiksen: il governo prevede di aumentare la quantità di alloggi sovvenzionati per far fronte al problema, triplicandone così la presenza nella città di Copenhagen, così come Aarhus, Aalborg e Odense. L’altra faccia della medaglia di un mercato in espansione, una capitale ambita da investitori e developers, è rappresentata da chi invece punta alla “casa per tutti”, come Justine Bell, partner dello studio Djernes&Bell. “Sembrerò fuori dal coro, ma sono una ferma sostenitrice della necessità, urgente, di attuare un sistematico cambiamento nella struttura economica del Paese – afferma – Non sono interessata alla crescita, e non penso che la direzione attualmente presa dallo sviluppo urbano possa consentire la transazione ambientale necessaria per prevenire condizioni di vita altrimenti insostenibili per le future generazioni”. La pratica dello studio Djernes&Bell segue un approccio contestuale basato sulla visione umanistica del progetto e dello spazio, con l’obiettivo di creare architetture strettamente connesse al costruito esistente. “Quel che serve a Copenhagen è un sistema di finanziamento alternativo rispetto alle solite speculazioni a breve termine – continua – che spesso dettano legge sull’assetto urbanistico e sulla qualità dell’architettura. A me interessa riflettere sulla proprietà collettiva (in Danimarca chiamata Andel, ovvero l’acquisto di un immobile in comune con altri proprietari, n.d.A.) che è parte della cultura di questo Paese, vero volano per un cambiamento necessario. Realdania, associazione privata danese che sostiene progetti di architettura e pianificazione, così come altre istituzioni filantropiche, stanno cercando di guidare il cambiamento attraverso la ricerca e l’analisi di casi studio virtuosi, per poter individuare forme di investimento puntuali ed effettive”.