Sono passati ormai otto mesi da quando, nel febbraio di quest’anno, si prese la prima decisione di rimandare da aprile a giugno il Salone del mobile. A quei tempi era una misura precauzionale e non si poteva accettare, ancora, l’idea di cancellare un evento ritenuto più che indispensabile dal settore. Tanto che, quando a fine marzo arrivò l’inevitabile cancellazione e il rinvio al 2021, l’annuncio fu dato da parte degli organizzatori e dalle stesse istituzioni della città con le “lagrime agli occhi”.
Il Salone del Mobile, in effetti, rappresenta per il design qualcosa di diverso da ciò che le fiere o le sfilate rappresentano per gli altri settori. È un momento unico nell’anno, e unico, per nostra fortuna e bravura, a livello internazionale. Nessun altro comparto del made in Italy può vantare un evento tanto aggregante e, al contempo, tanto propulsivo del business. È evidente, dunque, che l’assenza del Salone del Mobile 2020 si farà sentire sui bilanci di questo esercizio. Tuttavia, ed è questa la novità su cui ho riflettuto, il settore non è scomparso assieme al suo alfiere più noto e simbolico. Al contrario, come già emerso in occasione del Summit Pambianco di giugno (che fu, esso stesso, un segnale che le cose, per quanto in modo differente, si potevano fare), la situazione del design italiano procede “meglio del previsto”.
La pandemia ha imposto alle aziende italiane dell’arredo, in tre mesi, un vero e proprio ribaltamento dell’approccio verso il mercato. Le aziende, abituate a “ricevere” i più importanti operatori del settore a livello internazionale e, sulla base di tali incontri, a intessere le tele dello sviluppo del loro business, si sono trovate a dover passare a un approccio diverso, in cui sono state loro, le aziende, a “uscire” per andare verso i clienti, utilizzando forse per la prima volta appieno tutti quegli strumenti tecnologici che in realtà avevano già a disposizione da anni e che, per inerzia, non avevano mai sfruttato.
A dimostrazione di una vitalità mai sopita, in tempi recenti è ripreso il flusso del consolidamento industriale, con importanti acquisizioni. Si sono registrate significative aperture di punti vendita o showroom a Milano. E si è impostata la ricerca per forme di evento ibride, tra il reale e il digitale, che solo qualche mese fa parevano precluse al settore.
Insomma, il 2020, che si preannunciava un anno nero, non chiuderà certo in positivo, ma ha portato una ventata di novità di cui le aziende e il settore beneficeranno, a lento rilascio, negli anni a seguire.
In altre parole, il Salone del Mobile, pur rimanendo un asset di inestimabile valore per il settore, non ‘è’ il settore. E il design made in Italy proseguirà il suo percorso di crescita. A prescindere.